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Cenni topografici ed economici della provincia di Girgenti. Prima metà dell’Ottocento

13 Febbraio 2018 //  by Elio Di Bella

La provincia di Girgenti ha la lunghezza di 70 miglia legali, e la larghezza media di 15 miglia, tranne il sagliente che verso il mezzo 5’ interna nella provincia di Palermo, ove la larghezza giugne a 25 miglia in circa. Il suo lungo lato rivolto a libeccio è bagnato dal mare Africano. Confina a settentrione con la provincia di Palermo, a greco ed a levante con quella di Caltanissetta ed a maestro con l’altra di Trapani.

Il tronco inferiore dell’ Imera meridionale e poscia un suo influente la dividono per lungo tratto dalla provincia di Caltanissetta, ed il fiume Bilici le serve di confine rispetto a quella di Trapani. Il fiume Platani che con molti rami prende origine nelle falde meridionali di un lungo tratto della catena, quando è giunto alla distanza di 14 miglia dal lido è obbligato da una diramazione di monti a torcere il cammino e scorrere per 12  miglia nella direzione da levante a ponente, serpeggiando alle falde di quei monti.

Nell’incontrare poscia l’altra diramazione che si volge da greco a libeccio verso la costa, piega verso libeccio, e dopo un corso tortuoso per angusta valle mette foce nel mare Africano, quasi nel mezzo della costa della provincia. Benché il bacino di questo fiume sia più esteso di quello dell’ Imera meridionale, pure nel verno e nella state porta minor volume di acqua. Oltre l’anzidetta diramazione di monti che da quello di Cammarata si prolunga fino al mare, dalla catena se ne spiccano altre tre principali, alle falde delle quali scorrono i fiumi Macasoli , Caltàbellottà. e Bilici.

Il suolo della provincia vuolsi considerare come un alto piano compreso tra la catena e la costa, il quale è signoreggiato dalle creste delle anzidette diramazioni ed è intersegato da’ mentovati fiumi, dai loro influenti e da molti torrenti di breve corso che si gittano direttamente nel mare. La geologica formazione delle montagne è poco diversa da quella delle montagne della provincia di Caltanissetta.

Esse sono composte per la maggior parte di argilla, la quale si osserva a grande profondità fin dove si è giunto col cavamento delle miniere di zolfo che ivi sono molto numerose. Delle altre montagne alcune poche sono di roccia calcarea, e parecchie sono di gesso, o di solfato di calce. Come nella provincia di Caltanissetta argillosa marnosa e leggiera è quasi da per tutto la terra dello strato superiore.

Imbevendosi di acqua, la quale vi feltra a traverso con facilità, deve prendere una scarpa di dolce inclinazione, e da ciò deriva che le pendici e le falde sono dolcemente inclinate all’orizzonte. Trovandosi al di sotto l’argilla pura che non dà passaggio alle acque, in tempo di lunghe piogge ammollandosi le terre superiori , esse scoscendono come lave da cima a fondo e sconvolgendosi prendono un’ inclinazione più dolce corrispondente alla loro poca tenacità.

Vi avvengono perciò con frequenza grandi frane, e bisogna studiare  molto il terreno per tracciarvi le strade. Nella stagione piovosa ammollandosi grandemente il suolo, non vi si può camminare nè a piedi nè a cavallo, e per assicurare il passaggio lungo le strade naturali vedi formato con una gittata di sassi un angusto sentiero, sul quale è forza andare con sommo stento. Ivi sono anche più frequenti le tremole, nelle quali come in una fluida melma allogano miseramente i contadini coi vetturali che non conoscono que’ siti pericolosi.

La provincia di Girgenti si divide in tre distretti.

Quello di Girgenti il quale ha un territorio più esteso ed una maggiore popolazione, ha per confine a levante il corso inferiore dell’Imera che lo divide dal distretto di Terranova, alcuni influenti dell’ Imera e del Platani lo separano da quello di Caltanissetta , il corso inferiore del Platani lo divide dall’altro di Bivona, ed il suo lungo lato rivolto a libeccio di 40 miglia in circa è bagnato dal mare Africano.

Sta nel  mezzo degli altri due il distretto di Bivona , il quale è diviso dal primo pel corso inferiore del Platani, confina a levante col distretto di Caltanissetta, a settentrione con quello di Termini, a maestro con quello  di Corleone, a ponente coll’ altro di Sciacca ed a li-beccio ha per confine la costa del mare Africano di 6 miglia di lunghezza, la quale è compresa tra le foci dei fiumi Platani e Caltabellotta. Il distretto di Sciacca,che l’anzidetto fiume Caltabellotta separa da quello di Bivona, ha per limiti a greco il distretto di Corleo ne, a maestro quello di Alcamo, a ponente l’altro di Mazzara ed a libeccio la costa del mare Africano di 18 miglia di lunghezza.

