L’odierna Girgenti offre ancora in gran parte un’antica massa di case sul dorso superiore di un colle e dista una buon’ora dal mare. L’antica acropoli sorgeva sulla sua area la quale è quadrangolare secondo la rosa dei venti ed ha perciò anche quattro porte: Porta del Ponte, ora detta Atenea (la più animata); porta di Mare, chiusa e non più atta al transito; porta Bibirria (parola arabica, che significa porta dei Venti), ora distrutta; porta Panitteri, con giardino omonimo. Oltre queste, aveva quelle dette del Marchese, dei Saccalori, di Mazzara, del Pertuggio, delle quali talune sono chiuse ed altre distrutte.
L’intiera città è traversata da una strada lastricata e anzichè angusta e le ripide vie laterali sono quasi tutte inaccessibili ai veicoli. I terrazzini sporgenti delle case, la più parte di pietra massiccia scolpita, ricordano la Spagna , come la ricordano le donne del ceto degli operai col capo avvolto nel velo o nello scialle.
La Prefettura coll’Ossservatorio, il Municipio e il Palazzo vescovile hanno una certa eleganza. Il Teatro, che importa la spesa di un milione di lire, è opera egregia dell’ingegnere Dionisio Sciascia, girgentino.
Il Duomo di San Gerlando ergesi in cima all’Acropoli. Fondato nel secolo XIII, soggiacque colll’ andar del tempo a molti cambiamenti e mescolanze di stile.
Solo il campanile a quattro piani con grandiosa veduta in cima conserva in parte lo stile antico. L’interno è a tre navate intieramente ammodernato; la bella volta in legno a cassettoni e dipinta fu restaurata nel 1688.
A destra dell’ingresso erano due antichi sarcofaghi. A sinistra, in vicinanza della sagrestia, e protetto da una cassa in legno dipinto, ammirasi il famoso antico sarcofago descritto dal Goethe come il più bello e il meglio preservato degli altorilievi in marmo. Rappresenta il mito d’Ippolito e Fedra nelle sezioni seguenti: 1. Lato longitudinale anteriore: Ippolito in compagnia di cacciatori è ucciso alla caccia del cinghiale.
2. Lato minore destra: Fedra fra le sue donzelle, straziata dal dolore; la nutrice le toglie il velo mentre le donzelle cercano calmarla col suono della lira.
3. Lato longitudinale posteriore: La nutrice reca ad Ippolito indignato la lettera con la dichiarazione di amore della matrigna ; egli è circondato da scudieri, cavalli e cani.
4. Lato minore sinistro: Ippolito trascinato dai cavalli. Sotto nello zoccolo: foglie d’acanto. Agli angoli: leoni, tigri, grifoni, cani, zuffe di cervi. La composizione è bellissima e corrisponde alla descrizione di Euripide; l’esecuzione stupenda. Il lato della caccia del cinghiale è solo abbozzato. Il girgentino avv. Gaglio, lodato dal Tiraboschi, fu il primo a ravvisarvi il nefando amore di Fedra per Ippolito, che è una copia romana di una stupendissima opera greca.
Nella navata laterale a destra e nella cappella di San Gerlando, dietro un graticcio ma perfettamente visibile, sta il reliquiario d’argento con rilievi di San Gerlando, primo vescovo di Girgenti, eseguito nel 1639 da Michele Ricca di Palermo.
Nel coro, decorato con poco buon gusto, stalli intagliati nello stilre del Rinascimento.
Nel Tesoro una piccola Madonna di un solo pezzo d’ambra e sopra una pergamena, la curiosa Lettera del Diavolo (scombiccheratura di una giovine di Girgenti che il diavolo tentava sedurre). Nella navata trasversale sinistra piccola madonna di Guido Reni, mal restaurata e in una cappelletta attigua, Sepolcro del cavalier Marino (1492); dirimpetto tabernacolo d’avorio lavorato da un pastore. Sonvi pure dipinti pregiati di Nunzio Magro, girgentino, discepolo di Pietro Novelli, ed una grande urna rinvenuta nel 1743 in uno dei predetti antichi sepolcri. E’ singolare il portavoce nella Cattedrale, il quale, secondo la tradizione popolare, rivelò ad un marito geloso il segreto dell’infedeltà della moglie mentre si confessava. E’ un fatto che dal cornicione sopra l’altare maggiore si ode tutto quel che si dice nella porta maggiore ad una distanza di 32 metri. L’archivio del Duomo finalmente possiede documenti dei secoli XI, XII, XIII e seguenti.
Seguitando a est lungo la facciata del Duomo già per la seconda via laterale a destra noi arriviamo alla chiesa di Santa Maria dei Greci, con avanzi di un antichissimo tempio dorico su cui è edificata, probabilmente quello di Giove Atabirio, o di Minerva.
Qua e là per la città veggonsi ancora avanzi di edifizi medievali e del principio del Rinascimento, particolarmente alcuni bei portoni, fra cui quello della chiesa di San Giorgio, bellissimo saggio dell’architettura siciliana del secolo XIII . Presso San Domenico, su per via delle Orfane alla cosiddetta Badiella delle Orfane, è un portone del secolo XV; un altro alquanto più in alto nel palazzo Giteli; ancor più in alto, nel palazzo Filippazzo, tre finestre gotiche; su per via Santa Sofia gli avanzi del palazzo normanno Buonadonna; e nell’ Ospedale militare un bel portone normanno ormai distrutto.
