L’antica città di Akragas, detta poi dai latini Agrigentum, fu fondata intorno al 582 a.C da una colonia di Geloi-Rodiensi, condotta da Aristoneo e Pistillo nella pianura dove oggi troviamo gli avanzi degli antichi templi e nota nel mondo come “la Valle dei Templi” (inserita dall’Unesco nella lista dei Beni del Patrimonio Mondiale dell’umanità, nella seduta del 4 dicembre 1997, tenutasi a Napoli).
Ben prima, nel duemila a.C., i Siculi che popolavano i territori collinari lungo le coste ed avevano costruito dei villaggi sul Colle di Girgenti, sulla Rupe Atenea, sul Colle di Monserrato e sul Colle di Montaperto, vennero in contatto con commercianti micenei e cretesi. Questi mercanti provenienti dalle non lontane terre bagnate dal Mare Egeo, intrattenevano con essi, cordiali rapporti commerciali, offrendo quale merce di scambio i prodotti pregiati del loro artigianato, in cambio di grano. A testimonianza di questo periodo pre-coloniale , sono stati trovati santuari greci accanto a quelli siculi sotto la chiesa di S. Biagio “Santuario Rupestre” e in un angolo del grande Santuario delle Divinità Ctonie.
Sin dall’epoca della sua fondazione ebbe un importante emporio sul mare per le attività commerciali e per la difesa militare della sua costa.
Risultano inoltre certi anche precedenti
insediamenti preistorici nelle località vicine.
Akragas era limitata ad ovest dal fiume Hypsas (Drago) e a sud dal fiume Akragas (San Biagio). L’acropoli sorse nel luogo ora occupato dalla moderna Agrigento. Fin dalle origini ebbe un proprio emporium sul mare
Verso il 570 a.C. divenne tiranno della città Falaride , che governò per circa 16 anni e venne ucciso dal popolo in una sommossa.
Successivamente la città venne amministrata da magistrati o monarchi che reggevano un governo di aristocrazia oligarchica. Si ricordano i nomi di sette magistrati: Alcandro, Telemaco, Calciopeo, Emmene, Enesidemo, Terone e Trasideo.
L’amministrazione pubblica si reggeva attraverso un Senato composto da 28 membri e da un’assemblea popolare. I Senatori venivano acclamati dal popolo e non potevano accedere alla carica prima dei 60 anni. Il Re presiedeva il Senato e il suo voto valeva il doppio. Dal punto di vista costituzionale Akragas fu pertanto in questo periodo uno Stato fondamentalmente oligarchico su base agraria. Ma non furono rari i periodi di sospensione delle garanzie e di concentrazione del potere nelle mani di uno solo, come durante l’epoca dei tiranni.
Nel 488 a.C. prese il potere un nuovo tiranno, Terone, che estese il dominio della città sino alla costa settentrionale dell’Isola, ma nella guerra degli empori entrò in conflitto con Cartagine. Si era intanto stabilito un legame tra le due maggiori città greche della Sicilia: Siracusa ed Agrigento. Gelone, tiranno di Siracusa, aveva sposato la figlia di Terone di Agrigento, Damareta;
e Terone aveva preso in moglie la figlia di Polizeo, fratello del tiranno siracusano. Con tale sostegno, Terone poté conquistare anche la città di Imera, che era retta da Terillo, ed era considerata nella zona di influenza dei Cartaginesi, Terillo, però, pur in esilio, chiese aiuto al signore di Reggio, Anassilao, suo genero, ed ai Cartaginesi, anche loro preoccupati per la crescente potenza delle due città greche.
battaglia di himera
I Punici sbarcarono a Palermo con un forte esercito guidato da Amilcare, ma vennero sorprendentemente sconfitti da Terone e Gelone nella celebre battaglia di Imera (480 a.C .
Spentosi Terone nel 472 a.C., assunse il governo il figlio Trasideo che ruppe l’alleanza con Siracusa e venne sconfitto in una sanguinosa battaglia presso il fiume Salso.
Trasideo venne abbattuto dagli stessi Agrigentini che siglarono la pace con Siracusa e decisero di porre fine all’epoca dei tiranni e di istituire un governo democratico.
Per un certo periodo molti commercianti poterono riprendere le loro varie e proficue attività economiche. La città godette di oltre mezzo secolo di benessere economico e di stabilità politica. Si tratta del periodo più florido di Akragas, come ebbe a sottolineare lo stesso storico greco Diodoro Siculo. Nel 432 a.C nacque, ad Akragas, Empedocle, uno dei maggiori filosofi dell’antichità.
