Quando lo scrittore Gino Clicchetti, capo dell’Ufficio Stampa di Palermo, che non avevo ancora l’onore di conoscere, mi comunicò che il Comitato cittadino presieduto dall’illustrissimo Signor Podestà, aveva su sua proposta ed all’ unanimità, deliberato di affidarmi l’incarico di modellare il ritratto di Luigi Pirandello, provai una delle più grandi gioie della mia vita: l’idea di dovere ritrarre il volto dell’amico e del grande scrittore mi faceva, felice.
Conobbi Luigi Pirandello nel 1888 a Palermo, nel caffè Tallarita sito ai Quattro Canti di Città verso la via Maqueda; non ricordo chi ci presentò, ma ricordo che la sua conversazione mi parve assai simpatica e che mi convinsi trattarsi di un giovane intelligentissimo e colto. Poi lo perdetti di vista- lo ritrovai tre o quattro anni dopo a Roma dove ero studente; lo incontrai parecchie volte in casa del di Lui zio, l’eroico garibaldino e poeta agrigentino Comm. Rocco Ricci Gramitto il quale teneva, religiosamente protetto da una campana di vetro, lo stivale insanguinato di Garibaldi forato dalla palla di Aspromonte.
Io eseguivo allora il ritratto del Ricci Gramitto e così ebbi il piacere della prima visita di Luigi Pirandello nel mio studio, perchè Egli venne a vedere qel ritratto insieme al fratello Enzo, mio amico e mio compagno di pigione.
In quello stesso anno 1892 io modellavo il ritratto del Leopardi ed il Pirandello volle vederlo pure; in seguito Egli cominciò a mostrare per me amicizia e simpatia e di tanto in tanto veniva nel mio studio in via Flaminia.
Era un giovane assai bello: dalla folta capigliatura bionda e dal collo bellissimo. La Sua fisionomia di allora non è più ricostruibile se lo si ricorda quale era nella vecchiaia, col Suo sguardo ed il Suo sorrido fra il tragico e l’ironico, sebbene sempre accoglienti.
E’ ricordando quello sguardo e quel sorriso che ho scolpito la testa di Luigi Pirandello.
Antonio Ugo
busto di pirandello ai giardini inglesi a palermo