ospedale dei cavalieri teutonici
Sono tante le mutilazioni culturali che la città di Agrigento ha subito nella sua lunga e gloriosa storia e non sempre esse sono dovute all’erosione del tempo, agli sconvolgimenti naturali o alle guerre, troppo spesso invece si devono alla insipienza dei suoi cittadini e in particolare dei suoi amministratori.
Uno dei casi più eclatanti è la distruzione della chiesetta dedicata alla Santa Maria della Grazia che sorgeva nell’attuale piazza Vittorio Emanuele, proprio accanto alla villa Garibaldi. Essa andò distrutta all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso assieme alla bella villa per fare posto agli attuali edifici. Venne spazzata via perché la si riteneva di scarso valore artistico. La chiesetta della Grazia era stata costruita tra il 1432 e il 1442 dal Senato agrigentino su richiesta dei figuli e degli operai che lavoravano fuori Porta di Ponte.
Purtroppo oltre alle chiese sono molti soprattutto i conventi e i monasteri che Agrigento ha perso negli ultimi secoli. Alcune strade portano ancora il nome di qualcuno di essi, come il vicolo Mercede che richiama alla memoria il convento dei mercedari Riformati, fondato nel 1583 quando era vescovo monsignor Antonio Lombardo (verrà abbattuto nel 1836) e la via Oblati presso cui si trovava la Casa degli Oblati, istituita da un altro grande prelato agrigentino nel 1745, il vescovo Lorenzo Gioieni, i conosciuta come Istituto Gioeni, abbandonata negli anni dai nostri amministratori e solo parzialmente recuperato.
Agrigento vanta monumenti assai più antichi e di cui oggi purtroppo restano poche scarse tracce, come il monastero presso la chiesa di San Nicola, nella Valle dei Templi, oggi sede del museo archeologico.
Esisteva già all’inizio del XIII secolo ed era una Abazia benedettina tra le maggiori in Sicilia. Verrà poi concessa nel 1426 al francescano Matteo Cimarra, che fu vescovo di Agrigento e che ha dato alla città un altro importante convento, quello di San Vito, che dal 1862 è divenuto carcere, sino agli anni Ottanta del secolo scorso. Lo stesso (Cimarra aveva fatto i suoi studi nel monastero francescano che certamente esisteva già ad Agrigento dalla seconda metà del XIII secolo, edificato quando i fraticelli si stabilirono ad Agrigento).
Nell’attuale via Atena venne realizzata la casa Ospedale dei Cavalieri Teutonici in cui per molti secoli vennero assistiti i pellegrini e gli stessi agrigentini. Essa venne interamente distrutta nel 1872. Sempre nel centro storico quattro secoli fa, nel 1586, venne fondato il Monastero di San Vincenzo dal vescovo Diego Ha-do. Ospitava le suore dell’ordine dei Minori che seguivano la regola di Santa Chiara. Dopo varie vicessitudini è divenuto una civile abitazione.
Scrive il Solino che nel 1436 si costituì ad Agrigento la Congregazione dei canonici regolari di San Giorgio che abitarono il tempio della Madonna di Monserrato e sue secoli dopo (precisamente nel 1626) costruirono un convento presso la chiesa di Santa Rosalia quello che poi diventato il Collegio di Maria.
Un secolo prima erano sorti il Convento dei frati Minimi Paolotti (1536) e quello degli eremiti di S. Agostino presso la chiesa di San Sebastiano (1584), presso l’attuale piazza del Municipio, entrambi andati distrutti. Del Convento agostiniano resta ancora qualche traccia. La storia agrigentina inoltre ricorda un convento dei carmelitani, delle Clarisse di Maria Santissima dell’aiuto, ma concludiamo ricordando in particolare il monastero delle Vergini di Santo Spirito il cui chiostro è molto am-mirato ancora oggi dai turisti.
Venne fondato alla fine del XIII secolo da Marchisia Prefoglio Chiaramonte e venne abbandonato dalle ultime monache nel 1925. Come è noto il professore Giovanni Zirretta riuscì tra l’indifferenza di tanti a salvare dalla definitiva distruzione questo splendido esemplare di arte medievale ed è stato restaurato nelle forme che ancora gli sopravvivono, consentendo alle suore di tornarvi. A seguito di successivi crolli, il monastero è stato nuovamente restaurato e sino a pochi anni fa ha anche ospitato la biblioteca comunale e spazi espositivi. Di recente è rinato come museo medievale.
Elio Di Bella