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Agrigento Come si viveva a Montaperto un secolo fa

7 Agosto 2016 //  by Elio Di Bella

 

Montaperto è stato sempre caratterizzato, sin dalla sua fondazione, dalla presenza quasi esclusiva della civiltà contadina. Ciò è stato dovuto alla posizione collinare della frazione, che domina dall’alto le vallate circostanti quasi del tutto coltivate da montapertesi. Pertanto, la vita si svolgeva secondo gli usi e i costumi tipici delle zone agricole. Al tempo dei nostri bisnonni la vita nei suoi molteplici aspetti non era così comoda come oggi. Le case di allora erano costruite con pietra locale appena sbozzata, non esisteva la costruzione in cemento armato e non si avevano i suppellettili e le comodità di oggi. Gli arredi, infatti, erano pochi: il letto, la cassapanca per riporvi la biancheria, i comodini, il tavolo, le sedie e una credenza.

Banda Musicale Montapertese

La cucina era un focolare alimentato a legna e le pentole erano di terracotta, di rame o di alluminio. Non esistevano servizi igienici: un recipiente di terracotta veniva usato come W.C., ci si lavava in una bacinella mentre la pila di legno veniva usata come vasca da bagno. Le case erano prive di acqua corrente: si andavano a riempire le brocche (“quartare” o “lanceddi”) alle fontane pubbliche; la biancheria si lavava nei lavatoi pubblci. Non esistendo detersivi, si usava un detergente chiamato “scebba”. Le case, inoltre, erano sprovviste di illuminazione elettrica, per cui per far luce venivano usati candelieri ad olio e lumi a petrolio; ci si riscaldava con il braciere di rame o di alluminio, per stirare si usava il ferro di ghisa dove si metteva il carbone adente (all’epoca non c’erano gli elettrodomestici!). L’analfabetismo era molto diffuso, solamente poche persone sapevano leggere e scrivere: il giornale spesso veniva letto da qualche persona colta del paese.

 

Anche l’alimentazione non era ricca come oggi: la carne (in genere polli, capponi, maiali e agnellini allevati dalle famiglie) veniva mangiata solo nelle feste; per il pesce bisognava aspettare la venuta di qualche ambulante della Marina di Girgenti (Porto Empedocle); le botteghe di generi alimentari vendevano beni di prima necessità e poco altro. I dolciumi erano fatti principalmente di mandorle e zucchero, o solamente zucchero e acqua. I bambini all’età di 7-8 anni andavano in campagna ad aiutare i genitori, pochi riuscivano a diplomarsi e quasi nessuno si laureava; le donne erano escluse dagli incarichi pubblici, non avevano diritto al voto e non potevano uscire da sole se erano nubili. Alla sera, le famiglie erano solite riunirsi attorno al focolare domestico, dove chicchieravano, pregavano e rafforzavano la loro unione famigliare.

fonte www.montaperto.eu

Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento racconta

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