La via Atenea ad Agrigento compresa tra piazza Purgatorio e piazza Caratozzolo è tra gli angoli del centro storico più apprezzati perché ricco di storia e di molte suggestioni.
Un angolo della città ha cambiato totalmente il suo volto nei secoli XVI e XVII col sorgere delle chiese barocche dedicate a Santa Rosalia e a San Lorenzo, detta anche Chiesa del Purgatorio
Il Barocco Siciliano ha lasciato anche ad Agrigento un’ impronta architettonica per certi versi unica nel suo genere.: chiese, palazzi e monumenti pubblici cominciano a far bella mostra di uno stile riccamente adornato con decorazioni ed esuberanti stucchi. Molto di quello che il Seicento ha impreziosito è andato perduto.
Incontriamo innanzi tutto l’ingresso laterale del Collegio di Maria casa di educazione che per tanto tempo ha a tante necessità ed esigenze soprattutto a vantaggio dei ragazzi di entrambi i sessi.
Subito dopo tale Collegio, scopriamo la grave mutilazione operata ad un raro esempio di barocco agrigentino, quale era la chiesa di Santa Rosalia, edificata nel 1626 dopo che un’epidemia di peste aveva mietuto migliaia di vittime in tutta l’isola. Il prospetto era in tufo arenario, di gusto tardo – barocco, dalla particolare geometria a linee curve, L’interno, ad una navata, è decorato con stucchi settecenteschi. A destra vi è un dipinto che raffigura la Madonna col Bambino e i Santi, attribuito a Domenico Provenzani (1747-1808).
Proprio lì accanto, oltre la via Fodera, che si inerpica fra i due edifici religiosi, si erge maestosa, ricca ma essenziale nella sua geometria studiata, la chiesa di San Lorenzo, costruita tra il 1650 ed il 1655 sui ruderi di una chiesetta medievale probabilmente dedicata allo stesso Santo.
La chiesa, da tempo sconsacrata, è costruita sul cosiddetto Ipogeo del Purgatorio, uno dei sotterranei più interessati che attraversano la città, destinato ad usi idrici. Proprio presso la Chiesa del Purgatorio gli ipogei agrigentini hanno uno degli ingressi principali che è sormontato da un leone dormiente. Gli ipogei agrigentini sono cavità più o meno naturali, più o meno profonde e articolate che si spera diventeranno presto anche attrattive turistiche. Secondo la tradizione, al tempo dell’antica Akragas, un geniale tecnico, Feace, razionalizzò con questa rete di cavità l’ approvvigionamento di acqua all’interno della città
Tornando ad illustrare la Chiesa di San Lorenzo, ricordiamo che l’abside e le sue decorazioni (di autore sconosciuto) insieme alla falsa cupola e al tetto ligneo (dipinti dal chierico Michele Narbone) vennero completati nella seconda metà del XVIII secolo.
Gli stucchi, molto belli, che decorano gli interni sono attribuiti a Giuseppe e Giacomo Serpotta (o comunque ad allievi della loro scuola) e sono stati eseguiti tra la seconda metà del 1600 e la prima metà del secolo successivo. Del XVIII secolo sono anche i lavori dello scultore Pietro Carletto, come il fondo della Cappella del Crocefisso realizzato con sculture in legno dorato.
Il Vescovo, monsignor Lucchesi Palli, volle impreziosirla con un coro per otto presbiteri (1757). Il vecchio altare maggiore in legno venne sostituito con uno nuovo a linee barocche di marmo colorate nel 1858
Nel 1860 per la soppressione del Convento di San Vito che la conservava, vi venne posta la Madonna del Melograno, probabile opera gaginesca. Dek 1928 la cappella votiva che ricorda gli Agrigentini morti combattendo nella prima guerra mondiale.
La Chiesa si presenta con un’imponente facciata divisa in partiture e con un portale settecentesco in mezzo. Due colonne ai lati sorreggono il cornicione, sul quale si trovano due statue. Un medaglione, raffigurante le anime supplicanti del Purgatorio cristiano, ricorda a chi entra la destinazione della Chiesa.
Sulla facciata sono inoltre presenti altre due colonne in stile ionico che sorreggono il timpano. In alto domina una Croce.
Tornando in basso, a destra e a sinistra dell’ingresso, a fianco della scalinata di accesso, sopra due piedistalli s’innalzano altrettante statue.
Sul piedistallo posto a fianco della scalinata vicina alla strada è stata posta una lapide che ricorda che nell’aprile del 1860, prima dunque dell’arrivo dei garibaldini in Sicilia, “animosi agrigentini issarono” in mano alla statua il primo tricolore che sventolò ad Agrigento prima dell’Unità.
Appena dopo, risalendo, scopriamo un eccellente laboratorio del gusto nel salotto di Agrigento: Le Boccerie Una nuova formula all day long con apertura dal mattino alla sera e un menù diversificato, che spazia dalla pizza alle conserve, tra primi piatti, secondi, desserts, vini, bevande. Una cucina che esalta le tradizioni locali di mare e di campagna, tra varietà di gusti e di colori. Per tutti coloro che visitano il centro storico di Agrigento “Le Boccerie” è il posto perfetto per una pausa e una sosta gastronomica
Ristorante con tavoli all’aperto e possibilità di asporto.
Risalendo ancora la via Atenea, arriviamo in piazza Caratozzolo. E’ in realtà, è un “largo”, chiamata, anticamente. “Piazza Vecchia”. Circoscrive, a destra, un vecchio palazzuccio che porta il nome dei Caratozzolo, già ( “Albergo di Ganzardi”) , ai piedi del quale, per molti decenni, ha operato la più grande drogheria della città. A sinistra si erge il palazzo Vella che confina, a Sud con un modesto tunnel, appellato “‘li Cannunèddru”. Il palazzo presenta un ampio portone, una scala squadrata e comoda che porta ai piani superiori, dai cui balconi, rivolti a Sud, oggi come allora si gode la vista struggente degli accesi tramonti agrigentini.
Elio Di Bella