Il Pubblico passeggio del Viale della Vittoria ad Agrigento si inserisce in quel processo di rinnovamento che sotto la dominazione Borbonica portò Girgenti (ora Agrigento) ad edificare oltre la cinta muraria medievale. Si volevano abbellire le città siciliane con giardini, viali e ville teatri.
Lo schema generale d’impianto, di forma piana e regolare, presenta un criterio di ordinamento ben definito. Un asse prevalente, costituito da un viale che si affaccia da un lato su una visuale paesistica e dall’altro chiuso da una cortina di edifici, posta dinanzi e sopra una parete rocciosa.
Il viale, è situato ad est del centro storico, alle pendici della Rupe Atenea, vi si accede dal lato orientale della piazza G. Marconi.
I primi tentativi di una nuova espressione dinamica, si espressero ad Agrigento, con il Pubblico Passeggio (1848) oggi Viale della Vittoria, la Villa Regina Margherita (1850) poi Villa Garibaldi, il Palazzo della Beneficenza (1858) oggi della Prefettura, il Palazzo Vadalà (1860) poi Caserma dei Carabinieri, i Giardini di Porta di ponte (1872).
i primi lavori
I lavori del nuovo viale vennero iniziati in piena rivoluzione antiborbonica che ad Agrigento ebbe la sua manifestazione il 16 gennaio 1848, nello stesso anno a Palermo il governo Rivoluzionario delibera di aprire la via della Libertà. Sotto il governo borbonico, l’Intendente Palizzolo, per alleviare la disoccupazione che travagliava il popolo, decise di dare vita a dei lavori pubblici e sotto la direzione dei lavori del Marchese Diego Sartorio si cominciò a cavare il banco di calcarenite a sud della Rupe, vi impiegò soldati muratori e intagliatori, fu promotore del taglio dell’emiciclo Cavour.
I primi lavori con i quali si iniziò a tracciare il primo tratto dell’ampio viale, cominciano dalla parte absidale della Chiesa San Calogero, sul taglio della nave, si inoltreranno in posizione di mezza costa, nella viva roccia delle pendici meridionali della Rupe Atenea. Il pendio della collina presentava estesi affioramenti di rocce calcarenitiche intervallati da strati di argilla.
I lavori proseguirono per sette anni, le prime essenze impiantate furono alberi di acacia rubinia e di falsopepe disposti su due filari nel lato settentrionale del viale. Tra il 1848 e il 1855 si arrivò a cavare fino m 400 da piazza G. Marconi arrivando fino all’emiciclo, che diventerà piazza Cavour, il 1° novembre del 1863, quando vi fu collocato il mezzo busto di Camillo Benso conte di Cavour, scolpito dall’artista palermitano Benedetto Delisi (1830-1875).La costruzione della passeggiata ha avuto un percorso lento, sia sotto il Governo borbonico che in quello italiano. Nella seconda metà degli anni 60 del XIX secolo, Girgenti, subiva una disastrosa crisi economica.
La carestia, scaturita dalla guerra contro l’Austria nel 1866, è alimentata dall’epidemia del colera del 1867 che in quegli anni aveva imperversato tutta la Sicilia, l’unica grande opera pubblica che si costruì in quegli anni fu il cimitero di Bonamorone (1866).
Nel 1868 si prolunga la condotta idrica che arriverà fino all’emiciclo ed in previsione di ulteriori prolungamenti, nel 1871 il comune acquista i terreni posti ad est e la denominazione diventa Passeggiata della Libertà.
Nel 1873 il muro meridionale di sostegno viene rifatto, la tecnica usata per la sua elevazione si può assimilare all’opus africanum, parete in conci isodomi intervallati da elementi verticali che ne formano il telaio strutturale, la sua sommità termina con una gola. Sopra di essa vengono collocate delle colonne in marmo bianco, sopra ad ognuna di queste vi è posto un vaso monoansato. Le colonne sono collegate da 94 inferriate dal disegno geometrico, con particolari floreali.
Il secondo tratto
L’inizio dei lavori per il taglio del secondo tratto si avrà nel 1874. Si volle dare uno sfogo ed uno sviluppo maggiore della Passeggiata e poiché verso la fine dei 400 metri si andava ad urtare una collinetta, che sarebbe stato dispendioso tagliare, si pensò di allineare la parte del prolungamento al di là della collina con il primo tratto e nel frattempo che veniva rinviato il taglio, l’unione dei due tratti si faceva con la parte curva contornante la collina. Non si ebbe molta cura nel mantenere l’esatta corrispondenza dei due rettifili, i due tratti erano allineati ma con larghezze diverse.
