
Un tempo esistevano le cosiddette “Case di tolleranza”,
volgarmente chiamati casini , bordelli , ma anche postriboli , case chiuse, case d’appuntamenti e lupanari. In detti luoghi era lecito e tollerato che le prostitute potessero esercitare “ il più antico mestiere del mondo “.
La professione della prostituzione, se da un lato è stata spesso giudicata riprovevole all’interno dei contesti politici e religiosi, dall’altro tale pratica veniva tollerata nella consapevolezza del ruolo che rivestiva nell’ambito sociale.
Le “case” in argomento erano gestite dalle cosidette “tenutari” ( Oliveri , Traina e Pasta ). Generalmente, chi gestiva erano ex prostitute che ,essendo divenute non più adatte alla professione per l’età , si adattarono ad organizzare le “case “ con il permesso dell’ autorità di Pubblica Sicurezza, preposta alla vigilanza.
La predetta autorità espletava un severo controllo periodico, con il fine di controllare se le norme imposte dalla legge fossero applicate. Il controllo verteva sulle condizioni igienico sanitarie, sull’ordine pubblico, sull’accertamento delle generalità delle meretrici ( già schedate alla Questura ) e soprattutto sull’applicazione della norma che le predette “ case” erano interdette ai minori di anni 18. Il controllo sanitario, prima della loro soppressione, era affidato al dr. Giovanni Cremona ( con studio nell’ex casa Foderà nel cortile Contarini ), specializzato sulla prevenzione e cura delle malattie veneree.
Il medico, periodicamente, si recava sul posto con il compito di accertare il rispetto delle condizioni igienico sanitarie delle “case “ e, soprattutto , visitare le prostitute presenti . Altro obbligo ( demandato al sanitario ed agli agenti di P.S. ) era quello di verificare la presenza dei profilattici ( in funzione antivenerea ed anticoncezionale ) che, obbligatoriamente, la “casa” doveva distribuire ai clienti .
Le meretrici avevano l’obbligo di consumare i pasti e dormire nella stessa casa. Ogni 15 giorni ( la quindicina ) dovevano osservare un turn over cambiando città. Ignoro se l’avvicendamento con altre prostitute fosse un obbligo disposto dalla legge oppure una motivazione di opportunità da parte delle “case.”
Per accedere in questi locali si doveva raggiungere il Piano Sanzo, attraverso la Via Neve o la Salita Monte dei Pegni. Dal piano si accedeva alla salita Vassallo che sbocca in via Bac Bac. Sulla predetta salita esistevano in attività le tre “ case “ : la prima salendo la scalinata sulla sinistra, mentre le altre due erano a destra, una delle quali, occupava parte dei locali del palazzo barocco già appartenuto alla nobile famiglia dei Tomasi di Lampedusa .
Le salette di attesa ove i clienti avevano la possibilità di scegliere la “partner “ erano muniti di comodi salottini con le pareti , spesso , decorate con raffigurazioni lascivie e spesso pacchiane. Non mancavano, mi hanno raccontato, salette particolari ed eleganti, riservate a personaggi, per censo e professioni, molto in vista della città.
In un angolo c’era un imponente mobile adibito alla cassa ove era seduta la tenutaria ( metresse); si pagava in anticipo ed al cliente veniva consegnata la “marchetta “che poteva essere un gettone in ottone forato al centro e nel dorso recava inciso il nome della Casa ( ma poteva ridursi ad un semplice talloncino di carta o cartone ) che veniva consegnata in camera alla ragazza prima della prestazione
Inoltre, nella sala d’attesa, c’era esposto un tariffario, che prevedeva varie prestazioni: dalla “semplice o singola” ( praticamente una “sveltina”) alla “doppia” (rapporto più curato con maggiori attenzioni da parte della ragazza).
Le “spettanze della Casa” salivano, poi, per i più dotati ( fisicamente ed economicamente) che volevano prolungare l’incontro, e, invece, scendevano grazie alle “agevolazioni” praticate a studenti e militari
A proposito, l’importo semplice della marchetta, fino al “fatidico” 20 settembre 1958, ( costo minimo di una “prestazione) ad Agrigento , era di £. 320 .
Un’altra casa, la piu’ apprezzata e costosa, era ubicata nel palazzo Fasulo ,esattamente sotto il Circolo dei Nobili( fondato nel 1745), il cui ingresso era nella via Gallo. La “casa” era piccola ma con decorazioni ed arredi meno pacchiani di quelle della salita Vassallo : un ambiente raffinato frequentato da nobiltà e borghesia . Ed il prezzario era più alto delle altre case . La tenutaria,famosa in città , era una certa Bianca .
In città circolava una storiella, ancora viva nei ricordi delle persone anziane : si racconta che tra il circolo e la sottostante casa ci fosse una scaletta a chiocciola che consentiva ai soci ( nobili e d’alta borghesia, nonché politici e gerarchi fascisti, per evidenti motivi d’oppurtunità, di frequentare il luogo senza farsi notare all’esterno da occhi indiscreti .
Parlando con un amico molto piu’ anziano di me ho chiesto se la storiella fosse veritiera o si trattasse di un aneddoto carico di malignità . Questi mi ha confermato che era vero e che lui stesso aveva visto , quando il circolo era in attività, su indicazione di un socio suo amico , la piccola scala chiusa in un angusto ripostiglio .
Dall’estate del 2010 il circolo dei Nobili ha riaperto i battenti per ospitare, provvisoriamente, il circolo Empedocleo ( fondato nel 1835), chiuso per lavori di ristrutturazioni .
Al cameriere del Circolo ho chiesto se sapesse qualcosa sull’esistenza della scaletta segreta . Questi, abbozzando un sorriso sornione, mi condusse sul lato destro del locale e mi mostrò il piccolo ripostiglio pieno di scatole di cartone vuote. La scaletta non è più visibile in quanto coperta da un piccolo solaio.
In questa città, qualcuno di nobile lignaggio , il marchesino X, assiduo frequentatore di quella casa , perse la testa per una bellissima meretrice, la quale , su invito dello spasimante , abbandonò la “casa” ed il “ mestiere “ ed andò ad abitare in un appartamento del centro per condurre una vita normale e dignitosa .
Non mancò ,ovviamente, l’opposizione dura della famiglia, ma il fidanzato, innamoratissimo, non ne tenne conto .
Il matrimonio, in seguito, venne celebrato per onorare un voto che la madre del nobile fece, in occasione del terribile bombardamento aereo-navale statunitense del 15 luglio 1943, che semidistrusse Agrigento. La povera madre, ignorando dove fosse il figlio, durante l’incursione, promise alla Madonna che, se costui fosse ritornato a casa sano e salvo, gli avrebbe dato il consenso di impalmare la ex meretrice.
Le case di tolleranza vennero abolite a seguito della promulgazione della legge n. 75/58 della senatrice Merlin, con decorrenza 20 settembre 1958.
Furono molte le generazioni che, per diversi decenni, salirono le scale della salita Vassallo .
L’iniziativa della senatrice Merlin non era quello di abolire “ il mestiere più vecchio del mondo “, ma era soltanto quello di cancellare lo sfruttamento della prostituzione da parte di uno Stato “ lenone “ che traeva , annualmente , ingenti somme derivanti dalla tassazione che imponeva alle predette “case” .