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Agrigento, l’ultima intervista allo scomparso onorevole Gaetano Trincanato

5 Febbraio 2016 //  by Elio Di Bella

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di  Elio Di Bella

“Il famoso discorso del ministro Mancini alla Camera dei Deputati su Agrigento, subito dopo la frana del luglio del 1966… Quanta retorica. Sembravamo in piena tragedia greca.  Disse di non avere mai visto in tutta Italia tante brutture. Quante esagerazioni !”. Si indigna ancora Gaetano Trincanato.   E la sua voce è ancora ferma, come quando dai banchi di Palazzo d’Orleans difendeva gli artigiani per garantire loro la cassa mutua. Sono tanti i ricordi che si affollano nella mente di un politico come lui, deputato regionale dal 1967 al 1996, assessore regionale al bilancio e agli enti locali, vice presidente all’Ars, presidente di diverse commissioni parlamentari, segretario provinciale della Dc, uno dei capi della corrente fanfaniana in provincia. Indelebili sono per lui i tragici fatti della frana del 1966, che travolse oltre che il centro storico di Agrigento l’amministrazione del tempo. Ma secondo Trincanato ci furono delle esagerazioni. Lei come si spiegò allora ciò che accadde ?: “Quello della frana è un fatto grave, ma non con le proporzioni che si vennero presentate allora. Ci furono delle leggerezze nel dare certe licenze edilizie. Un fatto negativo, ma le esagerazioni che vi furono hanno pesato per decenni sulla città. Poi si disse pure che l’abusivismo aveva colpito la Valle dei Templi e non è vero”.

DSCF3636Da allora comunque la città non si è più ripresa. Come spiega che tutte le classifiche da anni vedono Agrigento nelle ultime posizioni ?  “La nostra è una provincia in cui tante risorse umane si sono perse e si continuano a perdere a causa delle emigrazioni. Comunque questi dati statistici non hanno mai convinto molto. Non si tiene conto ad esempio dei dati che riguardano il risparmio. C’è molto denaro depositato nelle banche dagli agrigentini. Denaro che viene investito al Nord. Abbiamo poi realtà come l’Italkali che è una delle poche realtà industriali che danno utili alla Regione siciliana”.

DSCF3610Ma molti servizi non funzionano. “Non e sempre vero. Accanto alle ferrovie e alla rete delle comunicazioni dove viviamo una secolare emarginazione, abbiamo altri servizi che funzionano bene. L’ospedale, ad esempio. Abbiamo avuto le più valide intelligenze della medicina, come i professori Vincenzo Reale, Borsellino, Savagnone. In provincia abbiamo centri sanitari  molto validi. Non si va più al Nord per guarire”.

Il nostro sistema scolastico le sembra all’altezza dei tempi ? “Una risposta si è data. Con gradualità, ma si è data. Mancava l’Università. Adesso c’è. E’ una realtà nuova    e promettente. Una scommessa vincente”.

Gli impianti sportivi sono praticamente inesistenti. “Il problema spesso è la gestione. Gli impianti si sono realizzati, ma poi non si sono gestiti bene. Credo che per certe strutture serva una gestione mista, cioè pubblica e privata”.

Non è mancata una programmazione turistica valida ? “Abbiamo ottimi alberghi e buoni servizi turistici. Oggi ci sono meno presenze di turisti, ma questo dipende dalla crisi economica attuale. Quello che ci penalizza sono i mezzi di trasporto. Non abbiamo un porto dove possono arrivare navi crociera. Speriamo adesso nel raddoppio della Agrigento-Caltanissetta. Mentre la strada per Palermo va migliorata. Ma lei non sa cos’era prima. Penso a quanto c’era da sudare quando dovevamo percorrere le curve di Comiti e di Lercara Friddi. Ma la sfida più grande per migliorare la situazione è la costruzione dell’aeroporto”.DSCF3624

Quella per l’aeroporto è una battaglia che dura da decenni. “Il piano di costruzione di piano Romano è nato su iniziativa della classe dirigente del mio tempo, soprattutto democristiana. Il mio impegno e quello dei parlamentari regionali e nazionali degli anni Settanta e Ottanta ha aperto la strada alle lotte di oggi. Però è necessaria ancora oggi un’azione corale, altrimenti non si otterrà nulla”.

