Prima parte del testo del prof. Gaetano Riggio Vita e Cultura agrigentina nel Novecento
Scopo del presente volume è di abbozzare un quadro della vita agrigentina nel ´900, pur tuttavia, senza venir meno all´intento, ho creduto opportuno, come preambolo, di prender le mosse dal punto in cui hanno termine le Memorie storiche agrigentine, al fine di elaborare un discorso, che organicamente, si colleghi con quanto è stato scritto da Giuseppe Picone i cui resti mortali, sia detto per inciso, recentemente sono andati a finire nella fossa comune del cimitero di Bonamorone per un´inadempienza di certi obblighi da parte degli eredi del medesimo.
L´anno di partenza sarà quindi il 1880. -A vent´anni di distanza dalla caduta del governo borbonico qual era la situazione della città? è presto detto; la direzione politica era nelle mani di una corporazione di notabili, pia camerilla», che gestiva il potere in modo estremamente settario senza lasciare spazio ad alcun movimento di opposizione che potesse costituire un´alternativa ad un governo cittadino che risaliva ormai agli anni immediatamente successivi alla liberazione della Sicilia. Al riguardo, così la definisce il cav. Gerlando Argento, dirigente dell´annona al Comune, a pag. 261 di un suo diario inedito: «partito di veterani composto di persone serie e a maggior parte facoltose ».
Ad essa si devono diverse opere pubbliche, tra cui la costruzione delle quattro villette di fronte a porta di ponte.
Gli esponenti di maggiore spicco erano : il comm. Emanuele Sileci, l´avv. Carlo Patrico, l´avv. Noto Corbo Salvatore, il sig. Giuseppe Lo Presti, l´avv. Accursio Mirabile, il notar Francesco Paolo Diana, i il cav. Giuseppe Belli, l´ing. Giuseppe Mendolia.
I loro metodi non dovevano esser molto ortodossi, non già in termini di onestà amministrativa, bensì di strategia durante le campagne elettorali, quando non esitavano a servirsi di ogni mezzo coartando la libera volontà dei maestri elementari e degli impiegati comunali che erano totalmente succubi ed incapaci di un gesto di ribellione.
La loro correttezza, a parte questo, era fuori discussione ed era riconosciuta, molto obiettivamente, dagli avversari che, nel loro giornale «La rupe atenea», elogiarono il comportamento irreprensibile dell´avv. Carlo Patrico che, nel 1880, si dimise dalla carica di assessore al Comune perché parente dei Lauricella, i quali si aggiudicarono l´appalto dei dazi di consumo per la somma annua di L. 395.
L´opposizione cercava di appoggiarsi al prefetto Giorgio Tamajo il cui energico intervento era richiesto per porre fine al caro prezzi e vigilare sulla qualità dei generi alimentari, sostenendo che i bottegai erano protetti dalla camerilla la quale i reali interessi della popolazione trascurava al solo scopo di rastrellare voti dovunque e comunque, avvilendo e degradando sempre più lo spirito pubblico della cittadinanza.
Le elezioni del 25-7-1880 videro eletto consigliere comunale l´avv. Ippolito Onorio De Luca il più tenace nemico dei camerilloti che dovettero avere la sensazione di perder terreno per cui necessario ritennero approntare le difese facendo appello all´on. Luigi La Porta che, per prima cosa si sarebbe dovuto adoperare, in alto loco, al fine di far tacere «La rupe atenea ».
A questo punto le cose si complicano per certo” aggrovigliarsi di situazioni la cui interpretazione non è molto facile, ma, veniamo al dunque, gli uomini della camerilla erano tutti, o quasi, d´orientamento borbonico e di ciò dettero testimonianza avendo trascurato, dopo venti anni di governo, di onorare i patrioti agrigentini con una lapide commemorativa che venne approvata, nella seduta dell´i 1-8-1880, su sollecitazione del prefetto Tamajo; ora costoro chiesero l´aiuto di un parlamentare che era stato cospiratore e garibaldino e che adesso, unitamente al duca di Cesarò, era divenuto il portavoce degli interessi più conservatori e, in quanto tale, disponibile per una congrega di individui che dei medesimi interessi erano autorevoli interpreti e che molto probabilmente lo avrebbero sostenuto nelle elezioni politiche del 1882 in cambio dei favori ricevuti; pertanto acritico appare il risentimento dell´avv. Ippolito De Luca allorché ebbe sentore di tutta la vicenda.
