Pubblichiamo un manoscritto del 1922 che illustra il “piano fuori porta di ponte” angolo per angolo. Porta la firma dell’ingegnere capo Bevilacqua. Si precisa che era a corredo di una planimetria che era stata realizzata dal disegnatore dell’amministrazione provinciale Salvatore Lo Presti e datato 6 agosto 1884. Scopo del documento è “delineare la proprietà dell’amministrazione provinciale, la quale si estende da sud a nord, dalla scala dinanzi alla prefettura a tutto il palazzo provinciale, al giardino retrostante e alla scarpata argillosa che sta dietro il giardino”. Chi scrive, mentre descrive la planimetria, si rivolge a destinatari che vivono ad Agrigento nel 1922
- Porta di Ponte fu demolita dall’appaltatore Giovanni Scaglia, il quale ebbe pure l’appalto della costruzione della nuova entrata e del lastricato di via Atenea.
- Dietro il fabbricato Mendolia e quello di San Pietro esisteva il trappeto di padre Curreri
- al costone Sud del fabbricato Mendolia vi era la bottega “di lu Ragatusu”
- nella stradella esterna che passava dinanzi al palazzo Mendolia sorgeva un filare di gelsi bianchi
- Tale stradella girava nel punto in cui oggi è l’angolo sud-ovest del terzo sgherro (giardinetto, ndr), per scendere nella villa piccola
- A principio di detta stradella e precisamente tra l’angolo nord-ovest del terzo sgherro e l’angolo sud-ovest del 2 sgherro era la garetta del dazio di consumo
- Al di sotto di tale garetta (presso a poco) cominciava il fossato in fondo a cui era la villa piccola con alberi di robinie
- Nel fondo a nord della villa piccola e precisamente sotto al crocevia formato dal viale che va verso la prefettura,era la vaschetta dell’acqua sorgente trovata dal colonnello Flores (acqua perduta però, trovata poi, perduta e ritrovata un’altra volta: iscrizione del canonico De Castro). Dietro a tale vaschetta era la casetta del custode (il vecchio Battaglia)
- Proprietario dell’area in cui sorse la villa piccola ed anche la roccia in cui sorse anche la villa “Maria Teresa” era don Calogero Cannameli
- Sotto l’orlo a sud della Villa piccola esisteva un orto dello stesso don Calogero Cannameli, sotto di questo trovasi un altro orto di certo Angiova. L’acqua che irrigava questi due orti era molto probabilmente quella stessa della villa.
- La villa piccola aveva un’entrata dal lato orientale sulla strada che scendeva verso la chiesa di San Calogero, ma un po’ più sopra di detta chiesa e, precisamente, a metà del muro orientale di cinta del quarto sgherro
- La roccia della passeggiata apparteneva ai seguenti proprietari: primo tratto (il maggiore) alla congregazione dell’Immacolata (poi concessa a Giovanni Scaglia che vi aprì una cava tra il 1972 e il 1873); il secondo tratto al sig. Campagna; il terzo tratto a don V.Vullo (questo tratto precedentemente era appartenuto a don Vincenzo Carbonaro e in ultimo divenne proprietà di Altieri; ultimo tratto a don Giambattista Picone
- La passeggiata venne iniziata nel 1848 per dare lavoro al popolino esasperato e poi fu proseguita nel 1856 dal sedicesimo Reggimento Fanteria borbonico che operò il taglio della roccia al lato nord e il riempimento al lato sud
- Al posto dove oggi è la casa Caruso (divenuta poi proprietà dell’avv. Grasso trovasi “u tunnu”, un emiciclo con sedile in giro all’interno dove tutte le domeniche teneva i suoi concerti la musica del presidio borbonico e dove nei pomeriggi andavano a riposare dal passeggiare i maggiorenti della città dive questi si incontravano coi frati cappuccini
- Al cantone nord della porta di Ponte era attaccata la casa di don Giuseppe Argento. Al pianterreno sul contiguo fabbricato eredi Mendola trovavasi un fondaco con delle grotte in fondo. Al pianterreno della casa Calogero Lauricella era un altro trappeto. I fabbricati fratelli Mendola e Pasquale Curreri erano stazzoni. Lo stazzone Cipollina era detto anche di Scardella. Sull’area di questi ultimi fabbricati furono gittate le fondamenta del palazzo provinciale con profondità di m.25 ai lati sud ed est e di m.7 al lato nord.
- A sud est della strada che usciva da porta di ponte esisteva un terrapieno che soprastava alla villa piccola: esso formava un piano che, verso ovest si elevava a modo di seggiola per parte del primo sgherro e quasi tutto il secondo sgherro. Questa seggiola veniva contornata dalla strada che scendeva verso san Calogero e corrispondeva di fronte al Calvario nuovo. Sul piano di questa seggiola accalca vasi in maggior parte il popolino nel giono del Venerdì Santo
- La scarpata esistente dietro il giardino della Prefettura si estendeva in gran parte per tutto il detto giardino, per tutto il palazzo della Prefettura e per gran parte del piano che si stende al lato est di detto palazzo e giardino. Con materiali risultati dallo scavo di detta scarpata si estese il piano di San Filippo dalla parte nord.
- Questo piano venne sistemato mediante varii livellamenti di cui uno al 1851 epoca in cui si piantò la villa nuova, ed altri in seguito. Dopo il primo livellamento nel piano di San Filippo i contadini in estate aprivano diverse aie in cui andavano a trebbiare il frumento e ciò si praticò sino verso il 1862
- Per l’impianto della nuova Villa fu chiamato da Palermo il capo giardiniere don Luigi Maresca il quale qui rimase fino al 1866