Oggi non sembra esserci questa coralità. Gli attuali parlamentari agrigentini fanno abbastanza per la città ? “Fanno molto bene. La loro opera è meritoria. Bisogna fare di più però nel campo dei trasporti e dell’occupazione, soprattutto attraverso la qualificazione della manodopera. Per questo occorre un’azione corale. Così  oggi D’Orsi ha   vicino tutti i parlamentari per vincere la battaglia per l’aeroporto”.

Vede delle differenze tra i parlamentari di trenta-quaranta anni fa e quelli di oggi ?: “Noi avevamo un partito, con una compattezza straordinaria.  Questo ha reso forte in provincia la democrazia cristiana che è cresciuta nel tempo nei consensi e nel numero degli eletti. Abbiamo avuto dei contrasti interni, ma in cinquant’anni solo una scissione, quella avvenuta con Milazziani (l’Uscus) che siamo riusciti ad assorbire. Oggi senza veri partiti è tutto molto più difficile. L’eletto è lasciato solo. Non c’è il retroterra neppure nella sinistra, perché mancano persino i quadri, i dirigenti. Ci troviamo in un marasma incomprensibile”.

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Come si arrivava alla politica quando lei era giovane: “Io ho iniziato con l’azione cattolica e con i comitati civici. Dopo mi sono immesso nel gruppo storico che fondò la Dc agrigentina. Il Vescovo Peruzzo fu determinante per arginare i comunisti. Quando poi decidemmo di   aprire ai socialisti, con monsignor Peruzzo abbiamo avuto posizioni contrastanti. Il Vescovo non faceva differenza tra socialisti e comunisti. Con la mediazione di monsignor Sortino, vicario generale, superammo le difficoltà. Grazie a quella esperienza sono cambiate tante cose. I dipendenti pubblici dalla seconda metà degli anni sessanta agli anni settanta sono aumentati notevolmente, senza creare esuberi, ma rispondendo alle esigenze del tempo”. L’anziamo uomo politico  sfoglia gli album di foto. Va fiero del suo passato. Da giovane  ha fatto parte di un gruppo che non ha avuto soggezione dei grandi padri della Dc agrigentina. “Sono stato tra i fondatori del gruppo “Santo Spirito. Assalto alla miseria”, con Raffaello Rubino, Carmelo Nobile, Francesco Pillitteri, Ignazio Cantone. Giovani Dc che ci mettemmo in    contrasto con la forte gerarchia democristiana di allora.   Siamo stati dal 1955 al 1957 elementi di rottura rispetto al passato. Eravamo un gruppo con idee nuove, che veniva dall’Azione Cattolica. Da minoranza il nostro i gruppo giovanile divenne presto maggioranza. Poi ci siamo avvicinati a Fanfani e in quel tempo ho anche stretto amicizia con Giuseppe La Loggia”.

DSCF3643Gaetano Trincanato è stato a lungo un politico ascoltato   E per la politica ha fatto  molte rinunce. Dice con un certo orgoglio : “Io per quarant’anni non ho trascorso una sola domenica in famiglia. Impegnato da martedì a venerdì in assemblea regionale, nei restanti giorni lavoravo per il partito e per gli elettori. E tanti ancora lo ricordano. Cosa sia oggi la politica non lo so. Per me è stata la realizzazione dei miei ideali e servizio per il bene comune”. Tira fuori dal cassetto della scrivania, con molta cura, una lettera  di Amintore Fanfani, del 12 maggio 1964. Il grande vecchio della Dc   elogia l’impegno di Trincanato  e quello del gruppo dei fanfaniani in provincia di Agrigento. Mentre la rilegge pesa le parole e per nascondere l’emozione, si passa la mano sulla fronte e tira su i capelli, quei ciuffi bianchi, che gli danno ancora un aspetto ribelle.  Dietro la scrivania, sulla parete, c’è un quadro. “E’ di Fanfani”, dice. “Eravamo davvero molto amici. Che grande statista ! Gli devo molto. C’era molto da imparare dalla sua rettitudine e dalla sua grande e lucida intelligenza”. E mentre torna a guardare il  quadro, lo sguardo sembra fuggire verso un passato ancora molto vitale, lontano da possibili dubbi sulle scelte compiute.  La sua voce allora parlando di quei giorni  ogni tanto si spezza ed è lì che il politico cede all’uomo.

L’onorevole Gaetano Trincanato si è spento il 18 gennaio 2016

di  Elio Di Bella

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Categoria: Agrigento RaccontaTag: agrigento racconta

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