• Menu
  • Skip to right header navigation
  • Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina

Before Header

Agrigento Ieri e Oggi

Header Right

  • Home
  • In 5 Minuti
  • Agrigento Racconta
  • Attualità
  • Storia Agrigento
  • Storia Comuni
  • Storia Sicilia
  • Storia Italiana
  • Storia Agrigento
  • Storia Comuni
  • Storia Sicilia
  • Storia Italiana

Header Right

  • Home
  • In 5 Minuti
  • Agrigento Racconta
  • Attualità

Agrigento e Porto Empedocle: due volti della Sicilia

25 Febbraio 2016 //  by Elio Di Bella

porto empedocle

Serrato e compatto sull’alto di un colle, il nucleo medievale di Agrigento sembra dominare i resti della sua antica potenza e prosperità, le mura e i templi greci della sua valle famosa, di quell’Akragas che nel V secolo a. C., al culmine del suo splendore, contava circa centomila abitanti. Notevoli sono anche i segni del periodo romano, soprattutto del II e I secolo a. C.: ma già allora l’antico splendore era soltanto un ricordo. Gli Arabi, che la conquistarono nell’827, la riedificarono nella parte più alta racchiusa tra le vecchie mura greche già diroccate, sulla collina occidentale, dove forse sorgeva l’acropoli e dove ancora oggi si trova il nucleo principale della città. La sua posizione rispetto all’Africa e il valore difensivo del colle costituirono due degli elementi essenziali per la rinascita della città durante il periodo di predominio politico degli Arabi, che la denominarono Kerkent (da cui venne poi il nome di Girgenti). E nonostante le distruzioni subite durante la conquista normanna (1087), la sua prosperità non venne meno anche per la sua elevazione ad uno dei maggiori vescovadi dell’isola. Ma non era che l’ombra dell’antica città greca. La popolazione non doveva essere molto numerosa, se è sicuro che nei secoli successivi si è ormai trasformata in una grossa borgata. Nella seconda metà del Cinquecento, Girgenti aveva infatti una popolazione che si aggirava intorno alle 10.000 persone.

Pur attraverso qualche sensibile, ma non forte oscillazione, questo valore rimase invariato fino all’inizio del Settecento. Da questo secolo, infatti, ha preso avvio una certa rinascita demografica, più legata al movimento naturale della popolazione che ad un potenziamento delle attività economiche; ma questo incremento non è assolutamente comparabile a quello delle maggiori città siciliane, ed appare anzi assai più vicino e simile a quello delle città e borgate agricole dell’interno. Gli abitanti di Girgenti erano infatti 15.886 nel 1798, 17.194 nel 1861, 32.951 nel 1931. 41.526 nel 1954. Le ragioni di questo aumento, dall’Ottocento in poi, vanno ricercate nell’alto tasso di natalità, che si mantiene attualmente sul 22 per mille, e sulla diminuzione di quello di mortalità, che si è contratto all’8,5 per mille. Ma la città non è in grado di dar lavoro alle giovani leve: le correnti emigratorie sono sempre piuttosto vivaci.

La percentuale della popolazione attiva di Agrigento — che ha ripreso l’antico no me di origine greca solo nel 1927 — appare infatti assai bassa se confrontato alla popolazione in età superiore ai dieci anni: appena il 38%. Non solo, ma la maggior parte (circa 4400 persone), risulta ancora addetta alla agricoltura, dal che appare che Agrigento conserva stretti rapporti di parentela con le città agricole dell’interno. A differenza di queste ultime, tuttavia, ha avuto la possibilità, come capoluogo di provincia, di arricchire le sue funzioni: soprattutto nel campo amministrativo, dove trovano lavoro 3062 persone (25% della popolazione attiva), e in minor grado nel commercio (1677), nelle costruzioni (1518) e nei trasporti (795). Pochi, in rapporto alla popolazione attiva, sono gli addetti all’industria: 1369 (11,2%), di cui un terzo è occupato nelle miniere di zolfo. In città sono presenti soltanto alcuni pastifici e fornaci da calce e da cemento; le poche officine meccaniche, prevalentemente di riparazione, e le fabbriche di mobili, si trovano ancora in una fase preindustriale.