Nel 1880 la vita al palazzo di città dovette essere abbastanza tumultuosa ed infatti il 4 dicembre si dimetteva il consigliere d´opposizione De Luca ed li 16 dello stesso mese il sindaco Sileci il cui unico torto, a detta dei suoi oppositori, era quello di essere stato troppo debole di fronte ai voleri della camerilla, dagli stessi veniva segnalato a succedergli il marchese Luigi Contarini, fior fiore di reazionario che, alle politiche del 1882, appoggerà la candidatura del Di Rudinì contro i candidati locali Rocco Ricci Gramitto ed Antonino Riggio che furono battuti.
Per la camerilla cominciava la parabola discendente, tenuto conto che il suo apogeo lo ebbe dal 1870 al 1885. Pur tuttavia nel 1888 il Comm. Sileci per le elezioni comunali metteva su una lista abbastanza articolata formata dai seguenti candidati: 1) Ajala avv. Giuseppe; 2) Belli comm. Giuseppe; 3) Bonfiglio avv. Angelo; 4) Carmina Raffaele ope¬raio; 5) Cigna avv. Diego; 6) Cipollina barone Vittorio; 7) Cognata dott. Giuseppe; 8) Coniglio avv. Vincenzo; 9) Contarini m.se Luigi; 10) Diana dott. Girolamo; 11) Diana notar Francesco Paolo; 12) Giambertoni avv. Antonino; 13) Giudice avv. Giuseppe; 14) Gramitto cav. Innocenzo; 15) Indelicato cav. Francesco; 18) Lo Presti avv. Antonino; 19) Martines farm. Gian Giacomo; 20) Mendolia ing. Filippo; 21) Mirabile cav. Giuseppe; 22) Mirabile cav. Accursio; 23) Messina cav. Ernesto; 24) Montana Settimo; 25) Noto Corbo Cav. Salvatore; 26) Patrico comm. Carlo; 27) Riggio avv. Antonino; 28) Sclafani Fanara cav. Pasquale; 29) Sileci comm. Emanuele; 30) Zuppardo Carratello Gerlando. Un embrassons-nous, invero molto sorprendente. Tra i candidati il cav. Lo Presti Seminerio che, nel 1887 allo scadere del suo mandato sindacale, aveva avuto un brutto momento per un vuoto di cassa, scoperto dal regio Commissario, di cui era responsabile il cav. Torricelli.
Il 1888 fu l´anno che vide sindaco della città l´avv. Ippolito Onorio De Luca, l´implacabile oppositore della Camerilla dei cui metodi altrettanto implacabilmente si approprierà, evidenziando chiaramente che la sua avversione ai vecchi sistemi altro non era se non un discorso strumentale e retorico.
Scelse come assessori: il comm. Emanuele Costa, l´ing. Filippo Mendolia, il comm. Giuseppe Belli, Ignazio Mendolia, l´avv. Mario Alessi e l´avv. Raffaele Torricelli; deliberò l´abbattimento della chiesa di S. Anna, la costruzione del palazzo di giustizia e dell´archivio notarile.
Il suo obiettivo era quello di smantellare la vecchia compagine dei cui metodi, ripetiamo» si sarebbe dovuto servire se avesse voluto riportare pieno successo nell´operazione; per aver più libertà di movimento, cedette, nel ´91, la sindacatura all´amico Mario Alessi, non senza prima essersi fatto nominare assessore anziano, carica che gli assicurava la legittimazione degli interventi contro gli appartenenti all´odiata camerilla.
Venivano a poco a poco liquidati: il segretario capo: Alfonso Gallo che fu sostituito da Antonio De Crescenzo a cui fu assegnato uno stipendio, favoloso per quei tempi, di L. 300 al mese, il ragioniere capo Francesco Borsellino ed il prof. Mossuto.
