Girgenti, nostra località di sosta, non era lontana, e desideravamo arrivarvi attraverso il villaggio chiamato “Il Molo” (ndr.l’odierna Porto Empedocle): per far ciò, bisognò dunque ridiscendere a poco a poco verso la riva del mare.
Dopo qualche ora, gli alberi dei bastimenti ci annunciarono che stavamo per giungere a questo molo, peraltro molto piccolo e sormontato da una lanterna: è completamente costruito con le pietre tolte (si dice) senza alcuna soggezione al tempio di Giove Olimpico nell’antica Agrigento.
Alcune case «li barcaioli ed enormi magazzini sono le sole componenti, in sostanza, di questo piccolo borgo. Il grano viene introdotto in questi magazzini scavati direttamente nella roccia attraverso un’apertura esistente nella parte superiore; una volta stipato e fortemente pressato, la caverna viene ermeticamente chiusa ed il grano vi si conserva cosi per parecchi anni, senza alcun pericolo: ne è stato ritrovato nel 1776 dopo ventidue anni, senza alcuna alterazione. Il governo siciliano consente l’esportazione della sola quantità non necessaria all’approvvigionamento dell’isola, e poichè essa è sempre consistente, se ne fa un largo commercio con Malta, e così pure di olio e di frutta secca.
Il villaggio del Molo dista ancora tre miglia dalla vera e propria città di Girgenti: durante il breve e gradevole tragitto, quello che il nostro Andrea chiamava il suo “codino”, cioè la sua grossa treccia, ballonzolava già sulla sua schiena, in segni» di felice arrivo: infatti questo codino era diventato il barometro del suo umore: se la temperatura era troppo calda, la giornata troppo lunga o la notte troppo corta, veniva subdolamente nascosto sotto il berretto di cotone: quel giorno, né risate né canzonette! Oggi, la sua uscita annunciava che il suo signore e padrone cominciava a riprendersi dalle conseguenze della sua devozione a San Calogero e che ad Agrigento si riprometteva riposo e maccheroni.
La strada ombrosa che seguivamo ci condusse, dopo un’ora e attraverso un pendìo piuttosto scosceso, al ponte sull’Acragas, fiume che scorre in un profondo alveo e va a sboccare nel Mar d’Africa, abbastanza lontano da quel punto, dopo aver attraversato l’insediamento dell’antica città; in estate è quasi asciutto. Alcuni passi più oltre, raggiungevamo finalmente l’antica porta costruita da Dedalo per difendere il re Còcalo e la sua fortezza: porta stretta, tagliata nella roccia e di difficilissimo accesso, che era quella di Agrigento, la moderna Girgenti.
(da ”Viaggio in Sicilia” 1833)