porto empedocle

Il recente sviluppo demografico, anche se non ragguardevole, ha evidentemente spinto all’ampliamento dei limiti della città, che per lunghi secoli era rimasta costretta nell’ambito dell’insediamento medievale. Appare pertanto netta, ad Agrigento, la distinzione tra il vecchio nucleo e la parte più moderna. La città vecchia si estende su una superfìcie di circa cinquanta ettari, ed è formata da un ammasso irregolare di case che quasi si accavallano le une alle altre, digradando, su un colle molto accidentato, per più di cento metri. Case basse, strade strette e sovente a gradinata, mancanza e deficienza dei servizi sono caratteristiche fondamentali dei quartieri alti, che si addossano a nord della sinuosa via Atenea, l’arteria principale della città. E’ questa la via più animata di Agrigento, dove sorgono il Municipio e i tribunali, e si addensano le banche, i negozi e gli alberghi (questi ultimi ancora insufficienti e inadeguati all’importanza turistica della città). A nord-ovest, divisa dalla via Duomo dai vecchi quartieri popolari, e sul culmine del colle che precipita sulla valle del Drago. si allunga quella che si può chiamare la zona religiosa più importante della città: con il seminario, il duomo e la chiesa di Sant’Alfonso, e incuneata tra questi la Biblioteca Lucchesiana, fondata nel 17S5 dal vescovo Lucchesi Polli.

Il porto dello zolfo

La città nuova si sviluppa invece ad est,, sulle pendici della rupe Atenea (m. 351), al di qua e al di là del viale della Vittoria, che ne forma l’asse. Qui si trovano quartieri moderni, ricchi di macchie verdi. fino a ridosso delle vecchie mura, dove sorge il grande manicomio provinciale. Dal punto di vista funzionale è particolarmente importante la zona di innesto tra la città vecchia e quella nuova, dove una piccola depressione segna anche la divisione tra i due colli, occidentale e orientale. Due grandi piazze — Vittorio Emanuele e Roma, quest’ultima tutta a giardino — occultano la bassura, sulla quale danno il palazzo delle Poste e la Prefettura, e verso sud la Banca d’Italia e la stazione centrale. Tutta la città moderna è posteriore al 1930, cioè si è sviluppata successivamente alla inaugurazione della nuova stazione ferroviaria.

Un vero porto Agrigento non l’ha mai avuto, nemmeno nel periodo del suo maggior splendore, durante il V secolo a. C.: le operazioni commerciali marittime dovevano svolgersi molto probabilmente su spiaggia libera, nella rada larga e aperta che da punta Akragas si sviluppa verso ovest. Soltanto nel Quattrocento si ha per la prima volta notizia della Marina di Girgenti, come di uno dei numerosi « caricatori » di frumento, che in quel periodo e nei secoli successivi in notevole quantità veniva spedito dalla Sicilia. Una grossa torre vi eresse Carlo V a protezione dell’approdo, nel 1544. e più di due secoli dopo, nel 1733, vi fu costruito il primo molo. Tranne qualche casa, tuttavia, non si era mai formato qui un centro abitato, che solo da questo momento si impianta su una scacchiera regolare tra la spiaggia e il ciglio collinareLa Marina di Girgenti venne chiamata allora Molo di Girgenti.

porto empedocle

Lo sviluppo del piccolo centro non doveva tardare, e fu strettamente legato allo sfruttamento su scala industriale dei giacimenti di zolfo dell’interno (inizio dell’Ottocento), che dette impulso al nuovo porticciolo. I  cereali, i legumi, i pistacchi, le carrube cessarono allora di essere le principali merci esportate, insieme al gesso e al sale. Lo zolfo cominciò a influenzare la vita del nuovo centro, e vi fece sorgere, fin dal 1837, le prime raffinerie. Alla metà dell’Ottocento gli imbarchi di zolfo ammontavano già a 80.000 tonnellate, tanto che si dovette provvedere ad ulteriori lavori di sistemazione del porto. Nel 1875 fu così costruito il molo di Levante, e dieci tinnì dopo quello di Ponente, che arrivarono a racchiudere uno specchio d’acqua di circa quaranta ettari. La popolazione, attratta dalle nuove at­tività, ammontava a 5046 abitanti nel 1861. Per il cospicuo incremento accusato nei decenni precedenti la nuova borgata era già stata distaccata da Girgentì come co­mune autonomo (1853); e per la successiva differenziazione funzionale dalla città vi­cina, per l’insorgere di problemi nuovi che le erano peculiari, per il desiderio in­fine di sottolineare tutto questo in modo aperto ed evidente, gli abitanti di Molo di Girgenti ottennero anche di cambiare nome alla loro cittadina, che a ricordo del grande filosofo greco fu chiamata Por­to Empedocle (1863).

