di Alessandro Fiorillo
Le incursioni sulle città italiane durante la seconda guerra mondiale furono numerose e provocarono migliaia di vittime e danni incalcolabili. La fase più cruenta dei bombardamenti durò dall’autunno del 1942 all’estate del 1943; in seguito, pur attenuandosi, le incursioni continuarono fino al 1945. Tra le città maggiormente colpite si ricordano Napoli, Torino, Milano, Genova, ed ancora Roma, Bologna, Firenze, Palermo, Bari, Messina, Taranto, Cagliari, Catania e numerosissime altre località (a Foggia, in particolare, vi furono oltre 20.000 vittime).
Ciò spiega perché durante tutto il periodo 1940-1945 i vigili del fuoco italiani furono impegnati in maniera eccezionale per prestare la loro opera e soccorrere la popolazione vittima delle continue incursioni alleate: migliaia di interventi eseguiti spesso anche nel corso dei bombardamenti stessi e durante mitragliamenti aerei, a prescindere dai rischi e con i vigili medesimi alcune volte vittime loro stessi di esplosioni e crolli. Soprattutto nelle città più grandi, a lato delle caserme principali furono creati anche
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distaccamenti di guerra provvisori dove fu alloggiato il personale di rinforzo proveniente da località meno coinvolte nelle operazioni di guerra. In tutto questo, a fianco dei vigili del fuoco furono gli uomini dell’UNPA e data l’eccezionalità del momento, i turni di servizio erano talvolta anche di molte ore di seguito. A fianco del personale in servizio permanente effettivo furono richiamati anche molti volontari che prestarono la loro preziosa opera dando manforte ai colleghi permanenti. Quanto ai tipi di intervento eseguiti nell’intero lasso temporale del conflitto, soprattutto in alcune delle città più colpite dai bombardamenti, si deve prestare particolare attenzione non solo agli interventi conseguenti ai danneggiamenti delle civili abitazioni, in molti casi comunque vasti e importanti, ma anche a quelli che riguardarono le strutture industriali e produttive.
In relazione a queste ultime, vale la pena ricordare che soprattutto a Milano e Torino i vigili del fuoco furono costretti ad intervenire allo stabilimento del Lingotto della Fiat nel capoluogo piemontese (dopo il bombardamento del 29 marzo 1944), e in diversi insediamenti produttivi in quello lombardo. A Genova, Palermo, Napoli, Bari, Civitavecchia, Livorno, Messina e Taranto furono soprattutto le infrastrutture portuali a essere danneggiate pesantemente. Nella capitale del regno, a Roma, diverse incursioni presero di mira gli aeroporti di Ciampino, del Littorio, e il grande scalo
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merci ferroviario nelle vicinanze del quartiere S. Lorenzo. Nelle Puglie, sempre a Foggia, oltre alla città vera e propria furono colpiti duramente gli aeroporti e lo scalo ferroviario. Le bombe non risparmiarono la Sicilia. Il capoluogo siciliano non ebbe sorte migliore rispetto alle altre grandi città italiane, e subì anch’esso violenti bombardamenti che provocarono danni e vittime. Il 23 giugno 1940 gli aerei alleati bombardarono Palermo in due ondate successive, una alle ore 18:20 l’altra un’ora dopo. Le circa trecento bombe sganciate, tra incendiarie e dirompenti, colpirono principalmente la zona del porto. Quel giorno i vigili compirono complessivamente cinquantatré interventi, per la massima parte tra le bombe che cadevano e il fuoco dell’artiglieria contraerea.
Un’altra grave incursione ci fu nelle prime ore del 18 luglio 1941, quando fu di nuovo colpita la zona del porto. Il 7 e l’8 settembre 1941 parecchie centinaia di spezzoni incendiari caddero sulla città. Malgrado l’incessante serie di esplosioni, i vigili del fuoco accorsero in circa duecento punti diversi. In questa occasione il popolare rione del Borgo fu quasi completamente distrutto, crollarono edifici interi e i vigili stessi ebbero non poche difficoltà a intervenire per le macerie che avevano completamente ostruito le strade con l’impedire il transito degli automezzi.
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Ciò nonostante, essi riuscirono a estrarre vive dalle macerie ventuno persone, e a recuperare le salme di cinquantadue vittime. Nella notte tra 31 ottobre e 1 novembre 1941 un nuovo intenso bombardamento provocò ancora molti danni, soprattutto agli stabilimenti industriali. Uno degli attacchi più violenti fu quello che colpì tra le ore 22:29 del 2 e le 4:45 del 3 marzo 1942, quando gli aerei alleati lanciarono numerose bombe dirompenti di grosso calibro. Fu colpita ancora una volta la zona del porto e quel giorno i vigili del fuoco compirono ben 147 interventi. L’incendio più grave fu quello che si sviluppò sul piroscafo tedesco Cuma, carico di esplosivi e lubrificanti. Inizialmente i vigili tentarono di fronteggiarlo, ma in un secondo tempo le autorità che sovraintendevano all’emergenza ordinarono loro di allontanarsi, visto il pericolo grave e soprattutto considerata l’impossibilità di riuscire a spegnere un fuoco di proporzioni così importanti quali erano quelle che si erano sviluppate.
