Da poco più di un decennio è possibile tornare ad ammirare la bella facciata della Chiesa di San Pietro, ubicata nell’omonima piazza, ad Agrigento. Lavori di restauro ben realizzati hanno infatti restituito integralmente la settecentesca bellezza del prospetto esterno della chiesa, mentre si attendono ulteriori interventi affinché questo antico tempio venga finalmente riaperto al culto ed i visitatori ne possano ammirare l’interno.
La Chiesa di san Pietro è stata costruita nella seconda metà del Settecento, tra il 1773 e il 1795, al posto di un’altra più antica, sempre dedicata a San Pietro e sorta molto probabilmente nel 1416 (ma secondo altre testimonianze anche prima di tale data). Secondo la tradizione fu proprio San Pietro a nominare il primo vescovo della diocesi agrigentina, San Libertino.
L’esistenza di un borgo “Sancti Petri” fuori le mura è attestata da diversi documenti medievali e insieme al quartiere San Francesco costituiva una delle zone da sempre più popolate della città medievale. Il primo documento in cui si accenna all’esistenza della Chiesa risale al 4 settembre 1491 ed è un atto notarile di Matteo Schillaci di Girgenti in cui leggiamo: “certis terris vocatis la Yarabella, sitis et positis in territorio dicte civitatis, extra moenia, secus perietes dicte civitatis, et vadunt ex una parte usque ad cantoneriam porte Patariorum, et demum vadunt deorsum alla via via, usque ad podium vicatum di Palaxium, secus frustrum terre conventus sancti francisci, et deinde vadunt a lu valluni valluni, usque ad podium predictum Palaxini, ubi este cimiterium dictorum judeorum in quibus terris existit quedam spelunca vocata de Alaymo (contrata Pauli), et de dicta spelunca usque ad muros civitatis prefate ex parte orientis, secus etiam terra Sancti Petri, pro quibus et signum claustrum dicti sancti Petri, qui clares seu signum, sunt confines utriusque partis liberis et exempitis ab omni onere census et alterius servitutis”
(traduz.: “Certe terre denominate Iarabella, ubicate e poste nel territorio di detta città, fuori delle mura, lungo le pareti di detta città e vanno da una parte sino alla cantonera della Porta dei Patari e infine vanno lungo la via, fino al poggio detto di Palaxio, lungo una striscia di terra del convento di San francesco, e poi vanno al vallone fino al poggio già nominato di Palaxio, dove vi è il cimitero di quelli detti ebrei, sulle quali terre vi è una grotta chiamata di Alaimo (contrada di Paolo) e da questa citata grotta sino alle mura della detta città dalla parte orientale, lungo le terre di San Pietro, davanti alle quali vi è il chiostro del detto San Pietro, e poi vi sono i confini di entrambe le parti, esentati da ogni onere di censo e di altra servitù” ). Il prospetto della Chiesa è davvero imponente ed è di stile neoclassico. Esso è intagliato nel biondo tufo arenario, quello stesso con cui sono stati realizzati i templi dorici.
Nella parte centrale è in rilievo un maestoso portale, affiancato da quattro colonne, con capitelli di stile dorico e con frontone spezzato e aperto, nella cui parte centrale si trova scolpito lo stemma papale con ben visibili la tiara e le chiavi, rappresentanti il potere temporale e quello spirituale dei pontefici romani. Nel secondo ordine, superiormente, si colloca un’ampia finta finestra rettangolare con frontone chiuso; quindi si notano due paraste angolari, sormontate da due capitelli ionici reggenti una cornice su cui si appoggia il campaniletto, caratterizzato da tre edicole uguali, intercalate da quattro paraste con capitelli di ordine corinzio. Il frontone triangolare con la croce, due basi di vasi laterali ed una lunga balaustra coronano l’imponente prospetto della chiesa. Purtroppo oggi non è più possibile visitare l’interno del tempio per i crolli che hanno danneggiato la Chiesa.
Esso si sviluppa ad unica navata e presenta un insieme architettonico ben proporzionato. La volta è a botte e vi si ammirano inoltre diversi stucchi floreali bianchi a scomparti, con fondi a colori. Le pareti sono impreziosite da quadri di notevole interesse artistico: la Sacra Famiglia ed il bellissimo affresco della volta (1785) sono opera del pittore palermitano Giuseppe Cristadoro. Vi sono inoltre tele di Fra Felice da Sambuca, artista del secolo XVIII, provenienti molto probabilmente dal convento dei Cappuccini (che venne chiuso nella seconda metà del secolo scroso), ciascuna delle quali raffigura: Sant’Antonio e San Filippo Neri; San Felice da Cantalice e Sant’Antonio; San Giuseppe e il Bambino Gesù; San Pietro che conforta un prigioniero; San Rocco che assiste un malato di peste; Sant’Antonio Abate; papa Gregorio VII, San Romualdo e san Brunone disputano sui dogmi della fede; i Santi Francesco, Domenico e San Tommaso d’Acquino. Gli Agrigentini sono molto legati alla bella Chiesa di San Pietro e c’è da augurarsi che presto tornerà ad occupare il posto che per tutti ha sempre avuto. DI ELIO DI BELLA