Intanto l’attività del porto continuava ad incrementarsi; da un movimento di 160.000 tonnellate nel 1880 era infatti au­mentata a 325.000 nel 1900. Allora anche il salgemma era entrato decisamente tra le voci delle merci esportate, riuscendo a stabilizzare il movimento commerciale del porto proprio in un momento in cui la scoperta dei grandissimi giacimenti di zolfo statunitensi, e nuovi, più razionali metodi estrattivi del minerale (inadatti tuttavia alle miniere siciliane) stavano po­nendo in crisi l’industria estrattiva del­l’isola.  La prima guerra mondiale e la grande depressione economica degli anni intorno al 1930 incisero sfavorevolmente sul volume dei traffici; ma nel 1932, con la costruzione di una centrale termoelet­trica che doveva servire per il rifornimen­to di energia del territorio circostante e in particolare del bacino zolfifero, le tran­sazioni commerciali ebbero un nuovo im­pulso alla espansione. Già nel 1933, di contro a 140.000 tonnellate agli imbarchi, si poterono rilevare ben 120.000 tonnellate di carbone in arrivo. Contemporaneamen­te l’erezione di uno stabilimento chimico della Montecatini per la produzione di concimi chimici diede un notevole svi­luppo a un’altra corrente commerciale: quella delle fosforiti, provenienti dal­l’Africa settentrionale.

Dopo il secondo conflitto mondiale le attività portuali si sono molto incremen­tate. anche rispetto al 1938: dalle 130.000 tonnellate del 1946 si è giunti via via a quasi 450.000 tonnellate nel 1960. A ciò hanno evidentemente contribuito da una parte il potenziamento dello stabilimento di Campofranco (posto nel retroterra agri­gentino) e del complesso chimico locale (l’Akragas), dall’altra il considerevole sviluppo dell’industria estrattiva del sal­gemma, soprattutto a Cammarata, Racal- muto e Cattolica Eraclea, vicine al nostro porto. Nel 1958 da Porto Empedocle sono state imbarcate 208.000 tonnellate di sal­gemma per Porto Marghera (Venezia). Genova e Monfalcone; 21.000 tonnellate di zolfo dirette a Genova e a Venezia, e al­tre 28.000 verso la Francia e la Tunisia; acido solforico verso la Grecia (t. 13.000); minori quantità di silicati, nitrati e fosfa ti (t. 6500), di pietra da gesso (t. 3000), di cereali (t. 1000) e di fave essiccate (t. 4300), richieste soprattutto da Malta. Agli sbar­chi figuravano in particolare il carbone (67.000 tonnellate dal Sulcis, e per molto minori quantità dagli Stati Uniti); i fo­sfati naturali (t. 35.000) dal Marocco e dal­la Tunisia: prodotti chimici per lo stabili­mento di Campofranco (t. 10.500); farine di frumento (t. 4200) per il mercato di Agrigento; e infine semilavorati di ferro e di acciaio (t. 1800), e marmi (t. 1100).

E’ logico che questo fervore di attività portuali abbia inciso fortemente nel cam­po del lavoro: la popolazione di Porto Em­pedocle, che nel 1951 era di 16.513 abitanti (con un aumento del 49% rispetto al 1901) risulta infatti direttamente o indi­rettamente legata al porto. La popolazio­ne attiva, che ammonta a 4486 unità (del resto ancor troppo esigua nei confronti di quella totale), per il 23,6% è occupata nei trasporti, per l’11,3% nelle industrie, e per un buon quarto nella pesca. La flot­tiglia peschereccia, che trova nel porto vecchio un sicuro riparo, è formata da circa novanta motopescherecci e motobar­che, e da quasi duecento velieri e barche. Il pescato è costituito prevalentemente da pesce azzurro e turchino, e si aggira sui 25.000 quintali all’anno. Attivo si pre­senta anche il commercio, con 627 ad detti, mentre molto meno rappresentate sono le attività di carattere agricolo.

Nonostante alcuni periodi di crisi, che talora hanno gravato pesantemente sulla popolazione lavoratrice della cittadina. Porto Empedocle appare più vivace, più moderna, più dinamica di Agrigento. E se Agrigento può esercitare una certa in­fluenza su Porto Empedocle per le sue funzioni amministrative e giudiziarie, non è meno vero che una notevole attrazione venga esercitata da Porto Empedocle su Agrigento, per le maggiori possibilità che lo scalo marittimo empedocleo offre nel campo del lavoro.

Aldo Pecora

 

 

 

Categoria: Storia Agrigento, Storia ComuniTag: agrigento storia

Post precedente: « Sagra del Mandorlo all’insegna del gusto: programma 26-28 febbraio
Post successivo: La Madonna di Monserrato ad Agrigento: la chiesa e le statue »

Footer

Copyright

I contenuti presenti sul sito agrigentoierieoggi.it, dei quali il Prof. Elio di Bella è autore, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all’autore stesso. È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma. È vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dall’autore.

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001.

Privacy

Questo blog rispetta la normativa vigente in fatto di Privacy e Cookie . Tutta la docvumentazione e i modi di raccolta e sicurezza possono essere visionati nella nostra Privacy Policy

Privacy Policy     Cookie Policy

Copyright © 2023 Agrigento Ieri e Oggi · All Rights Reserved