Riferimenti storici. (1)
La presenza di torri costiere è stata sempre vista come esigenza difensiva al fine di segnalare con rapidità per mezzo di vari segnali, ogni avviso di pericolo proveniente dal mare. Nel VII secolo, durante la dominazione bizantina si inizia a profilare l’esigenza di un più efficace sistema di difesa per i frequenti attacchi musulmani.
Gli Arabi, impossessatisi dell’isola tra il IX e l’XI secolo, crearono a loro volta un migliore sistema di avvistamento. Nell’età federiciana l’esigenza di torri isolate poste a guardia dei litorali siciliani è attestata da diverse fonti.
Verso la metà del secolo XIV, si profilò la minaccia delle incursioni nord-africane.
Le prime avvisaglie di invasioni musulmane giunsero verso il 1360 dalla Tunisia e per scongiurare tali minacce vennero costruite alcune torri costiere che si aggiunsero a quelle precedenti di età sveva.
Negli ultimi anni del ‘400 e nei primi del 1500 la situazione peggiorò in quanto, accanto all’endemica minaccia dei predoni saraceni, si andò prospettando l’incubo delle invasioni turche e cominciarono a sorgere a protezione di località costiere isolate o a guardia di obiettivi che potessero essere d’interesse dei pirati, come corsi d’acqua, agglomerati sparsi di case e centri di pesca, delle strutture di guardia; erano in genere organismi a pianta circolare siti sulla punta di promontori che consentissero buona veduta (come Monterossello) o a protezione di caricatori quali quello di Girgenti (come l’organismo, strutturale precedente alla “torre di Carlo V”), ma, in quanto localizzate a notevole distanza tra loro e non inserite in un sistema continuo di segnalazioni, non offrivano che scarse possibilità di protezione per le popolazioni.
Fu solo nel 1549, durante il viceregno del De Vega, che si dette corso a un primo piano di costruzioni lungo il litorale dell’isola. Le nuove torri sorsero in breve tempo e furono finite di fabbricare nel 1553-1554, ma concentrate principalmente nelle vicinanze della città di Palermo, e nella zona del messinese e nelle adiacenze di Trapani. Se, però, con il completamento di tale complesso difensivo, la capitale dell’isola risultò munita di un adeguato sistema di avvista-mento, non altrettanto poteva dirsi per la maggior parte delle coste della Sicilia, che, salvo brevi tratti, restavano sguarnite ed oggetto delle incursioni corsare. La frequenza ed il danno delle scorrerie indussero il parlamento siciliano a deliberare, il 9 aprile 1579, l’approvazione di un progetto per la realizzazione di una cintura di torri a caposaldo dell’isola.
L’ingegnere fiorentine Camillo Camilliani, condusse per incarico della Deputazione del Regno negli anni 1583 e 1584, un accurata ricognizione lungo le coste dell’isola, allo scopo di verificare le caratteristiche e le condizioni difensive dei litorali e lo stato delle torri esistenti; venne redatta una relazione, divisa in tre parti, in cui il Camilliani descrisse le particolarità delle coste ed indicò i luoghi nei quali proponeva l’erezione di nuove torri, il restauro di alcune esistenti, o la loro attivazione o modifica..
Le nuove fortificazioni furono ultimate in un decennio e, già, nel 1954 il viceré conte di Olivares emanò le disposizioni sul modo di fare le segnalazione.
La scelta dei siti sui quali realizzare le costruzioni era determinata dalla possibilità di dominare un ampio spazio di mare e di assicurare la continuità delle segnalazioni fra i vari organismi e fra questi e gli abitati.
Il Mongitore (2) scrive, che le torri erano disposte intorno al litorale a distanza proporzionata, in maniera che una guardi l’altra; inoltre all’accostarsi di navi le persone destinate alla custodia delle torri avevano l’obbligo di accendere di notte tanti fuochi quante erano le navi viste durante il giorno. La torre successiva corrispondeva al segnale con altrettanti fuochi e così via, in maniera tale che in meno di un ora si avvisava l’intero perimetro dell’isola.
