L’otto novembre 1934, a Roma, in casa Pirandello il telefono squilla verso mezzogiorno e all’altro capo del filo c’è in linea da Stoccolma una sconosciuta giornalista svedese che annuncia allo scrittore agrigentino il conferimento del premio Nobel per la letteratura e tenta di ottenere la prima intervista. Così arriva a Luigi Pirandello la notizia di avere ottenuto il Nobel.
Solo giorno seguente la notizia ha una conferma ufficiale: un telegramma del Segretario generale della Reale Accademia svedese: “L’Accademia svedese ha stamani assegnato a Lei, signor Dottore, il premio letterario Nobel…”.
Fu il trionfo, l’apoteosi di Pirandello.
Riconoscimenti e festeggiamenti in ogni parte d’Europa e del mondo e le sue opere vennero rappresentate in tutti i maggiori teatri.
Ma come reagì in quei giorni quella Girgenti col «carcere sempre pieno e rigurgitante di detenuti che dovevano aspettare talvolta anche due tre anni per essere giudicati?» Cosa si disse in quelle campagne dove i reati di sangue per risse improvvise o per vendette meditate, grassazioni, sequestri di persona, ricatti e soprattutto l’abigeato erano continui ed innumerevol ? dove il marchio degli arabi era rimasto indelebile negli animi e nei costumi della gente?
Cosa pensò quella gente tozza e rude, cotta dal sole, gesticolante in mille guise vivacemente espressive dinanzi alla notizia, data via radio alle 12,45 del nove novembre e stampata in prima pagina su «il Giornale di Sicilia» dello stesso giorno, uscito in seconda edizione ?
Le prime reazioni vennero soprattutto dal “Palazzo” , più che dall gente comune di Girgenti, “La concessione del premio Nobel a Luigi Pirandello ha suscitato il più vivo giubileo e la più fervida gioia nella cittadinanza agrigentina — leggiamo su «Il Giornale di Sicilia» di qualche giorno dopo — Ai numerosi messaggi di augurio e di plauso inviati all’Eminente Accademico da amici, conoscenti ed ammiratori si sono uniti i seguenti telegrammi inviati dal Prefetto della Provincia, Passerini e dal Segretario Federale Gaetani”.
“Eccellenza Luigi Pirandello, accademico d’Italia-Roma. Ambito premio meritatamente conferito Eccellenza vostra riempie di gioia animo agrigentini. Alle felicitazioni di questa popolazione unisco mie vive personali felicitazioni”.
“Nuovo altissimo riconoscimento genio Italico — scriveva Gaetani — rende orgoglioso. Camicie nere agrigentine che inviano loro illustre concittadino sensi vivo compiacimento”.
Per trovare altre notizie sui festeggiamenti a Pirandello ad Agrigento dobbiamo attendere il nove dicembre, giorno della consegna del Nobel a Stoccolma.
“Agrigento che ricorda e segue con ammirata devozione e con affetto immutato la ascesa di Luigi Pirandello — leggiamo ancora su «Il Giornale di Sicilia» — esulta oggi ancora di più dell’annunziata conferma promessa fatta al grande Accademico tempo addietro, al solenne ricevimento offertogli a Palazzo dei Giganti, dall’egregio podestà Lo Presti, trova oggi eseguimento nell’apposita delibera con cui la casa natia del grannde agrigentino italiano viene acquistata a spese del Comune in omaggio affettuoso a S.E. Pirandello, casa che con molta probabilità sarà dichiarata monumento nazionale. Il provvedimento merita ogni plauso e dimostra tangibilmente ancora una volta l’amore e l’ammirazione di Agrigento pel suo degno figlio, che con la sua arte e colle sue opere onora ed esalta il genio e la capacità della razza italiana nel mondo”.
In realtà non se ne fece nulla. La casa natale di Pirandello divenne monumento nazionale solo l’otto dicembre 1949 con decreto del Presidente della Repubblica e venne acquistata dalla Regione Siciliana il 18 maggio 1952.
Possiamo ripetere per Agrigento ciò che il critico letterario Virdia afferma dell’intera Italia fascista, circa la reazione della penisola alla notizia del conferimento del Nobel all’Accademico «meno simpatico»: “Quasi indifferente fu il nostro paese e il regime che ne detiene il potere”.
Al regime dominante Pirandello non poteva piacere per la sua natura e per la visione della vita — scrisse Corrado Alvaro — bastava guardarlo. Non aveva niente della mitologia allora in uso. Un giorno, dopo che egli ebbe ottenuto il Premio Nobel, io cercai di suscitargli intorno una manifestazione di simpatia degli scrittori, ci fu un ricevimento a casa sua, c’erano tutti ma piuttosto come festeggiare un fortunato”.
Ma Pirandello non piaceva in particolare ai gerarchi fascisti della sua Agrigento, i quali non nutrivano forti simpatie per il celebre concittadino. Molti ricordavano in particolare il suo giovanile radicalismo e socialismo e il fatto che nel 1893 il giovane Luigi aveva appoggiato il candidato dei Fasci di Girgenti, movimento agrario d’ispirazione socialista.
Così, sia a Roma che ad Agrigento il suo ritorno da Stoccolma passò del tutto inosservato.
Di ritorno a Roma dal Nobel, alla stazione non c’era nessuno ad attenderlo, solo Massimo Bontempelli e Paola Masino andarono a prenderlo. Il Duce lo ricevette solo il 5 gennaio, ma all’incontro Pirandello uscì urtato, come confidò ad alcuni amici, per la volgarità di Mussolini.
Ad Agrigento invece Pirandello non tornò, nonostante i reiterati e insistenti inviti di alcuni amici.
Ma ad Agrigento lo scrittore riserverà il suo estremo ritorno.
Dieci anni dopo la sua morte, le sue ceneri (poiché per testamento aveva disposto la cremazione del suo corpo e le ceneri fossero disperse al vento) furono trasportate nella nostra città.
“E il suo destino di personaggio si chiuse: per le strade della sua città e le ceneri di Pirandello riposano chiuse dentro una cassa che dà l’impressione che la cremazione non sia avvenuta, che il corpo sia dentro la bara. Pare che così abbiano voluto le autorità ecclesiastiche e senza saperlo venivano a dare l’ultimo «Pirandelliano» tocco all’involontario soggiorno sulla terra di «Luigi Pirandello». (Sciascia).
Oggi ad Agrigento dei fasti di Stoccolma e delle giornate del Nobel restano in particolare i cimeli conservati in una sala della casa natale del Caos.
Ci restano in particolare le insegne del Premio Nobel, il pregiato medaglione della reale accademia svedese, due pergamene, alcune foto e ritagli di giornali.
di Elio Di Bella
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