Nel dedalo delle viuzze del colle, nelle piazze e nelle periferie sorgono piccole e grandi chiese e conventi dedicate alla Madonna
Oltre alla Cattedrale, consacrata all’Assunta, è gloria di Agrigento la vetusta e vasta chiesa di S. Francesco d’Assisi, centro da diversi secoli del culto dell’Immacolata.
La Chiesa nel suo nucleo primitivo rimonta alla I metà del sec. XIII ed è stata officiata sino al 1860 dai Francescani Conventuali, che possedevano anche un vasto convento, dove, dopo l’incameramento dei beni ecclesiastici si sono sviluppate le scuole dell’istituto Magistrale e del Liceo Classico.
Santuario dellìImmacolata
Il tempio fu dalla benignità di Pio XII nel 1941 dichiarato Basilica Minore e fu proclamato da S. Ecc. Peruzzo Santuario dell’immacolata.
Il popolo agrigentino accorre numeroso alle funzioni in onore di Maria e specialmente al solenne Ottavario in preparazione alla festa dell’immacolata, che per consuetudine secolare si celebra nelle primissime ore del mattino; per antica tradizione il venerato Simulacro 1’8 dicembre viene trasportato nel pomeriggio alla Cattedrale, dove rimane per almeno otto giorni, centro di continui pellegrinaggi da ogni parte della città; ritorna nella sua Chiesa la prima domenica dopo l’ottava con solennissima processione, cui partecipano il Vescovo, il Capitolo, il Seminario, la municipalità con a capo il Sindaco e tutta una folla di popolo.
La Basilica è stata distrutta nel soffitto ed in molte sue opere dai bombardamenti alleati del luglio 1943; per l’indefessa opera di Mons. M. Sclafani, due volte Padre dell’insigne tempio, la ricostruzione fu condotta sollecitamente e la Basilica nello stesso 1943 tornò ad essere uno dei centri più attivi di vita mariana in città e diocesi.
Vi fioriscono il Terz’Ordine Francescano maschile e femminile ed una rigogliosa Confraternita dell’Immacolata con camice bianco e mozzetta azzurra.
Chiesetta dell’Addolorata
Altra meta di devozione mariana è la Chiesetta dell’Addolorata, alla estremità occidentale della città, dove si conserva l’immagine venerata, a cui si dirigono i buoni agrigentini ogni sabato e specialmente durante la Quaresima e da dove la mattina del venerdì santo parte una commovente processione per portare in Cattedrale il venerato Simulacro per la funzione pomeridiana delle sette parole e la solennissima mesta processione della sera.
La chiesetta, ch’è per disposizione di S. E. Mons, Peruzzo Santuario Mariano, è sede di una fiorente Confraternita maschile e femminile, che raccoglieva nel passato i migliori elementi della cittadinanza e che anche oggi è una delle più efficienti della città.
Il venerato Simulacro, opera del tardo settecento, è stato incoronato dal Card. E. Ruffini nel 1952.
chiesette
Sul ciglione ovest sorge un’altra piccola chiesetta, recentemente dichiarata Parrocchia, Madonna degli Angeli; sullo schienale del colle, su cui si distende la vecchia Agrigento s’innalza la Chiesa di Maria SS. del Soccorso, detta comunemente Badiola, perché sino al 1920 sede di un Monastero francescano femminile, la cui aerea è stata occupata dal Comune e oggi adibita a costruzione di case popolari; sul fronte della Chiesa in una piccola nicchia si vide una piccola e graziosa statua in pietra della Madonna col Bambino.
Sempre nella stessa direzione sorgeva, vicino alla Cattedrale la Chiesa di Maria SS. dell’Itria, che da Mons. Lucchesi-Palli (1755-1768) fu affidata ai PP. Redentoristi e che, essendo in rovina, fu sostituita nel l53 dalla nuova bella Chiesa di S. Alfonso; della vecchia Itria si vedono ancora le rovine eloquenti.
Nel dedalo delle viuzze del colle sorgono piccole chiesette dedicate alla Madonna della Neve, alla Madonna delle Raccomandate, nel passato sede di un Monastero per le ripentite; nel centro, alla base del colle, accanto all’attuale Municipio, si ammira la bella Chiesa di S. Domenico, alta e slanciata, dove si venera la Madonna del Rosario; nella parte più meridionale infine sorge la Chiesa di Maria SS. Assunta nel quartiere di Ravanusella
Possiamo quindi concludere che tutta Agrigento è costellata da Chiese Mariane
fonte, manoscritto del canonico don Angelo Noto