Allo scopo di rendere più evidente lo sbaraccamento si provvide a distruggere l´antico prospetto del palazzo comunale e farne uno del tutto diverso.
E così alla fine del secolo a Girgenti si ripetevano le esperienze delle lotte tra guelfi e ghibellini e; forse, con maggior accanimento.
La condotta del De Luca fu tale da turbare l´opinione pubblica che mai tanta ferocia aveva riscontrato nelle azioni dei camerilloti che, nel loro giornale «Il paese», si difendevano controbattendo le accuse lanciate dall´« Indipendente » organo dello stesso De Luca diretto però da Mario Alessi.
Ad un certo punto la polemica andò oltre il limite di guardia, sicché l´Alessi venne sfidato da uno dei più ardenti camerilloti: Federico Lauricella. Fu un duello che richiama uno degli episodi più salaci della «Secchia rapita», infatti il mitissimo Alessi venne meno, abbattendosi al suolo appena sfiorato dalla lama del suo avversario. Ciò rese più incandescente la situazione in termini di baruffe quotidiane e duelli che si susseguivano ad un ritmo veramente frenetico; il fatto più grave fu la bastonatura dello zio del De Luca: Giuseppe Pancucci da parte degli uomini della camerilla.
L´affronto doveva esser lavato nel sangue e quindi la singolar tenzone tra Giovan Battista De Luca ed il prof. Innocenzo Gramitto.
Il combattimento si protrasse per diverse ore senza che nessuno riportasse alcuna scalfittura, i padrini, però riuscirono a comporre la lite facendo stringer la mano ai due abilissimi spadaccini. L´incendio cominciava lentamente a spegnersi e così il De Luca si convinse a far cedere la sindacatura all´avv. Giuseppe Mirabile, Mario Alessi tirava un sospiro di sollievo.
Il Mirabile fu sindaco dal 28-7-1891 al 21-2-1892; ebbe in giunta Mendolia, Cipollina, Pancamo e Bonfìglio.
Il dissenso con il consiglio e alcuni suoi assessori lo costrinse a dimettersi; sarà nominato un regio commissario nella persona del cav. avv. Demostene Puccioni, consigliere di prefettura, che eserciterà le sue funzioni dal 17-3-1892 al 4-7 dello stesso anno. Finiva così squallidamente l´era deluchiana.
All´avvicinarsi delle elezioni comunali i leaders delle fazioni decisero di affidarsi all´arbitrato dello on.
Nicolò Gallo il quale, dopo aver preso atto, nella seduta indetta in un giorno imprecisato del mese di luglio, delle parole pronunziate irosamente dall´avv. Ippolito De Luca, che annunziava lo scioglimento del suo partito, compilò una lista di union sacrée formata dalle personalità più illustri della città.
La lista ebbe successo, ma il Gallo ebbe vivo disappunto per il fatto che l´avv. Pasquale Eugenio Xerri, il quale, per motivi non molto chiari, ne era stato escluso avendo poi fatto parte per se stesso nella competizione, riportò il maggior numero di voti, piazzandosi come il primo eletto.
Nel ´92, venne eletto sindaco il comm. Pasquale Sclafani che starà al governo della città dal 27-8-1892 al 28-7-1895; fu un rigido amministratore estremamente corretto nella gestione del potere; nella seduta consiliare del 24-9-1892 non senza una discussione abbastanza impegnativa ed Interessante, riuscì ad ottenere la maggioranza in favore del dazio sulla farina; votarono si: Gallo, Cognata, Mendolia Diana, Bianchini, Torricelli, Giudice, Caratozzolo, D´Alessandro, Raimondo ed Eugenio Bonfiglio, Messina, Cipollina, Gueli, Sclafani, Patrico, Cacciatore, Noto, Giambertoni; votarono no: Coniglio, Pancamo, Tedesco, De Luca, Vinci, Butera, Mirabile. Degno di particolare rilievo, durante la seduta, l´intervento dell´avv. Antonino Pancamo che dimostrò come la tassa, la quale si intendeva approvare, si sarebbe risolta in un danno di notevole portata nei confronti delle categorie più povere.
