• Menu
  • Skip to right header navigation
  • Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina

Before Header

Agrigento Ieri e Oggi

Header Right

  • Home
  • In 5 Minuti
  • Agrigento Racconta
  • Attualità
  • Storia Agrigento
  • Storia Comuni
  • Storia Sicilia
  • Storia Italiana
  • Storia Agrigento
  • Storia Comuni
  • Storia Sicilia
  • Storia Italiana

Header Right

  • Home
  • In 5 Minuti
  • Agrigento Racconta
  • Attualità

Agrigento non dimentica: Ninni Damanti, vittima della mafia

6 Febbraio 2016 //  by Elio Di Bella

DSCN8954

DSCN8955

DSCN8952

GIORNALE DI SICILIA 23 NOVEMBRE 1967

30 Marzo 1960 Agrigento. Assieme al commissario Cataldo Tandoj viene ucciso un giovane passante, Antonio Damanti.
 

Tratto dal libro:  Delitto alle elezioni – Paolo Bongiorno sindacalista ucciso dalla mafia

di Calogero Giuffrida

 

Il «caso Tandoy»

«La sera del 30 marzo del 1960 al numero civico 211 del viale della Vittoria dei killer si avvicinarono al commissario di polizia Cataldo Tandoy e spararono a bruciapelo. Tre proiettili raggiunsero il poliziotto che si accasciò a terra trascinando con sé la moglie Leila Motta che teneva per mano. Il commando colpì anche uno studente, Ninni Damanti vittima innocente. Un classico per i delitti di mafia. Le indagini si mostrarono subito difficili ed imbarazzanti: pista privilegiata quella passionale. Si scoprì che la moglie di Tandoy aveva una relazione extraconiugale. L’amante era Mario La Loggia, un potente di mestiere psichiatra, appartenente ad una delle famiglie borghesi più in vista della città, impegnato in politica con la Democrazia Cristiana. Con l’accusa di esserne stato il mandante La Loggia fu tratto in arresto con altri due presunti 78 complici, ma le convinzioni della magistratura naufragarono al processo. Chiusa la pista passionale restò in piedi quella legata al suo lavoro di capo della Squadra Mobile. Si accertò che nonostante il suo trasferimento a Roma Tandoy aveva deciso di portare avanti un’inchiesta sulla famiglia mafiosa di Raffadali che egli conosceva bene per via delle confidenze avute da tale Cuffaro. Chiese così all’agente Ippolito Lo Presti di inviargli un baule pieno di documenti al nuovo indirizzo romano. Nella cassa, successivamente perquisita, si trovò tutto tranne il dossier- Raffadali. Sul banco degli imputati questa volta finirono cinque raffadalesi. Venne sollevata l’eccezione della libera suspicione e per incompatibilità ambientale il processo si celebrò a Lecce: agli imputati furono inflitte pene severe. Ma poi usufruirono dei benefici di legge»16.

Cataldo Tandoy era arrivato ad Agrigento poco prima dell’assassino del dirigente sindacalista Accursio Miraglia, ucciso a Sciacca, il 4 gennaio del 1947. Era un funzionario digiuno di esperienze mafiose e di intrighi politici, ma intelligente e dotato di buon naso. «In poche settimane di indagini sul delitto Miraglia arrestò sei mafiosi devoti ai La Loggia: Carmelo Di Stefano di Favara; Rossi, Gurreri e Segreto di Sciacca, Montalbano di Caltabellotta e Oliva di Castelvetrano.

Tandoy era certo della loro colpevolezza; ma dovette rapidamente cambiar parere. I sei furono infatti prosciolti in  istruttoria e, come prima azione, denunciarono il commissario alla magistratura. Fu forse questo il primo avvertimento rivolto all’inesperto poliziotto che ancora non aveva capito da che parte spirasse il vento: Tandoy chinò il capo.

Nel 1951, quando fu ucciso Eraclide Giglio, il sindaco-boss di Alessandria della Rocca, Tandoy, che era ottimo segugio, seppe che la esecuzione era stata decisa durante una riunione avvenuta nella sacrestia di una chiesa di Aragona, ed individuò il sicario. Ma fu ancora una volta sfortunato: l’assassino di Giglio morì cinque minuti prima dell’arresto e la stessa fine fece un altro individuo indiziato. Tandoy rinunciò a mostrare troppo zelo e da quel momento egli divenne uno dei tanti amici degli amici, la cui carriera era legata al tatto che avrebbe dimostrato nell’esercizio delle sue funzioni, alla benevola cecità di cui avrebbe dato prova, al rispetto di certe regole non scritte.

Ogni tanto aveva un guizzo di ribellione: quando fu ucciso Zarbo d Raffadali fermò per 48 ore un certo Mangione, guardia spalle di La Loggia, lo psichiatra. In quell’occasione Zarbo fu udito gridare: ‘Io so chi l’ha ammazzato’. C’era una vena di amarezza nelle sue parole. Anche se la sua attività di poliziotto doveva soccombere dinanzi a determinate connivenze, non rinunciava ad indagare. Aveva raccolto una miniera di notizie e avrebbe minacciato di rivelare al segretario della Dc Aldo Moro, che era stato suo compagno di scuola, i tremendi segreti della fazione Dc di Agrigento. I fatti di sangue che per dodici anni hanno contrassegnato la faida tra i due raggruppamenti elettorali contrapposti, le cosche mafiose e i loro collegamenti. «Tandoy non rinunciava ad indagare». Secondo gli inquirenti Tandoy fu ucciso «perché si preparava ad accusare La Loggia per l’uccisione degli esponenti Dc Giglio e Montaperto».

FONTE

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento storia

Post precedente: « Brigantaggio in provincia di Agrigento nella seconda metà dell’Ottocento
Post successivo: San Biagio Platani Buona Domenica »

Footer

Copyright

I contenuti presenti sul sito agrigentoierieoggi.it, dei quali il Prof. Elio di Bella è autore, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all’autore stesso. È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.

Privacy

Questo blog rispetta la normativa vigente in fatto di Privacy e Cookie . Tutta la docvumentazione e i modi di raccolta e sicurezza possono essere visionati nella nostra Privacy Policy

Privacy Policy     Cookie Policy

Copyright © 2023 Agrigento Ieri e Oggi · All Rights Reserved