Il tessuto edilizio minore del centro urbano di Agrigento riveste anch’esso interesse storico ed artistico rilevante. Oltre all’edilizia religiosa, infatti, la vita cittadina ha espresso nei vari periodi storici un patrimonio monumentale che spazia, nel centro storico soprattutto, dalla presenza normanna a quella chiaramontana, dalla barocca alla rinascimentale, dal gotico-moderno al liberty senza soluzione di continuità.
A Girgenti edificarono i loro palazzi nobili potenti famiglie feudatarie quali: Chiaramonte, del Carreto, Montaperto, Puyades, Arone Anello, de Marinis, Moncada, Tomasi, del barone di Muxaro, ecc. La comunità ebraica edificò nel ghetto la Mesquita e realizzò giardini e palazzi signorili. I commercianti stranieri riempirono alcune strade di case con negozi e depositi (ci basta ricordare la via Amalfitana, che prendeva il nome dalla presenza della nutrita colonia di Amalfitani che vi abitava). L’autorità regia era rappresentata dall’antico castello nel punto più alto della città e di fronte si trovava il Palazzo Vescovile dove avevano sede l’episcopio e la Curia, i luoghi centrali del potere ecclesiastico.
I Chiaramonte – oltre a realizzare il proprio Steri – avevano dotato la città di ospedali (Santa Croce e San Giovanni) e l’avevano difesa con un circuito di mura e di porte. Anche i Vescovi fecero a gara per lasciare testimonianze importanti sia con la costruzione di chiese e conventi che con la realizzazione di opere civili, quali il Monte dei Pegni, l’Istituto gioenino (realizzato da monsignor Gioeni), la Biblioteca lucchesiana (donata dal vescovo Lucchesi Palli), l’Istituto Granata, l’orfanotrofio, ecc.
Lungo la via maestra (oggi via Atenea) e nelle strette vie adiacenti nei secoli più recenti le nuove famiglie borghesi, che avevano migliorato notevolmente la propria condizione sociale grazie all’esercizio dei nuovi commerci (si pensi alle attività legate all’estrazione dello zolfo) e alle attività professionali, innalzarono le loro case. Vi troviamo, infatti, soprattutto i palazzi di nuovi grandi proprietari, quali: Genuardi, Giambertoni, Schifano, Celauro, Contarini, Sanso, Lena, Biondi, Fiandaca, Caratozzolo, Pancamo, Portulano, Vullo, Vadalà, Sala, De Luca, Gamez, Carbonaro, Borsellino, Contino.
Per tutto l’Ottocento in particolare si allinearono lungo la via maestra molti dei palazzi di queste nobili famiglie insieme agli edifici che sotto i Borboni si andarono costruendo, come il Circolo Empedocleo (1835), il circolo Feace, il palazzo comunale (1853,oggi sede della Camera di Commercio), l’ospizio di beneficienza (1858, oggi palazzo della Prefettura). Fuori Porta di Ponte gli Intendenti borbonici vollero costruire una imponente villa dedicata alla regina Maria Teresa (dal 1850 in poi denominata Villa Garibaldi, distrutta nel dopoguerra), sistemarono quattro ordinati giardinetti con vasche (1860), tagliarono la Rupe Atenea per realizzare un nuovo viale alberato e un emiciclo (1850, oggi viale della Vittoria e Piazza Cavour).
Dopo l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia finalmente Agrigento ebbe il suo teatro comunale (1881, oggi teatro Pirandello); molti conventi ospitarono uffici e servizi pubblici: il convento di San Vito divenne Carcere (1863), quello dei Cappuccini divenne Caserma militare (bombardata e distrutta nel luglio del 1943), il conventino di San Calogero ospitò un ospedaletto, il convento dei Domenicani venne trasformato in sede del Municipio (1867), nel convento dei Francescani sorsero nuove scuole pubbliche un convitto femminile nel 1871 e successivamente altre scuole, l’ex convento dei Filippini ospitò il convitto maschile; l’ex convento di Sant’Anna venne adibito a sede dei nuovi tribunali (1869); il convento degli Agostiniani divenne Museo civico (1865); la palazzina del Gravanti venne venduta alla Camera di Commercio; il vecchio Castello divenne serbatoio idrico. Vennero inoltre realizzati il cimitero, il mulino Piedigrotta, la Porta di Ponte (1868), la stazione ferroviaria (1874, oggi Agrigento Bassa), il Distretto militare (1876).
