di Nino Agnello
Scrive Giuseppe Picone nelle sue monumentali Memorie Storiche Agrigentine (Girgenti 1866; ristampa anastatica Agrigento 1982, pag. 429) : « Oltre le induzioni, troveremmo un documento sincrono nella geografia di Edrisi, nella quale ci viene descritta Girgenti, popolosa, nobilissima, ed ornata di alti palagi, e di abitazioni il di cui aspetto destava meraviglia a chi le riguardasse»
E in nota aggiunge : « Lo insigne Michele Amari, venuto fra noi in maggio del 1868, quando io mi dibatteva fra le prime asprezze della lingua arabica, con la sua consueta cortesia me ne facea la traduzione, che io trascriverò fedelmente dopo il testo. » (Segue il testo in arabo).
Ecco la traduzione :
«Girgenti — Città popolosa, nobilissima, frequentata molto da stranieri che vanno e vengono. — Ha eccelsa e forte rocca e contrade fiorenti; paese di antica civiltà, celebre in tutte le regioni. — Dico anzi, che Girgenti è uno dei propugnacoli più formidabili, ed una delle terre più illustri. — Quivi traggono i viandanti da ogni parte del mondo; quivi si adunano le navi e le brigate; s’innalzan qui sublimi i palagi, e l’aspetto delle case fa meraviglia a’ riguardanti. Ne’ mercati di Girgenti si ritrova tutta sorte di lavorìi, e tutte specie di derrate, e di merci. — Ridente di orti e di giardini, abbonda delle più svariate qualità di frutta. — Antichissima, anzi aborigena, mostra colle sue vestigia l’alta possanza che tenne un dì. — Per l’immensa copia delle derrate che vi affluiscono continuamente, egli avviene, che tutte le navi grosse che vi approdano, compian quivi il carico loro, entro pochi giorni, e n’abbian anco di avanzo. — Famosa è Girgenti pei suoi orti e per ogni prodotto del suolo. — Giace a tre miglia dal mare. »
CHI ERA EDRISI
Edrisi, famoso geografo arabo, nato a Ceuta in Africa (oggi nel Marocco spagnolo) verso l’anno 493 dell’egira, corrispondente al 1099 .dell’era cristiana, compose un libro di geografia generale per illustrare la rappresentazione della terra attraverso un globo costruito per re Ruggero (cfr. Biografia Universale, voi. XVII, Venezia 1824).
Qui, descrivendo anche la città di Agrigento, ne fa un elogio entusiastico tanto da spingere il Picone a riportarlo in calce, nelle sue Memorie, in doppia lingua.
Anche noi lo accogliamo in questo nostro lavoro sia perché in prosa ritmica, sia perché ci dà ima immagine davvero esaltante della nostra città nel periodo arabo-normanno, XII secolo, quando essa, dopo Io splendore dell’età classica greca rivisse sia pure tra dissidi interni suoi e di tutta l’isola, imo dei momenti più prestigiosi della sua vita politica, culturale e sociale, per poi cadere in un lungo e rovinoso periodo di torpore sotto gli Angioini prima e sotto gli Aragonesi successivamente.
Edrisi elogia la sua antica e nobile civiltà di cui sono testimonianza le importanti vestigia, la crede « aborigena » lasciandosi, però, sfuggire la sua fondazione greca da parte dei coloni di Gela, ne ammira le capacità difensive naturali e militari, il suo meraviglioso aspetto naturale e l’opera stessa dei suoi uomini per alte costruzioni che spiccano su orti e giardini. Sottolinea la sua attività marittima e commerciale, che la rifornisce abbondantemente di ogni tipo di provviste con prodotti locali e provenienti dal suo entroterra, cui fa riscontro una popolazione numerosa ed attiva.
Agrigento infatti restava, sotto la dominazione araba, capitale di uno dei cinque Valli in cui venne divisa la Sicilia, ed era uno dei centri più popolosi, ancora secondo il Picone (cfr. tutto il cap. Ili della Memoria Quinta).
Un particolare, accennato due volte, è dato dal suo turismo come fonte non prevalente ma complementare di altre attività. Agrigento mantiene ancora oggi la sua peculiarità di città turistica, solo che ha perduto le altre qualità produttive col rischio che venga colpita anche questa sua inconfondibile fonte di economia e di rinomanza.
Certamente non ci sfugge il fatto che Edrisi, esaltando Agrigento, tendeva ad esaltare i meriti della dominazione araba in Sicilia, per cui dà attenzione preminente alla produttività, al traffico portuale, alle operosità dei cittadini.
Ma riconoscendo assieme a lui gli effetti positivi di tale dominio in tutta l’isola nei vari settori della vita politica, economica, culturale e artistica, di cui la storia siciliana è piena, riconosciamo anche la sincerità di questo elogio rivolto da Edrisi alla nostra città, anche se ci può mettere in sospetto il fatto di vedere tutto positivo, tutto bello, tutto esaltante, senza ombre chiaroscurali. 0 è la nostra cattiva coscienza che oggi ci fa vedere ombre dappertutto?
Non c’è dubbio di tutto questo, come però non c’è dubbio che nei primi secoli di, questo millennio Agrigento godeva in Sicilia e nel Mediterraneo di un prestigio incontrastato, dato non soltanto da lontane eredità greco-latine, ma principalmente riconquistato con la sua operosità. Meritava dunque un simile elogio da parte di Edrisi, di un geografo cioè che, pur non essendo un poeta, mostra tanto interesse e sensibilità per le bellezze della natura e per l’attività umana da sentirsene intimamente colpito e da scrivere col candore e la semplicità di un poeta.