Calogero Cicero e Di Francisca Fedele
Anche se la guerra era finita, le notti continuavano a non essere tranquille nell’entroterra della provincia di Agrigento. Da diversi mesi ormai bande di ladri e assassini imperversavano per le campagne e talvolta si avvicinavano anche fin dentro i paesi a mettere a segno i loro colpi e non di rado lasciavano morti e feriti e il panico tra la gente. Andavano insieme, anche a gruppi numerosi, e mettevano in mostra le lupara e ogni sorta di fucile e pistola che spesso avevano anche tolto ai tanti soldati italiani in fuga dopo l’otto settembre del 1943.
La notte del 14 settembre 1945 una dozzina di malviventi provenienti da Palma di Montechiaro e dediti notoriamente a rapine, sequestri di persone, assalto a treni ed autocarri, avevano deciso di prendere di mira la fattoria “Specchio” dei fratelli Buggera a Favara. I malviventi avevano saputo che in cassa quel giorno c’era l’incasso della vendita dell’uva, ma se fosse stato possibile volevano anche sequestrare gli stessi fratelli Buggera, anche se l’impresa non era delle più semplici. Si acquartierarono pertanto in contrada Guardiola Nova, che era soprastante la fattoria. Non sapevano, però, evidentemente, che quella contrada da qualche tempo era attentamente controllata da un nucleo di Carabinieri . La banda aveva lasciato sulla sommità della collina il loro miglior tiratore a controllare la zona sottostante. L’appuntato Calogero Cicero e il carabiniere Fedele Di Francisca sorpresero pertanto durante l’ispezione un individuo armato ed appostato dietro ad una grossa pietra e capirono immediatamente di trovarsi dinanzi ad un malfattore. Ne seguì uno scontro a fuoco che fu sentito dal resto della banda, che accorse, e alcuni subito cominciarono a sparare con le loro armi automatiche all’indirizzo dei militari. Cicero venne colpito al fianco sinistro e alla coscia e Di Francisca che intanto si era spostato verso un vicino fabbricato venne comunque colpito a bruciapelo da diversi colpi di arma da fuoco. Pur ferito e sanguinante affrontò a viso aperto i malviventi che ormai gli erano addosso. Ma venne straziato da due colpi di baionetta o di pugnale. I due carabinieri dovettero quindi soccombere al soverchiante numero dei malfattori che li circondavano. Inutilmente la polizia giudiziaria cercò di trovare gli assassini per poterli giudicare e condannare. Tutti i fermati vennero rilasciati perché non si trovarono prove a loro carico. Ai funerali dei due carabinieri parteciparono 10 mila persone, profondamente commosse per il sacrificio di quei due giovani servitori dello Stato. Calogero Cicero era nato a Cerda il 26 marzo del 1905 e si era trasferito a Favara con la moglie Maria Attilia cardaci solo da quattro. Fedele Di Francisca era nato a Villarosa l’11 febraio del 1911 e si trovava a Favara dalla fine del 1943.
elio di bella