sorpreso dalla dignità della gente di Girgenti
Charles Robert Ashbee (1863-1942) è noto per essere stato tra i principali protagonisti del movimento Arts and Crafts, sorto in Inghilterra alla fine dell’Ottocento. Compì un breve viaggio in Sicilia tra io 1906 e il 1909.
La studiosa Francesca Passalacqua in un articolo intitolato «Sicily is a land for Architects». The Arts & Crafts culture of Charles Robert Ashbee in Sicily (1907-1909) ha sintetizzato alcune pagine delle memorie di quel viaggio durante il quale ha sostato anche a Porto Empedocle e ad Agrigento
Ecco il testo
“Le pagine che narrano i giorni trascorsi tra Agrigento e Porto Empedocle sono introdotte da poche righe che Ashbee riferisce come considerazioni della moglie Janet, secondo la quale non era possibile dire ancora qualcosa a proposito della Sicilia che non sia stata già scritta. Opinione che non lo trovava d’accordo, ritenendo che la resistenza al tempo dei meravigliosi templi della valle avesse sempre bisogno che se ne continuasse a scrivere.
Tuttavia, Ashbee nei suoi scritti sui giorni trascorsi nell’antica Girgenti si dedicava quasi esclusivamente a considerazioni, osservazioni e commenti sulla gente incontrata durante il viaggio, piuttosto che sulla vista suggestiva del paesaggio, sorprendendosi della dignità della gente comune, in particolare dei contadini, così distinti da sembrare appartenere alla classe borghese.
«There are three things I wanted to see at Port Empedocle: 1) the view of Akragas coming up from the Lybian Sea; 2)
the remains of the Temple of Zeus and 3) the hundreds of naked sulphur bearers carrying their yellow loads out to the
ships. […] A port, especially a Southern port, is always picturesque, there were Ethiopian sailors, and modern Greeks with earings of gold in their ears, there was colours on the prows of the ships and Southern wine jars of clay: moreover, as obvious part of the Motley, I was accosted in many languages that purported to the English»”.
Il paesaggio del porto e, in particolare, i suoi abitanti erano, però, sempre tra i principali interessidelle sue riflessioni; lo attraeva la veduta di Agrigento dal mare libico e quanto rimaneva del tempio
di Zeus, le cui rovine sono parte integrante del territorio. Ma era invece l’ambiente del porto, sempre pittoresco, che lo catturava maggiormente, con i portatori di blocchi di zolfo incontrati in prossimità della città e i marinai di varie nazionalità. Dovendosi poi riparare per la pioggia nella chiesa di Maria Addolorata, si sorprendeva ancora una volta della gentile ospitalità del parroco, che teneva a regalargli una statuetta della Madonna.
Lo addolorava infine il pensiero che cominciava a far confusione della gente che aveva incontrato durante il viaggio (guide, autisti e barcaioli), persone disponibili e fantasiose, assolutamente non assimilabili alla gente del Nord, e si domandava quale fosse la peculiarità che rendeva così disponibili i siciliani”