Quando poi i Siculi, capeggiati da Ducezio, si rivoltarono, Akragas e Siracusa tornarono ad allearsi per fermare il comune nemico, che venne sconfitto nella battaglia di Nomai. Nel 446 a.C – in occasione della spedizione ateniese in Sicilia – Akragas non si allineò, nè volle contribuire in alcun modo al conflitto che opponeva la città greca alle colonie greco-sicule, negando aiuti alle città siciliane e persino il passo nel suo territorio dei loro eserciti.
Ma un pericolo maggiore era imminente: nel 406 a.C. i Cartaginesi cinsero d’assedio Akragas, la conquistarono e poi la distrussero.
La Città dei Templi qualche anno più tardi venne ricostruita e nel 340 a.C. Timoleonte , dopo aver sconfitto i Cartaginesi, vi mandò molti coloni da Elea (una località dell’Etruria) per ripopolarla. Così, per opera di questo valoroso condottiero la città risorse prospera e fiorente, ritornando a competere e a rivaleggiare con Siracusa. Per iniziativa dello stratego Xenocrate, Akragas guidò una lega di città siceliote decise a contrastare i disegni della potente Siracusa. Ma Agatocle, signore di Siracusa, ebbe la meglio e così nel 314 a.C. anche gli Agrigentini dovettero riconoscere l’egemonia siracusana in Sicilia. La città per un decennio fu governata da un nuovo tiranno, Finzia.
Nella prima guerra punica Akragas, essendo alleata dei Cartaginesi, fu assediata dai Romani, che nel 262 a.C. la occuparono facendo molti schiavi tra i cittadini.
Dopo sette anni i Cartaginesi rientrarono nella città e ne incendiarono e atterrarono le mura. Dopo varie vicende, durante la seconda guerra punica Akragas ritornò sotto il dominio romano e nacquero pertanto nuove istituzioni cittadine.
Il periodo più triste fu certamente quello in cui dominò il governatore romano Verre, che spogliò palazzi e templi agrigentini di molti beni.
san-libertino
Il cristianesimo vi si affermò molto presto in particolare con i Vescovi Libertino e Gregorio agrigentino . Il tempio della Concordia venne modificato per divenire Cattedrale cristiana. Testimonianza di questi primi secoli dell’era cristiana sono i resti delle catacombe e l’arte paleocristiana.
La nuova città di Agrigento era sorta, intanto, sul colle dove era stata forse l’acropoli dell’antica Akragas, anche se non si può indicare con precisione se ciò sia avvenuto dopo l’invasione dei Vandali e dei bizantini o dopo la venuta dei Saraceni.
Cadde pertanto sotto il potere degli Emiri arabi (827) che la denominarono Kerkent e rimase spesso coinvolta nelle lotte tra i vari Emiri della Sicilia.

Venne liberata dai Normanni del conte Ruggero dopo un lungo assedio e tornò al culto cristiano grazie all’opera del vescovo Gerlando , oggi patrono della città.
Divenuta città demaniale ebbe un importante ruolo amministrativo durante il regno di Ruggero secondo
monastero di santo spirito
Quindi nel medioevo Agrigento divenne città regia e prese il nome di Girgenti. Passata sotto il dominio degli Aragonesi, subì la signoria della potente famiglia dei Chiaramonte. Nel 1398 il re Martino confermò alla demaniale Girgenti gli antichi privilegi e ne concesse altri. Nel 1410, durante la guerra dei quattro vicari, ancora sotto il dominio dei Chiaramonte, gli Agrigentini difesero i diritti della regina Bianca e alla fine di quel lungo periodo di anarchia comunale, che sancì il tramonto dei Chiaramonte, venne occupata da Bernardo Caprera (1410). Nel 1492 vennero espulsi dalla città gli Ebrei.
Dal secolo XVI al XVIII conobbe diverse crisi economiche e politiche e un graduale spopolamento, dovuto anche alle numerose epidemie (in particolare quella di peste nel 1523).
Sotto il viceré Moncada Girgenti venne coinvolta nella guerra civile che interessò varie città del Regno.
Nel 1648 il Vescovo Traina pagò al regio patrimonio 12000 scudi per acquistare la città ed evitare che perdesse i privilegi garantiti alle città demaniali.
editto di ramirez
All’inizio del 1700 fu al centro di uno scontro politico-religioso tra i Vescovi siciliani e i regnanti del tempo che portò alla grave decisione del Vescovo di Agrigento, Ramirez, di promulgare l’Interdetto , con cui si vietava la celebrazione di funzioni religiose. Fiorirono nello stesso secolo numerose attività economiche e sociali grazie all’impegno dei vescovi Gioeni e Lucchesi Palli. In questo periodo venne dato anche l’avvio ai lavori per la costruzione del caricatore di Girgenti (l’attuale Porto Empedocle).
