Nel piano Biberria, ad Agrigento, si concentravano varie attività, specialmente di mediazione.
A piano San Domenico c’era la Vucciria con diverse rivendite di carne. Una particolare attività commerciale molto diffusa era quella dell’acquaiolo esercitata da ambulanti, che a piedi o con carrettini andavano in giro per la città, vendendo acqua da bere, solitamente attinta nella rinomata fontana di Bonamorone. I recipienti usati per il suo trasporto erano: bummuli, quartare e lanceddre.
Al piano Ravanusella si svolgeva ogni giorno il mercato cittadini
Tra le attività artigianali più redditizie ricorderemo quella dei falegnami, degli intagliatori del legno e quella dei pastai. Caratteristiche quelle dei sajari, dei vardiddrara, degli stazzunara, degli stagnatura, dei dolceri. Tra le attività industriali vanno ricordate quelle del carbone artificiale, del ghiaccio e dello zolfo.
Nel 1858 si cominciarono ad abbattere le fabbriche dei figuli in piazza Vittorio Emanuele ed al loro posto fu iniziata la costruzione del Palazzo della Provincia. Intorno al 1860, ma soprattutto dopo l’Unità, la città ebbe come un sussulto, volle rifarsi il volto per apparire più bella e più moderna. Si trasferirono, così, in periferia fondaci, stazzoni e frantoi.
Sul finire dell’ottocento e agli inizi del Novecento le attività commerciali e industriali ebbero un nuovo impulso.
La via Atenea illuminata a gas si arricchì di negozi eleganti e ben forniti. Altri stazzoni scomparvero dal centro cittadino e si trasferirono nella zona dell’attuale Quadrivio Spinasanta, che cominciava a diventare un importante quartiere periferico. La Vucciria di piazza San Domenico (attuale piazza Pirandello) venne trasferita più in basso nel largo San Sebastiano (oggi piazza Sinatra). Al piano Lena sorse un vivace mercato ittico con dei grandi piani di marmo poggianti su robusti supporti di ghisa, sui quali veniva esposto il pesce.
Sempre fiorente continuava ad essere la produzione delle paste alimentari, la prima vera industria cittadina fù il Pastificio Piedigrotta.
Da quel 19 luglio 1966 la città di Agrigento cambiò volto, così nacquero i quartieri satelliti, e tutto ciò provocò una fuga continua, senza ritorno, dal centro storico.
Un ampio centro culturale e alberghiero nacque in particolare al Villagio Mosè