Infine il responsabile che presiedeva al personale di ciascuna torre aveva l’obbligo di portare la notizia alla città più vicina. A differenza delle torri preesistenti, che erano a sezione circolare, i nuovi organismi ebbero generalmente forma quadrangolare, come la torre di guardia di Monterosso in territorio del comune di Realmonte. Non tutte furono edificate: otto la sovrintendenza della Deputazione del Regno, che fino alla fine del settecento, ne deteneva 37; un numero maggiore furono erette dalle università litoranee ed altre da privati per la salvaguardia di particolari territori o di attività. Il marchese di Villabianca nel 1797, nella sua opera (2), ne censisce 168.
Di seguito sono riportate: torri costiero, presenti nell’attuale territorio provinciale, così come estratte dal “Catalogo delle torri Morali sicole ad ordine alfabetico” (3), da ovest verso est: (112) Torre delle Maragar e o di Magagnano (111) Torre di Capo S. Marco -110) Torre di Conca d’Oro ( 109) Torre Macauda – (108) Torre di Capo Bianco (107) Torre Marinata – (106) Torre Felice o di Garibici (105) Torre di Monte Rosso – (104) Torre di Monte Rossello (103) Torre di Girgenti – (102) Torre di Palma – (101) Torre di S. Carlo – (100) Torre di Gaffe – (99) Torre di S. Nicolò
torre di gaffe palma_di_montechiaro
2. Obiettivi.
I riferimenti storici, in gran parte estratti dal volume del Marchese di Villabianca e certamente da approfondire, stimolane la programmazione della Provincia regionale, ad avviare, con un primo studio di fattibilità, la creazione di sistemi integrati di offerta turistica correlati, in particolare con il patrimonio storico-monumentale ed ambientale della costa agrigentina.
L’intenzione sarebbe quella di affrontare in maniera innovativa il tema della conservazione delle architetture fortificate della costa mediterranea per inserirlo in una realtà sociale ed economica odierna e renderlo mezzo di resa per le comunità locali in quanto attrattiva culturale e di servizio.
Nell’ambito di sistemi integrati di offerta turistica questa azione deve essere considerata prioritaria in quanto può attivare dei processi di sviluppo locale centrati sulla valorizzazione del patrimonio.
La progettualità dovrà presentare diverse fasi , da avviare contemporaneamente, finalizzate ad affrontare l’approfondimento storico, il restauro degli immobili, l’integrazione delle torri con il tessuto urbano esistente; inoltre l’individuazione di itinerari turistici tematici può rafforzare la capacità di attrazione dell’intero sistema-territorio ricco di storia, cultura e paesaggio. Un primo progetto pilota andrebbe articolato secondo alcune direttrici operative: – catalogazione sistematica delle torri, con rilievo, schedatura e documentazione, compreso lo stato di conservazione;
– creazione di una “agenzia di promozione culturale e turistica” che sostenga itinerari tematici sui sistemi difensivi costiera da percorrere sia dal mare che dalla costa- realizzazione di un sistema produttivo di cultura del mare e dell’immediato entroterra, con dei centri di sosta lungo il percorso dell’itinerario, da Licata a Menti, da utilizzare per il pernottamento, l’approfondimento culturali : anche mediante la visita di apposite sezioni di museo, dove all’interno verrà presentato il quadre culturale e tecnologico, ma anche la rappresentazione delle attività difensive e di scambio mercantile e culturale.
3. Riferimenti bibliografici:
(1 ) – Marchese di Villabianca. Torri di guardia per li fani o sian fuochi di avviso né littorali della Sicilia, a cura di Salvo Di Matteo. Cit. pagg. 5-18
(2) – A. Mongitore – La Sicilia ricercata , cit. Il, pp. 26-27
(3) – Marchese di Villabianca – Torri di guardia per li fani o sian fuochi di avviso né littorali della Sicilia, a cura di Salvo Di Matteo. Cit. pagg. 39-88
di Salvo Iacono
rivista Agrigento Nuove Ipotesi n.6 anno 2003