Passata sotto il regime Borbonico, nel 1817 Girgenti divenne una delle sette città capovalli della Sicilia .
Le condizioni della città rimasero a lungo ugualmente piuttosto precarie, sia sotto il profilo igienico-sanitario ( per cui diverse furono nella prima metà dell’Ottocento le epidemie), che per quanto riguarda la vita economica e sociale.
Un certo sviluppo ebbe pertanto la criminalità, specie nelle campagne.
Girgenti non partecipò allo sviluppo culturale che si ebbe in altre città del regno, avviandosi anzi ad una lenta decadenza.
Particolarmente diffuso rimase l’analfabetismo e pertanto le condizioni di vita del popolo – soprattutto dei ceti più modesti- rimasero insoddisfacenti. Si ebbe, tuttavia, più tardi un modesto risveglio culturale , specie tra la classe borghese e il clero.
Dopo quanto detto, non dobbiamo pertanto stupirci se Girgenti partecipò attivamente ai moti insurrezionali del 1820-21. Dopo quelle sollevazioni gli Intendenti borbonici avviarono nel decennio successivo alcune importanti attività per offrire nuove occasioni di lavoro ai molti disoccupati e tentare di recuperare il consenso. Ma anche a Girgenti continuarono ugualmente a diffondersi le società segrete e si sviluppò il movimento mazziniano e quello per l’indipendenza della Sicilia.
Nel 1860 la città accolse con entusiasmo le truppe garibaldine. Molti sperarono in una svolta politica e soprattutto in un rilancio delle attività economiche. Tanti agrigentini parteciparono al risorgimento andando insieme a Garibaldi in Aspromonte o combattendo nelle guerre per l’indipendenza italiana
Nel periodo post-risorgimentale purtroppo non trovarono affatto soluzione per molto tempo i numerosi e secolari problemi economici e sociali che attanagliavano la vita della città. Si costituirono i primi partiti politici , anche quelli di opposizione, che cercarono di fare sentire la propria voce anche in difesa delle classi più umili.
girgenti-una-miniera-di-zolfo
Alla fine del secolo scorso esplose in tutta la provincia agrigentina il movimento popolare dei fasci siciliani”costituito da zolfatari e contadini. Su di esso però si abbatté la feroce repressione del governo italiano.
A molti Agrigentini non restò che la via dell’emigrazione.
All’inizio del Novecento un graduale processo di modernizzazione ha recato qualche beneficio: si assiste, infatti, ad una sensibile diminuzione dell’analfabetismo; si realizzano numerose opere pubbliche; si rilanciano importanti attività turistico-alberghiere; si risanano alcune zone urbane con l’abbattimento di fatiscenti e malsani abituri e la costruzione di case popolari; si combattono con nuovi mezzi i mali secolari della città come la penuria d’acqua e la diffusione delle malattie infettive dovute anche alle pessime condizioni igienico-sanitarie della città.
Col crescere dei partiti di massa si registra, intanto, nei primi due decenni del XX secolo una più ampia partecipazione della popolazione alla vita politica locale. Grande successo hanno ottenuto in particolare in questa fase della vita politica agrigentina i cattolici, che erano tornati ad assumersi le proprie responsabilità nella vita amministrativa dopo il lungo periodo in cui la Santa Sede aveva proibito ai cattolici italiani ogni attività politico-elettorale, a seguito della perdita dello Stato pontificio.
La prima guerra mondiale e il periodo che ha preceduto l’avvento del fascismo hanno fatto registrare delle gravi battute d’arresto nello sviluppo economico della città e nella partecipazione alla vita politica .
mussolini ad agrigento
Nel 1927, durante il periodo fascista, la città di Girgenti assunse l’attuale nome di Agrigento.
bombardamento ad agrigento
Durante la seconda guerra mondiale, alcuni quartieri della città hanno subito gravi danni a seguito dei bombardamenti da parte delle truppe anglo-americane sbarcate in Sicilia nel luglio del 1943.
Nel dopoguerra, superate non poche difficoltà, la città ha visto crescere la sua popolazione (oggi conta oltre 56.000 abitanti) ed hanno avuto particolare sviluppo l’edilizia, le attività commerciali, il terziario, ma soprattutto il turismo. Un settore, quest’ultimo, che ha ricevuto un notevole apporto da manifestazioni internazionali di rilievo (soprattutto la Sagra del Mandorlo in fiore).