All’inizio del nostro secolo si costruì la villa detta delle Rimembranze, dove venne collocato un monumento ai caduti della prima guerra mondiale (1923); si avviò la realizzazione del manicomio provinciale (1931); sorsero nuovi moderni alberghi, nuove scuole, diverse case popolari; ebbe una sede la Banca d’Italia (1932); s’impiantarono le centrali elettriche (1930); si allungò il viale detto della Vittoria; si ristrutturò il vecchio ospedale. I gerarchi fascisti cercarono anche loro di distinguersi nella realizzazione di nuove opere pubbliche. Negli anni Trenta in particolare venne edificato un imponente palazzo delle Poste (1936); si completò la realizzazione della Stazione ferroviaria Centrale (1933); i giovani “Balilla” ebbero una loro adeguata sede per gli incontri e le attività ginniche (il palazzo della GIL, 1928); si costruirono nuove case popolari nel quartiere San Vito; si aprirono nuovi stabilimenti balneari.
Nel dopoguerra e nel bel mezzo del caotico boom edilizio, che fu anche la causa della disastrosa frana del 1966, nuove costruzioni sorsero soprattutto nella periferia e nei nuovi villaggi sorti a qualche distanza dalla città: sull’area in cui v’erano i resti della Caserma Crispi, bombardata dagli Alleati, è sorta una villetta, detta del Sole (1971); sulla Rupe Atenea è stato costruito un nuovo ospedale civico (1961); sul versante sud-orientale della città è stato realizzato un parco, detto dell’Addolorata, non ancora aperto al pubblico; il centro storico e soprattutto la periferia cittadina ospitano asili e scuole; nuove sedi sono state costruite per le Forze dell’ordine, i Vigili del fuoco, i Vigili urbani; nuove case popolari sono sorte per le famiglie meno abbienti; nuovi impianti sportivi (il palazzetto dello sport “Nicosia”, nel 1982), alcuni oggi ben funzionanti e altri fermi o non ancora completati si estendono nella periferia e in particolare a Villaseta e a San Leone (dove nel 1973 è stato ultimato il bel lungomare);
nuovi alberghi hanno trovato sede nel Villaggio Mosé, accanto ai quali è stato di recente costruito anche un complesso per congressi (il Palacongressi, 1990); una piccola villetta è stata realizzata sull’estremità del Viale delle Vittoria, intestata al musicista agrigentino Lizzi; parchi Robinson di recente sono ospitati in varie parti della città; negli anni Sessanta sono sorti un Museo diocesano (che però è stato danneggiato dalla frana del 1966 ) e la Pinacoteca (oggi chiusa e da diversi anni in ristrutturazione); nel 1967 ha aperto i battenti il museo archeologico nazionale; negli anni Ottanta è stato realizzato un Museo civico all’interno del ristrutturato monastero di Santo Spirito e la biblioteca comunale è stata aperta in nuovi locali presso Porta di ponte nell’ex archivio comunale ; negli anni Novanta è sorto un nuovo Carcere in contrada Petrusa, poco distante dalla città e sono stati riaperti al pubblico la Biblioteca Lucchesiana (1991) e il Teatro comunale Pirandello (1994); il nuovo Palazzo di Giustizia, un rinato orto botanico, il restauro dell’ex Collegio dei Filippini per ospitarvi una pinacoteca, la ristrutturazione dell’ex archivio di stato per ospitarvi la biblioteca comunale, il parco Icori, alcuni posteggi pluripiani sono tra le più recenti costruzioni.
DI ELIO DI BELLA