La costruzione della Chiesa di Santa Rosalia, nella centrale via Atenea, ad Agrigento, si ricollega al culto verso la Santuzza palermitana, la cui devozione si diffuse da Palermo in tutta la Sicilia negli anni 1624-25. Alla Santa i Palermitani e tutti i fedeli dell’Isola chiedevano la liberazione da una terribile epidemia di peste che sconvolse in quei tempi l’Europa.
Il flagello giunse in Sicilia, secondo il racconto del Picone, nel giugno del 1624 quando approdò a Trapani un galeone proveniente da Tunisi, che scaricò nel porto merci appestate. A Palermo i fedeli si rivolsero alla Vergine Rosalia il cui corpo era stato ritrovato in una caverna del Monte Pellegrino e pochi giorni dopo l’epidemia ebbe fine. Gli Agrigentini allora cercarono le reliquie del loro proto-vescovo San Libertino, ma senza successo.
Venne da Palermo un frate portando un osso dei piedi di Santa Rosalia e nell’anno seguente l’epidemia cessò anche ad Agrigento e ciò si attribuì alla protezione di Santa Rosalia. Fu dunque innalzata prontamente una chiesa a lei dedicata e si organizzò una confraternita.
Una vecchia carta della Curia vescovile, datata 2 settembre 1626 dice testualmente: “Havendosi riconosciuto che la protezione della gloriosa Santa Rosalia nostra advocata ha prevaluto appresso a Dio Nostro Signore, dal quale abbiamo ricevuto la grazia ed saluti di questa città, volendosi dunque conservare la memoria di questa grazia ricevuta, si ha deliberato di costruire ed edificare una chiesa in questa città del titolo di detta gloriosa santa Rosalea”.
La chiesa sorge quindi nella prima metà del XVII secolo e possiamo ben pensare che avesse quelle caratteristiche architettoniche che era possibile ammirare sino al 1951: l’interno con gli altari barocchi in legno, il coro delle monache accanto all’ingresso e l’altare centrale con l’abside adorna di stucchi del tempo; l’esterno era in pietra di tufo arenario, usata abitualmente in tutte le costruzioni sacre e profane di Agrigento e si svolgeva in una dolce linea curva tra capitelli lavorati, sormontato da un campaniletto con squillanti ed argentine campane.
Il 7 ottobre 1737 il vescovo monsignor Lorenzo Gioeni stabilì accanto alla Chiesa l’erezione di un Collegio di Maria per l’educazione delle fanciulle, che da allora sviluppò un notevole apostolato in città. Nel 1951 a seguito del verificarsi di qualche lesione nel muro perimetrale di mezzogiorno, si rese necessario l’abbattimento della seicentesca facciata e la costruzione di una facciata più solida, ma senza grazia. Si è ancora in attesa che l’antica facciata venga ricollocata.
di Elio Di Bella