Il quartiere ove sorge la Chiesa di Santa Maria degli Angeli si estende nell’estremo limite orientale della città di Agrigento, che sino a due secoli fa era abbracciato dal tratto di mura chiaramontane che andavano da Porta Bibirria (collocata presso la chiesa di Sant’Onofrio e distrutta insieme alla chiesa nel 1864) a Porta di Ponte. Questa porzione delle mura lambiva quindi la chiesa di San Michele e la Chiesa di Santa Maria degli Angeli.
In questo declivio orientale della città, per la precisione, le mura, seguendo la collina, volgevano verso sud per ricongiungersi con “Porta del Ponte”.
Tra il 1294 e il 1299 la cinta muraria arabo-normanna, che racchiudeva la città, fu ampliata per iniziativa della nobile famiglia dei Chiaramonte circondando, definitivamente, anche questa parte della collina agrigentina.
E’ il toponimo “via delle Mura” che in particolare ci ricorda in particolare l’esistenza di quest’opera muraria, mentre la denominazione dei vicoli e dei cortili di questa zona ci riportano al suo sviluppo urbano, costituito da vicoli e cortili, ma anche da lunghe arterie.
Nel sec. XVII vennero realizzati limitati interventi di demolizione di fabbricati per allargare le strade e per facilitare il sorgere di nuove le attività commerciali, poichè gli spazi pubblici per i mercati e le fiere erano fino ad allora ubicati soprattutto nel quartiere del Rabàto e in quello detto Ravanusella. Si pensò quindi di favorire la nascita di nuove attività commerciali e mercati anche in questa parte della città.
Le nuove costruzioni furono fatte in legno e in parte in muratura.
Nel 1762, infatti, anche in questa parte della città, divenuta più popolosa, si cercò di dare soluzione al problema del rifornimento idrico della città e vi veniva addotta ‘‘l’acqua della Miraglia’’
L’espansione urbana di questa zona fu progressiva e portò quindi tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX secolo alla costruzione della Chiesa Madonna degli Angeli su iniziativa dei frati riformati di San Francesco che nel 1578 avevano avuto in affidamento il monastero di San Vito da papa Gregorio XIII.
Dopo la costruzione della Chiesa nacque la confraternita dedicata alla Madonna degli Angeli che operò per due secoli.
Alla Chiesa si arrivava e si arriva per la salita della Madonna degli Angeli che uno studioso agrigentino Francesco Paolo Diana ci dice che sino alla prima metà del mille e ottocento era “alpestre, quasi impraticabile, senza gradini e senza ciottolato, col tratto ad est del grosso muro medioevale e ad ovest misere catapecchie”.
Nel secolo XIX s’intervenne su quasi tutto il versante settentrionale delle mura e molte abitazioni del quartiere a Nord del centro storico (San Michele) furono ricostruite, utilizzando le pietre delle antiche mura di cinta
Questo non portò però a dei miglioramenti, tanto che Pirandello, descrivendo questa parte della città che dalla via Atenea sale verso la cima della collina, scrive : “Vi si saliva per angusti vicoli sdruccioli, a scalini, malamente acciottolati, sudici spesso, intanfati dai cattivi odori misti esalanti dalle botteghe buje come antri…, botteghe per lo più di fabbricatori di pasta al tornio, stesa lì su canne e cavalletti ad asciugare, e dalle catapecchie delle povere donne, che passavano la giornata a sedere sull’uscio, le giornate uguali tutte, vedendo la stessa gente alla stess’ora, udendo le solite liti che s’accendono da un uscio all’altro, tra due o più comari linguacciute per i loro monelli”.
Ricordiamo che la famiglia di Pirandello ha abitato per lungo tempo in via San Pietro (dunque non lontano dalla chiesa Madonna degli Angeli) e che in uno dei vicoli di questa zona abitava sua zia Rosalia, sorella di sua madre, a cui Luigi da piccolo era affezionata e che andava spesso a trovare.
La maggior parte delle strade del quartiere portano i cognomi di famiglie agrigentine che hanno a lungo abitato da queste parti (Argento, Sala, Palillo, Diana, Palillo, Notonica, Lombardo, ecc), ma alcune ci ricordano che qui vi erano anche diverse attività commerciali, come la via dei Fornai e via Botteghelle ( a cui si riferiva Pirandello). Si sviluppava anche in questa zona l’area dove sorsero l’ospedale realizzato nel Medioevo dai Cavalieri Teutonici (poi divenuto Ospedale Civico e operante sino alla fine degli anni Ciquanta del secolo scorso) e il tracomatosario, costruito all’inizio del Novecento da don Angelo Piazza, che ricordiamo anche per il fatto di essersi occupato nel 1910 dei restauri della chiesa Madonna degli Angeli, resisi necessari anche perché il terreno in questa area è franoso, infatti, la chiesa è sempre stata soggetta a lesioni e puntellamenti.