A tale divisione territoriale ed al difetto di strade rotabili in un suolo montuoso difficilissimo a discorrersi nel verno pel fango e pel passaggio di tanti torrenti di un fondo melmoso, vuolsi attribuire la difficoltà di viaggiare durante la stagione delle piogge, e solamente per importanti negozi, o per qualche imperioso bisogno gli abitanti dei distretti di Sciacca e di Bivona muovono pel capoluogo della provincia. Per la qual cosa sebbene fossero cessate le cause politiche le quali impedivano le relazioni tra le popolazioni delle diverse contrade, pur tuttavia sussistono gl’ impedimenti naturali, che rendono difficile il traffico, e comprimono ogni maniera d’industria e miglioramento. Questi gravissimi inconvenienti mostrano sempre più 1’imperiosa necessità di costruir presto le strade disegnate dalla sapienza di S. M.

Benchè il distretto di Girgenti sia abbastanza popolato, e contenga 25 comuni, pure tra alcuni di questi vi ha un vasto spazio affatto deserto, ove non discopri tugurio o capanna, nè alberi. Sono più estese queste solitudini nel distretto di Bivona, nel quale si noverano dodici comuni e seno estesissime in quello di Sciacca ,_il quale consta di sei comuni. Ciò deriva dall’essere il suolo distribuito in vasti feudi che a vicenda si coltivano a grano, e  si lasciano il riposo per pascolo , e che si danno in fitto per breve tempo.

Gli affittatori non pensano a fare miglioramenti nelle altrui tenute che dopo pochi anni debbono abbandonare, nè alcun coltivatore va a stabilirsi ove non abbia la proprietà del suolo. Intanto si è aggiunta un’ altra recente causa che impedisce i progressi dell’ industria campestre nel distretto di Girgenti e nelle contrade limitrofe pertinenti alle province di Palermo e di Caltanissetta. Molte montagne contengono inesauribili miniere di zolfo, il qual minerale si rinviene soltanto in Sicilia separato da altri di diversa natura. Allorché il prezzo dello zolfo era alto , i proprietari di quelle miniere arricchivano col coltivarle, ed ognuno si affrettò di scoprirle nelle proprie tenute e di estrarne il minerale.

Ma bruciandosi questo per depurarlo nell’ aperta campagna, intense nubi di acido solforico si spande vano tutto all’intorno, e vi facevano seccare ogni sorta di piante. Anche pel bisogno del combustibile si di struggevano i mandorli, gli ulivi ed altri alberi da frutto che più tardi sarebbero periti per l’azione del 1’ acido solforico. Nel territorio di Comitini , per esempio, il quale era ben coltivato , furono distrutti gli alberi, dalle imprese a coltivare le numerose miniere che vi si sono aperte.

E da sperare che i proprietari fatti accorti per la sperienza del proprio danno, si limitino di comun consentimento ad estrarne la quantità corrispondente alle ricerche. Come suol farsi pel grano, la quantità dello zolfo da estrarsi si dovrebbe limitare in proporzione del consumo presunto, e quindi ad ogni proprietario di miniera se ne dovrebbe assegnare la quota corrispondente. Se le miniere dell’oro fossero. così numerose e così abbondanti come quelle del ferro, quel prezioso metallo avrebbe un valore minore di quello del ferro, perché serve a minori usi.

Non è qui il luogo di prendere in disamina le quistioni di dritto pubblico per giudicare del merito delle discussioni diplomatiche intorno alle misure prese per limitare la produzione delle miniere di zolfo alla quantità proporzionata alle richieste.

Una tale limitazione deve essere necessaria conseguenza del vile prezzo del quale s’ intendeva profittare. Questa produzione deve seguire la sorte stessadi quelle delle manifatture e delle coltivazioni, quando divengono molto più copiose della quantità che si ricerca. In sulle prime in proporzione che diminuisce il prezzo se ne aumenta la produzione; dappoichè ognuno raddoppia gli sforzi e l’industria per conseguirne coi medesimi mezzi una maggior quantità che non ostante la diminuzione del prezzo possa dare un tenue guadagno. Per tale progressiva soprabbondanza i possessori della derrata presi da timore proccurano disfarsene con qualsivoglia perdita

E quindi i produttori andando in rovina cangiano speculazione. Allorché poi saranno consumate le produzioni superflue, il bisogno fa rincararne il prezzo e quindi si ripigliano le manifatture, e le coltivazioni stesse con timidezza per non esporsi alla medesima jattura. Cosi appunto deve avvenire rispetto alle miniere di zolfo. Il prezzo essendosi invilito fino ad un ducato per cantaio nel sito d’imbarco, non se ne ricava la spesa della mano d’opera e del trasporto.

Parecchi proprietari continuano a coltivare le miniere con maggior industria per supplire alle spese, lusingandosi che si aumenti il prezzo. Ma tutti gli altri che mancano di capitali da tenere impediti in tale speculazione, hanno sospeso i lavori. Questo esempio sarà tosto imitato da altri molti, e nell’avvenire si penserà bene prima di riprendere una tale speculazione che richiederà maggiori spese. Primieramente per la ripartigione de’ demanî  comunali i coloni saranno intenti a coltivar bene i propri fondi.