Ciò nacque perché nel secondo tratto si fece il campo di tiro a segno che il governo non consentì di larghezza maggiore di m 20. Nel 1882 si effettuano nuovi prolungamenti e la Passeggiata della Libertà diventa Passeggiata Cavour. Nel 1909 altri lavori di sistemazione ed un altro prolungamento. Nel 1912 l’architetto Zagla diede alla piazza una nuova sistemazione, in modo da rendere possibili dei concerti serali, che venivano il sabato, la domenica e nei giorni festivi. Fino agli inizi del Novecento, tali esecuzioni furono appannaggio della Banda del 57° Reggimento di Fanteria Abbruzzo, che aveva un repertorio esclusivamente militare. Con la fondazione della Banda Municipale, affidata al maestro Raffaele Balletti, vennero eseguiti concerti di musica sinfonica, che continuarono con i maestri Lauria e Lizzi a quest’ultimo verrà intitolata la villa in fondo al viale.
L’orchestra fu posizionata nell’angolo orientale e al centro del lato settentrionale vi fu posta una tribuna circolare. Nel 1913 viene redatto il Piano regolatore di ampliamento del Pubblico Passeggio Cavour e dintorni. Venivano regolamentate distanze altezze ed allineamenti e ci si accorge che sarebbe stato dispendioso mantenere la larghezza del primo tratto.
Nel 1916 don Sclafani venne eletto pro-sindaco e il nome muta ancora, nel 1916 si chiamerà Viale Cavour. Per sua iniziativa venne approvato il progetto tecnico-finanziaro per tagliare la collina che separava i due tratti. Negli anni Venti del XX secolo in quell’area vi si impiantò una villa in memoria dei Caduti della 1ª Guerra Mondiale che prenderà il nome di Parco della Rimembranza ( oggi Villa Bonfiglio).
Il parco
Il giorno 8 aprile del 1923, venne inaugurato il Parco, alla presenza delle principali autorità civili, militari e religiose, nonché degli orfani, madri e mogli dei Caduti agrigentini, a ciascuno di questi ultimi venne consacrato un albero. Per la realizzazione del Parco venne fatta una raccolta di fondi nelle scuole. Il vescovo mons. Bartolomeo Lagumina benedisse la prima pietra del Monumento ai Caduti.
Il 24 giugno dello stesso anno nell’anniversario della battaglia del Piave al centro del parco vi si pose il Monumento ai Caduti che venne commissionato il 21 giugno del 1922 allo scultore palermitano Mario Rutelli nello stesso anno avverrà l’inaugurazione della centrale elettrica della città.
L’opera, in marmo bianco di Carrara consiste in un obelisco a pianta quadrangolare, posto al centro di una vasca circolare, in cui scorre l’acqua in modo perenne. Nella zona mediana dell’obelisco, in forte altorilievo, due gruppi: il primo raffigurante una coppia di buoi ed un contadino che traccia il solco con l’aratro, (allegoria della Pace); l’altro raffigurante un soldato italiano che trafigge con la baionetta il barbaro teutone, in posizione esamine, (allegoria della Guerra). Durante il ventennio, dopo il patto definito Asse Roma-Berlino, quest’ultimo gruppo è stato divelto. Nella parte terminale dell’obelisco vi è posto un angelo bronzeo alato, (allegoria della Gloria). Sulle pareti della base sono incisi i nomi dei caduti agrigentini che immolarono la loro vita sulle trincee del Carso.
Il 19 dicembre del 1925 venne concesso il suolo comunale per le case popolari nel prolungamento della passeggiata.
Nella parte iniziale del Viale posta in posizione elevata (rispetto al piano stradale), si costruirà la villa Altieri che fu una delle prime dimore sorti all’inizio del viale. A fianco della propria villa gli Altieri costruirono e gestirono il Grand hotel et Agrigentum, La gestione fu data al manager settentrionale Ravanelli, imparentato con uno dei soci. L’hotel entrò in attività nel 1926. La vista sulla Valle dei templi e della costa, che da Punta Bianca arriva sino a Monte Rossello, lo rese molto ricercato.