La decisione fu provvidenziale perché di lì a poco il piroscafo esplose. Non fu soltanto il capoluogo ad essere colpito dai violenti attacchi aerei, anche altre località subirono l’oltraggio delle bombe. Tra queste, Agrigento, che il 12 luglio del 1943 subì uno degli attacchi più violenti, che provocò molte vittime. Ma già dal 1941 i vigili del fuoco del 73° Corpo furono impegnati intensamente a fronteggiare il furore dei bombardamenti.
Fig. 4
Il 30 agosto 1941, in seguito ad incursione di velivoli nemici i vigili del distaccamento di Licata, ed i rinforzi sopraggiunti da Agrigento, intervennero per estinguere un grande incendio di un molino e pastificio, nonché per lo sgombero di materiali crollati, per il salvataggio di undici persone ferite e per il recupero di sei salme. Il giorno successivo intervennero di nuovo per fronteggiare l’incendio che, a causa di un nuovo attacco aereo, divampò nei reparti delle raffinerie di zolfo. Il 4 settembre del 1941 i vigili del distaccamento di Licata provvidero al trasporto di bombe inesplose e assistettero al brillamento delle stesse, effettuato dagli specialisti dell’artiglieria. Soccorsero inoltre un aereo nazionale che fu costretto ad un atterraggio di fortuna.
Tre giorni dopo ancora i vigili del distaccamento di Licata intervennero per la rimozione di bombe inesplose e spezzoni incendiari nello stabilimento Montecatini, nel quale intervennero di nuovo l’11 settembre per domare un incendio provocato ancora da spezzoni incendiari. Il 17 settembre i vigili di Licata e di Agrigento intervennero ancora alla Montecatini, colpita di nuovo da bombardamento nemico, e provvidero al salvataggio e al trasporto di undici feriti, e al recupero di una salma.
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Sempre quel giorno i vigili del fuoco del distaccamento dell’aeroporto 501 intervennero per domare l’incendio di un aereo nazionale caduto, nel quale recuperarono cinque morti, sotto la minaccia dell’esplosione delle munizioni di bordo. Il 24 ottobre del 1941 per i vigili del fuoco fu un giorno tragico perché, sotto il fuoco delle bombe, perirono nell’adempimento del dovere Settimio Calandra, originario di Enna ma in servizio presso il 73º Corpo di Agrigento, e Raimondo Cimino, vigile volontario anch’esso in forza al Corpo di Agrigento. Essi rimasero sepolti sotto le macerie del distaccamento di Licata, colpito dall’incursione effettuata dall’aviazione americana a partire dalle ore 16.
Per Calandra e Cimino non ci fu nulla da fare; oltre a loro, altri cinque vigili del fuoco furono feriti. I vigili rimasti incolumi provvidero a soccorrere 24 feriti civili e a recuperare 15 salme, sepolte dalle macerie dei palazzi crollati. Le incursioni continuarono, imperterrite, per i restanti mesi del 1941, nel 1942 e fino al luglio del 1943, impegnando i vigili del 73° Corpo che si fecero trovare sempre pronti e che continuarono, con sprezzo del pericolo, a fronteggiare le ostilità e a soccorrere la popolazione colpita dal furore delle bombe.
I nomi di Calandra e Cimino, scolpiti nel marmo, si leggono oggi nel Sacrario delle Scuole Centrali dei servizi Antincendi, insieme a tutti quelli dei caduti in servizio del Corpo nazionale. A Settimio Calandra è inoltre intitolato il Gruppo Sportivo dei Vigili del Fuoco di Enna, mentre a Raimondo Cimino quello di Agrigento.
Bibliografia [D. Ortensi, a cura di], Documentario di guerra 10 giugno 1940 – 31 dicembre 1942, Ministero dell’Interno, Direzione generale dei servizi antincendi, Roma 1943[?].
V. Andò, L’attività del 51° Corpo Vigili del Fuoco durante i bombardamenti sulle Città di Messina, S. Agata di Militello, Milazzo, Giardini e Taormina. Storia ed organizzazione del Corpo dei Pompieri di Messina dal 1909, Catania 2007.
A. Fiorillo, Gli interventi dei Vigili del Fuoco durante la seconda guerra mondiale, in M. Cavriani, P. Spagnesi, a cura di, Il Corpo Nazionale Italiano dei Vigili del Fuoco: storia, architetture e tipi di intervento al tempo della sua costituzione (1900- 1945), Roma 2013.
Coordinamento del progetto: Dott. Ing. Marco Cavriani, Dirigente Superiore, Vice Direttore Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica.
Ricerche storiche e testo: VC Dott. Alessandro Fiorillo, Direzione Centrale Prevenzione e Sicurezza Tecnica.
Ricerche iconografiche: DA Dott. Ing. Vincenzo Andò, Comando provinciale Vigili del Fuoco Catania.
Le immagini intercalate nel testo sono oggi conservate presso il reparto fotografico del Servizio Documentazione e Relazioni Pubbliche del Dipartimento VV.F. – Roma e raffigurano le esequie dei vigili Cimino e Calandra (Figg. 3-4-5-6) e gli effetti dei bombardamenti del 22 ottobre 1941 a Licata (Figg. 1 e 2). In una delle foto (Fig. 4) si nota l’ing. Osvaldo Piermarini (al centro con la bustina), alle esequie dei caduti in rappresentanza del Direttore generale dei servizi antincendi, il Prefetto Alberto Giombini.