Inoltre la costruttura delle strade e delle altre opere pubbliche darà lavoro ad un gran numero di lavoratori. I progressivi miglioramenti dell’agricoltura richiederanno l’opera di un maggior numero di coltivatori. Per tutte queste vie trovando il modo d’impiegare la loro opera con grossa mercede, essi non andrebbero a lavorare nelle miniere di ‘zolfo nelle quali si soffre danno nella salute, senza un forte compenso. In fine migliorata l’agricoltura, i possessori dei terreni adiacenti alle miniere non consentiranno che l’acido solforico distruggesse le loro piantagioni e ricorreranno al magistrato, affinché i proprietari delle miniere cessassero dal coltivarle, o pagassero il compenso pel danno che producono. Per tali cause pochi saranno in grado di coltivare le miniere di zolfo, la produzione ne sarà proporzionata alle ricerche, il prezzo si sosterrà alto, e cosi la Sicilia ritrarrà proporzionata ricchezza dal naturale privilegio di contenere nelle sue montagne le migliori e più abbondanti miniere di zolfo.

Tutti gli antichi scrittori concordano nell’assegnare all’antica famosa città di Agrigento la popolazione di 800 a 900 mila abitanti. Essa sorgeva alle sponde del fiume Agragas era detto di Girgenti, ed avea un ampio porto, del quale s’ impadronì la flotta cartaginese nell’imprenderne l’assedio. Di ciclopica struttura erano le muraglie che tuttavia sussistono in piedi, e di 8 a 10 miglia era il contorno della città. Gli Agrigentini amavano le cose grandiose. Gli avanzi del tempio di Giove e le smisurate colonne di capitelli lavorati con tanta maestria e precisione mostrano a qual grado di perfezione fossero ivi pervenute le arti. Nè per certo un popolo così numeroso poteva sussistere senza un esteso commercio e senza coltivare le arti e le manifatture, le produzioni delle quali avesse potuto cambiare con quelle del suolo.

La nuova Girgenti è ben lontana dalla grandezza è dallo splendore dell’antica. Essa è situata sull’ alto de’ monti, ed è elevata 1200 palmi sul livello del mare. A’ suoi fianchi sorgono monti più alti, e nel suo vasto territorio montuoso coltivandosi quasi esclusivamente il grano non si può ritrarre molto profitto dall’agricoltura. È distante miglia 5  dal mare per una strada rotabile, ed il picciolo porto, ch’è il solo che esista in tutta la costa del mezzogiorno, le assicura il commercio del grano e dello zolfo che si depositano ne’ suoi magazzini. Con questo commercio vive agiata una popolazione stabilita presso il mare, la quale già oltrepassa due mila abitanti. Grandemente si aumenterà il traffico, allorché saranno compiute le strade che conducono a Girgenti , e saranno migliorate l’agricoltura e l’industria della provincia.

Non si può molto sperare sul miglioramento del porto di Girgenti. Il molo che prima sporgeva nel mare,  ove era una profondità di acqua corrispondente a’ più grossi bastimenti mercantili, facendo l’officio di pennello ha alterato il reggimento del fondo del mare. Arrestando il cammino delle sabbie lungo il lido e producendo la calma secondo alcuni venti nel seno esterno ad esso adiacente, ne ha favoreggiato il deposito nell’aia del porto, innanzi il suo ingresso e nel seno anzidetto.

Ivi si è prodotta una considerabile protrazione della spiaggia ed il suo limite or si trova stabilito molto innanzi. Vale a dire, sull’antico fondo del mare si è soprapposto un prisma di sabbia, che procedendo dalla nuova linea di limite ha preso l’inclinazione dell’antico fondo, il cui reggimento era stabilito dalla traversia e dalle altre cause che non si sono cangiate. Il danno maggiore consiste nella diminuzione della profondità d’ acqua innanzi l’ingresso. Nello stato attuale vi ha appena la profondità di 15 palmi in un canale, pel quale col soccorso di un pilota del luogo debbono passare i bastimenti, che debbono ricoverarsi nel porto. Nè questo passaggio si può tentare in tempo di burrasche, poichè a canto al canale vi sono bassi fondi.

Per tali circostanze il porto dà ricevere a legni sottili ed a quelli di maggior portata quando sono scarichi. Nè si può sperare molto profitto per un continuo cavamento del fondo con un cava-fango a vapore. Imperocchè come dianzi abbiamo notato, il molo ha formato un nuovo limite alla spiaggia, secondo il quale il fondo del mare ha preso il suo reggimento corrispondente alle traversie. Per la qual cosa comunque profondo si scavasse il canale 1’ ingresso, pure ad ogni traversia le onde agitato lo colmerebbero con le sabbie che seco trasportano.

In Carlo Afan de Rivera, in “Considerazioni su mezzi da restituire il valore proprio a’doni che ha la natura largamente conceduto al regno delle due Sicilie, Napoli 1842”

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, girgenti, topografia

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