L’albergo
L’albergo venne frequentato da persone facoltose e da personalità della politica del tempo, le Famiglie Cappadona, Bugio, Capizzi, Vinti, Carmina, Malato, Afflitto e Urso da Porto Empedocle ne erano frequentatrici abituali; erano abituali anche il Principe Giuseppe Gravina di Comitini, le baronessine Ninetta Pasciuta Caramazza e Concettina Caramazza. Fu l’hotel preferito dai massimi gerarchi fascisti: il Quadrunviro Italo Balbo e il Segretario del Partito Nazionale Fascista dell’epoca Achille Storace. Vi si tennero ricevimenti, “the danzanti”, soirées varie, conferenze ed incontri culturali. In quegli anni l’alta borghesia di Agrigento, di Porto Empedocle, di Canicattì e anche di Palermo, era solita trascorrere il suo tempo libero con la cura dei cavalli, con i calessi e le carrozze si recavano al Passeggio Cavour o a S.Leone per il “the pomeridiano”.
Negli anni Trenta sopraggiunse la crisi mondiale e il turismo nobiliare che frequentava Agrigento scomparve in brevissimo tempo. L’Hotel Agrigentum entrò in perdita, i soci litigarono e l’albergo fu chiuso.Dopo la 2ª Guerra Mondiale divenne sede dell’Intendenza di Finanza e all’edificio venne aggiunto un piano.
Il 12 febbraio 1927, in modo definitivo, venne chiamato Viale della Vittoria per ricordare il successo dell’esercito italiano nella 1ª Guerra Mondiale. A Cavour resterà intitolato l’emiciclo.
Il 16 giugno dello stesso anno Vittorio Emanuele III emise il decreto con il quale autorizzava il cambio di nome della città, da Girgenti passò ad Agrigento.
Nel giugno del 1929 si completarono i lavori della rete per lo smaltimento delle acque reflue del Viale della Vittoria.
Nel 1930 si inizieranno i lavori per la costruzione di edifici di civile abitazione nell’emiciclo Cavour che gli cambieranno l’impianto, da semicircolare passò rettangolare, il 25 ottobre dello stesso anno, sarà inaugurato l’ospedale psichiatrico.
Il 28 ottobre del 1935 si inaugurarono i nuovi locali delle scuole elementari del plesso Lauricella, in quello stesso giorno fu inaugurato il Palazzo delle Poste.
Il 7 febbraio 1936, in occasione della Festa dell’albero, gli scolari della città sfilarono lungo il Viale, (la cui pavimentazione era in corso di rifacimento) e insieme al prof. Francesco Sinatra piantumarono, fino al Monumento dei Caduti, 600 alberi di ficus benjamin, in sostituzione degli alberi di acacia rubinie. La sistemazione dell’arredo e la pavimentazione verrà rifatta e dopo vari interventi, il viale venne finito ed inaugurato il 28 aprile 1936.
Negli anni Sessanta
Negli anni Sessanta si rifarà la pavimentazione, verranno sostituiti lampioni e panchine, dei pilastri sostituiranno le colonne in marmo tra le ringhiere, a quest’ultime verranno tolti i particolari floreali e il Parco della Rimembranza, oggi Villa Bonfiglio, sarà recintato con alte inferriate.
Verrà rimosso il palco per la musica e il busto di Cavour, il monumento subì dei danneggiamenti nella parte figurativa e fu tolto il 31 marzo 1969.
Nell’area sottostante l’ingresso della villa Cavetta, appartenuta a Gaetano Carrano (1799-1876) commerciante di zolfo, fu sindaco di Agrigento, sotto il governo di Ferdinando II di Borbone nel 1854 e nel 1885), all’estremità orientale del lato settentrionale del Viale, sarà disposta una pineta che sarà intitolata al maestro compositore agrigentino Michele Lizzi.
In occasione dei mondiali di ciclismo, nel 1994, si rifarà la pavimentazione e la sistemazione dell’arredo urbano di tutto il viale, si aggiungeranno nuovi gruppi di panchine nella parte terminale e sopra i serbatoi idrici di via Eleonora Duse sarà impiantato un giardino di essenze mediterranee.
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Il testo letto durante il “ Primo convegno internazionale il valore della classicità nella cultura del giardino e del paesaggio” Agrigento 23-26 novembre 2005, Spazi espositivi Chiaramontani, piazza S. Francesco, 1
Università degli Studi di Palermo
Facoltà di Architettura
Corso di laurea specialistica in architettura, sede di Agrigento)
Corso di Storia del giardino e del paesaggio
Docente: Prof. Arch. Ettore Sessa
Collaborazione Scientifica: Arch. Eliana Mauro
Tutor: Arch. Nuccia Donato
Allievo: Davide Nocera
Anno Accademico 2003/2004