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Chiesa Valdese di Agrigento

8 Agosto 2020 //  by Elio Di Bella

Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta (Matteo 5,14)

La città di Agrigento sorge sulla collina dell’antica Girgenti che si affaccia a sud sul Canale di Sicilia. Ubicato nel Comune, il sito archeologico della Valle dei Templi, risalente al periodo ellenico, è dal 1997 inserito tra i luoghi Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. La piccola comunità valdese nata in questa città un centinaio di anni fa, ci presenta qui brevemente la sua storia e il suo presente dandoci al contempo una testimonianza di fede e perseveranza. Attualmente diaspora della comunità valdese di Riesi (con la quale condivide i canali di comunicazione su Facebook e YouTube), è seguita dal pastore Andrea Aprile, (l.t.) 

La storia della comunità di Agrigento, oggi diaspora di Riesi, è una storia di resilienza che dura da più di un secolo. Sin dalla sua nascita infatti la sua testimonianza è stata osteggiata, soprattutto da parte cattolica, eppure non ha mai cessato di esistere, seppure oggi sia rimasto un piccolo gruppo di una decina di fratelli e sorelle.

una comunità di resistenza

Secondo gli autori del libro 100 anni di storia valdese (AA.VV., Claudiana, Torre Pellice, 1952), l’opera di evangelizzazione a Girgenti (a quel tempo questo era il nome della città) cominciò già alla fine dell’Ottocento, ma soltanto nella seconda metà del secolo scorso si potrà parlare di una vera e propria comunità. In questi anni le sorelle e i fratelli di Agrigento dovettero affrontare due tipi di ostacoli: la ricerca di una sede e l’opposizione del “popolo” cattolico, quest’ultima ben raccontata nell’opera sopracitata attraverso un episodio emblematico: «l’opposizione non tardò a manifestarsi nel 1904: un quadro della Madonna fu appeso fuori al nostro locale di culto ed ogni sera il popolino accorse per scacciare con le litanie la scomunica che per la presenza degli evangelici era piombata sulla più bella città dei mortali» (pp. 222-223).

Prima di stabilirsi nel locale che ospitò la comunità per tutta la seconda metà del Novecento, furono almeno tre le sedi che la comunità fu costretta ad abbandonare, principalmente per motivi economici. Fino a quando nel ’59 circa fu inaugurato il tempio che è tutt’ora nei cuori e nei ricordi della comunità agrigentina.

Il gruppo che era andato cristallizzandosi ad Agrigento fino a quel tempo era saltuariamente curato dai pastori delle comunità più o meno vicine (Palermo, Vittoria e Riesi), ma la collaborazione più intensa si ebbe con la chiesa di Grotte, che grazie alle scuole valdesi era una realtà ben più grande e strutturata di quella agrigentina, salvo poi estinguersi all’inizio del nuovo millennio. Le chiese di  Grotte e Agrigento vissero a lungo in simbiosi, non solo condividendo la cura pastorale ma anche e soprattutto perché spesso i culti venivano fatti insieme.

un gruppo della comunità del 1946. Al centro il professor Calogero Augusto Sciascia

Negli anni prima della guerra e fino ai 1959 la cura della comunità fu a carico del professor Calogero Augusto Sciascia, ex prete cattolico, che ebbe il merito di tenere compatto il gruppo fino all’arrivo di un pastore. Il pastore Odoardo Lupi dirà di lui in un culto radio nel 1989: «[…] Ho conosciuto un uomo che è stato per me quello che l’apostolo Paolo deve essere stato per Timoteo. […]

Era stato prete, ma aveva lasciato la chiesa cattolica, agli inizi di questo secolo, perché appartenente al movimento modernista. Durante la prima guerra mondiale, a suo modo, fu obbiettore di coscienza perché aborriva la violenza, pur essendo ufficiale non volle mai sparare né portare la pistola nella fondina […] era un uomo estremamente colto, amico di Pirandello, aveva come lui la sensibilità di descrivere la realtà, spesso mettendone in luce gli aspetti assurdi.

Si convertì alla fede evangelica, si sposò, insegnò greco e latino. […] Quando finì la guerra tornò all’insegnamento e proprio fra i suoi allievi raccolse tanti convertiti, e li portò nella chiesa di cui si prese a lungo cura […]». Fu poi negli anni ’60, sotto la cura proprio del giovane pastore Lupi, che la chiesa visse il suo maggiore splendore e fu in quegli anni che ad Agrigento crebbe anche l’Unione giovanile valdese, nata qualche anno prima grazie anche alla direzione dell’insegnante di lettere Nice Castiglione. Tutt’oggi la comunità raccoglie i frutti di quella semina.

il presente tra continuità e discontinuità

Negli ultimi decenni la cura della comunità di Agrigento è affidata alla chiesa di Riesi di cui da qualche anno è diventata diaspora. Oggi come allora la comunità di Agrigento vive il problema del luogo di culto, infatti il tempio è diventato totalmente inagibile a causa di una massiccia infiltrazione d’acqua e dal 2009 le attività della chiesa si tengono nel tempio avventista di via Callicratide. Si può dire nel complesso che la ricerca di una casa fisica è stato il filo rosso che unisce il passato al presente, e che la vera casa di questa comunità è stata ed è anche oggi la predicazione di Cristo Gesù.

Dall’altro lato l’elemento di maggiore discontinuità è rappresentato dalla relazione con la realtà cattolico-romana. Infatti in questi ultimi anni molte sono state le occasioni di incontro ecumeniche. Sono molto intense le relazioni con il parroco responsabile per l’ecumenismo nella diocesi agrigentina, e in diverse occasioni le due comunità hanno celebrato insieme culti e vissuto momenti di convivialità, anche al di fuori della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a fine gennaio.

Sicuramente da un lato questo lo si deve a una maggiore apertura da parte cattolica nei confronti del protestantesimo, dall’altra parte la piccola comunità valdese ha accettato la sfida di intensificare le relazioni ecumeniche ed è riuscita a coinvolgere altre realtà evangeliche altrimenti sospettose nei confronti della realtà cattolico-romana.

È vero che la comunità oggi è molto piccola, eppure dimostra la sua resilienza in tutte le occasioni, infatti da diversi anni quasi tutti e

tutte i suoi membri sono assidui frequentatori e frequentatrici, sempre interessati e interessate a conoscere e investigare le Scritture e senza mai abbandonarsi allo sconforto o al senso di irrilevanza, ma al contrario testimoniando la propria fede e continuando a nutrirla, (a.a.)

fonte: Riforma • numero 26 • 3 luglio 2020

Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento, chiesa valdese, girgenti, valdesi

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