Nel Museo ammirasi una nascente collezione di antichi vasi, monete, frammenti architettonici e scolture, fra gli altri un sarcofago con fregio dorico, una statua arcaica di Apollo, o forse del fiumicello Acragas, ed una copiosa raccolta di vasi preistorici trovati in una cripta nel monte Toro, ora Monserrato. Le grandi Grotte, dette il Labirinto, sono stupendi ipogei di cui si ignora la destinazione, ed hanno il loro ingresso nella chiesa del Purgatorio.
L’antica Necropoli stava a ovest della città di qua e di là dell’Ipsas (ora fiumicello Drago) e stendevasi sulle colline Monserrato, Molino del vento e Salita sino alle mura odierne della città . Nella costruzione della strada ferrata vi fu scoperto un gran numero di antichi sepolcri.
A mezz’ora di cammino sorge a 351 metri la Rupe Atenea, sulla cui base credesi si ergesse il tempio di Cerere e Proserpina ; vi si arriva passando a destra dalla Prefettura e dal Castello e vi si trovano in cima segnali di triangolazione.
La Rupe s’innalza 16 metri sul terreno circostante, è lunga 18 metri e larga 7.50 ed ampia appena per l’area del tempio del quale non appare vestigio. Mirabile la prospettiva, specie al tramonto : a nord, entro terra, sui monti ondulati, con valli profondamente incassate, i ripidi displuvii al fiume San Biagio (l’antico Acragas); a sud, la pianura inclinante dolcemente al mare col parapetto delle colline su cui stanno le rovine dei tempii e stendentesi per lungo tratto lungo la spiaggia.
La stradicciuola a est scendendo alquanto conduce in 10 minuti a San Biagio, vale a dire, all’abside semi-diruta di una chiesa normanna edificata sulle rovine di un tempio antichissimo sacro probabilmente a Cerere e a Proserpina. Sorgeva il tempio sur un terrazzo tagliato appositamente nella roccia: rimangono ancora i gradini del lato sud, quasi per intiero i muri della cella, composti di grossi massi regolari, e i muri del pronao, occupato ora dall’abside suddetto da cui si entra. La profondità del tempio era di 20 metri e anche di lassù godesi la veduta dell’intiera Agrigento. Di quivi si può scendere alle cave di pietra e seguire le tracce dell’antica via Sacra che, incisa nella roccia, conduceva da ovest-nord-ovest in alto al tempio.
Si arriva quindi alla Fontana Buonamorrone sulla grande strada al porto giù presso Hotel des Temples.
L’acqua eccellente ma scarsa della suddetta fontana fu sino ai dì nostri la sola acqua potabile della Città di Girgenti. Assai più abbondante è l’acqua di Rakalmari; quest’acqua, ottima anch’essa, fu introdotta nell’abitato mediante lavori di conduttura che costarono più di mezzo milione di lire e furono compiuti nell’ottobre del 1865. Sonvi inoltre le acque mediocri di Montaperto, cosidette dalla borgata omonima a circa due chilometri. Vedesi da ciò che Girgenti è provvista copiosamente d’acqua potabile.
Vuolsi pure ricordare il magnifico recente Palazzo provinciale fuori porta Ponte e la Biblioteca civica fondata nel 1765 dal conte Andrea Lucchesi Palli, vescovo di Girgenti, con 9200 volumi oltre quelli lasciati in seguito dal principe di Campofranco anch’esso della famiglia Lucchesi Palli, e quelli provenuti dai soppressi conventi. Allo
stesso conte Andrea Lucchesi devesi un bel Gabinetto con pregiata ina interrotta catena di antiche medaglie siciliane e romane, il quale fu saccheggiato da tanto tempo, ed ora si cerca di restaurare.
L’istruzione pubblica conta in Girgenti il R. Liceo Sciita, un R. Ginnasio, il R. Istituto tecnico Fodera, una R. Scuola tecnica, una R. Scuola normale femminile con convitto, un Seminario vescovile, il Collegio dei Ss. Agostino e Tommaso, del quale gli eguali sono in Salamanca e in Superga; molte Scuole elementari per i due sessi, un Istituto industriale e professionale, Scuole serali, una Scuola di disegno e geometria elementare, un Museo di storia naturale, ecc.
Numerose le Opere pie: Ospedale fondato nel 1555 e recentemente ampliato con una rendita di oltre 24,000 lire; Conservatorio degli orfani, fondato dal vescovo Gioeni; Monte frumentario, istituito dallo stesso; Monte di pegni, fondato da monsignor Traina, vescovo di Girgenti; Asilo infantile; Asilo pei vecchi ed un altro, recentemente eretto dalla signorina Epifania Zirafa, per le vecchie invalide.
Poco animata l’industria manifatturiera e limitato il commercio all’esportazione di grani, legumi, olio, soda, sale, vasellame di creta e soprattutto dello zolfo alla cosiddetta Marina di Girgenti Porto Empedocle. Sedi succursali della Banca Nazionale e del Banco di Napoli, Banca cooperativa agricola ed operaia girgentina, molti Consolati, molte Associazioni e Circoli, tipografi, librai e stampa periodica.