Siamo così arrivati agli anni della sollevazione dei fasci, rispetto alla quale Girgenti rimase sostanzialmente estranea; il fenomeno interessò infatti, solamente il retroterra provinciale.
Ci fu però in quegli anni il risveglio di certo radicalismo che, molto approssimativamente, si richiamava all´internazionalismo degli anni ´70, con un circolo sito al n. 3 di via Celauro e con un giornale « La riforma sociale ».
Fu questo gruppo ad appoggiare moralmente i fasci di Favara, Casteltermini etc.
ippolito onorio de lucaTra gli intellettuali più sensibili: l´avv. Francesco De Luca che però, sulla « Gazzetta girgentina » del 27-1-1895, si lamenterà per essere stato escluso dalla lista dei giurati a seguito di un rapporto della questura che rilevava la sua connotazione di sinistra,, rivendicando, e questo è molto significativo, il suo merito durante il periodo delle agitazioni, affermando testualmente «fui io solo che evitai dimostrazioni pericolose a Girgenti».
Una scissione all´interno della compagine radicale si verificò nel 1892, allorché Calogero Caratozzolo, Calogero Drago, Attilio Giudice, Antonio Cirami, Andrea Juli, Francesco Bonfiglio, Angelo Bonsignore, Giuseppe Bruccoleri, Camillo De Luca Mazza, Giuseppe Fauci, Antonino Modica, Gerlando Palumbo, Enrico Lauricella, Ernesto Bruccuieri, Alfonso Ciotta, Calogero Pancucci, Vincenzo Sclafani Gallo, Francesco De Luca, Salvatore Giammusso, Alfonso Cirami, Adriano Rodolfo Bonfiglio, Giovanni Lauricella ed Ulisse Sajeva davano vita ad una nuova associazione radicale intestata a Saverio Friscia.
Il nuovo circolo per le elezioni politiche generali del ´92 sosterrà la candidatura di Giuseppe Savioli in opposizione a quella del locale candidato marchese Luigi Contarini, sottolineando che il voto sarebbe stato dato in vista di interessi nazionali e non personalistici.
Per l´occasione veniva ufficialmente invitato Felice Cavallotti che era in Sicilia per un giro di propaganda.
L´on. Luigi La Porta, con una lettera inviata all´avv. Carlo Patrico, manifestava la sua ferma intenzione di ritirarsi a vita privata, dopo 30 anni di attività parlamentare.
È certo comunque che i radicali scuoteranno un po´ la stagnante Girgenti con iniziative, veramente strabilianti per quell´epoca, come quella promossa al Circolo Empedocleo invitando l´avv. Lorenzo Ropellini a tenere una conferenza in favore del divorzio.
Chiusa la parentesi, ritorniamo al sindaco Sclafani che, mal tollerando la lotta sorda che gli veniva fatta da Ippolito De Luca, decise di dimettersi; al suo posto subentrò il Marchese Ignazio Gianbertoni dal 10-08-1895 al 10-07-1896
Ruzzolò in occasione della venuta a Girgenti del Kaiser Guglielmo quando offri all´imperatrice un cesto di fiori comprato a Palermo.
L´opposizione guidata dal l´avv. Francesco De Luca lo indusse alle dimissioni; il posto fu preso dall´avv. Nicolò Fiandaca che affrontò il problema della distribuzione idrica con il progetto che prevedeva il coinvolgimento delle acque dalla lontana sorgente del Voltano.
Anch´egli non riuscì a superare i contrasti e lasciò la carica.
Il prefetto nominò commissario il dott. Lorenzo Fossa il cui compito era quello di preparare le nuove elezioni che si sarebbero dovute svolgere nell´aprile del 1899 a seguito delle quali venne eletto sindaco ring. Filippo Mendolia. L´opposizione, molto tenace, era pilotata dall´avv. Angelo Bonfiglio.
Al Mendolia si deve l´istituzione del corpo dei pompieri e delle cucine economiche; pare che sia stato sensibile alle esigenze della povera gente al punto che nell´inverno del ´900 fece distribuire una lira a testa ad una folla di disoccupati che erano venuti a manifestare dinanzi al municipio.