Per molti secoli, probabilmente fin dal tempo della dominazione araba, la Sicilia venne ripartita amministrativamente in tre «Valli»: Val di Mazara, Val di Noto e Val Demone.
Erano territori molto ampi e che abbracciavano zone e comuni spesso tra loro profondamente diversi, data la vastità del territorio isolano, di circa 25.000 chilometri quadrati.
Durante la dominazione spagnola, precisamente nel 1583, venne decisa la ripartizione in 44 «Comarche», che rimasero in vigore fino al 1812, quando venne adottata la nuova Costituzione, con la quale i Borboni dichiaravano decaduta la feudalità nel Regno delle Due Sicilie e decretavano la divisione amministrativa dell’isola in 23 Distretti.
La Comarca non si configurava originariamente in ente territoriale di decentramento amministrativo, bensì in ripartizione burocratica di talune funzioni dell’amministrazione statale, special- mente per la riscossione delle imposte, nonché per la tutela del patrimonio demaniale. Famosa nel territorio agrigentino la Comarca di Naro, che aveva un vastissimo territorio e che quindi aveva un gettito imponente di tributi, che allora erano in gran parte riferiti ai terreni.
Altre comarche erano quelle di Licata e Sciacca, oltre che quella di Agrigento. Con i decreti, 11 ottobre 1817 e 1 gennaio 1818, il Governo borbonico divise poi l’Isola in sette «Valli», rette da sette «Intendenti».
L’organizzazione distrettuale continuava a sussistere, incorporata però nelle Intendenze, di cui costituiva una sotto-ripartizione amministrativa. Queste «Valli minori», derivanti dalla suddivisione delle tre «Grandi Valli» precedenti, erano: Palermo, Messina, Catania, Girgenti, Trapani, Caltanissetta e Siracusa ( ma in precedenza il capoluogo aretuseo era a Noto).
Dopo l’unificazione nazionale (e quindi dal 1860 in poi), le Intendenze vengono denominate «Province», come in tutta Italia , con a capo i Prefetti, mentre i «Distretti» vengono denominati Circondari. Ancora successivamente vennero istituite le Sotto-Prefetture, con circoscrizioni corrispondenti all’incirca, appunto, ai Distretti, ma in provincia di Agrigento sorgeva anche la Sotto-Prefettura di Bivona, nella parte interna del territorio.
Con la riforma amministrativa, compiuta durante il regime fascista tra il 1923 e il 1929, il mandamento amministrativo (o sottoprefettura) venne soppresso e nel 1927 vennero pure soppressi i Circondari, mentre si aumentò il numero delle Province, portato in tutta Italia da 76 a 92. In quella occasione furono istituite in Sicilia, in aggiunta alle sette province già esistenti, quelle di Enna e di Ragusa.
L’attuale edificio, che, oltre alla Provincia regionale, ospita anche la Prefettura, fu progettato per essere destinato, al tempo del Regno borbonico, ad ospizio di beneficenza, per accogliere gli orfani indigenti.
La prima pietra venne posta nel 1858, ma nel 1860, dopo lo sbarco di Garibaldi, i lavori vennero interrotti e poi fu rono ripresi per essere utilizzati per l’attuale destinazione.
Una curiosità storica molto interessante é quella, riferita dal Picone, secondo cui con decreto del 12 giugno 1825, il Re Ferdinando di Borbone aveva deciso la cancellazione di Girgenti come Capo-Valle, aggregando il territorio a Caltanissetta, con decorrenza dal 1 gennaio 1829. Sorse in città uno spontaneo movimento di protesta, anche perché soltanto pochi giorni prima era stato inaugurato un monumento al Sovrano, ed il Cavalier Maurizio Contarini, per incarico della Decuria (una specie di Giunta Comunale) intervenne presso il Viceré per la revoca del decreto ed infatti la richiesta veniva accolta e con ulteriore decreto del 16 novembre 1828, l’Intendente del tempo veniva avvisato che era stata concessa la «grazia» e quindi venne scongiurato il pericolo di un declassamento amministrativo di Girgenti, che godeva dell’appellativo di «Magnifica».
di Gaetano Allotta