chiesa san lorenzo
di Salvatore La Rocca
Questa Chiesa presa come semplice costruzione muraria pare indubitato che fu sorta nel Seicento; ma come tempio decoroso e in tutto idoneo al suo sacro funzionamento, essa lo divenne attraverso tempi diversi, giusta quanto in questa nota si è creduto non inutile raccogliere.
Come la maggior parte delle Chiese di Agrigento, che furono ricostruite tra il Seicento e il Settecento sui ruderi delle corrispondenti chiese medioevali demolite, la Chiesa del Purgatorio fu eretta in sostituzione di un’altra più antica del medesimo titolo.
La più antica, alquanto più piccola . ma dedicata pure alle Anime del Purgatorio e a S. Lorenzo (che del Purgatorio è il protettore), dovette essere demolita nella prima metà del Seicento.
L’area su cui la vecchia Chiesa sorgeva era sicuramente quella che, dopo la sua demolizione, formò il cemeterio della nuova e venne recinta di ringhiere. Nell’ottocento e sotto le Amministrazioni liberali quel recinto fu per via di fatto smantellato e fatto servire come una qualunque area di demanio pubblico finché nel Novecento venne sistemato nella attuale Piazzetta Purgatorio.
La Chiesa nuova fu eretta contiguamente all’arca della vecchia e precisamente nel fondo del Palazzo, olim della Quondam ]> Caterina del Porto già ridotto a casaleni ». (Ciò si desume da un posteriore atto 31 agosto 16S7 rogato in Notar Domenico Cucchiarella; cfr. Assento di stabili della Sacra distribuitone, pag. 84) Dunque la nuova sorge nel sito su cui prima del Seicento sorgeva il Palazzo del Porto.
Quanto all’epoca, in cui essa fu edificata, non si è trovato finora un documento che lo indichi con precisione.
Nel Voi. I dei titoli e documenti della Chiesa trovasi una curiosa Annotazione. A tergo di una donazione di una reliquia di S. Nicolò , fatta dal Sac. Girolamo Pennica alla Cappella dello stesso santo di questa Chiesa, si trova annotato • …. a foglio 137 si legge l’epoca del tempo quando fu fabbricata la nostra Ven.le Chiesa del Purgatorio» Nient’altro. Si va al foglio 127 e non lo si trova. Deve essere stato sottratto.
Tornando all’annotazione, essa è scritta e carcerata da mano posteriore, molto recente, probabilmente dell’Ottocento. Correlativamente in un quaderno, che fa da indice e da rubrica alfabetica al detto Vol. I al N… lasciato in bianco, si legge « Posizione della prima pietra fonda mentale nella Nuova Chiesa della nostra Congregazione lì 27 Marzo 1703 foglio 127». Come si vede anche quest’annotazione, che è di mano alquanto anteriore alla prima, richiama pure il foglio mancante; però aggiunge la data per intero. Ma sia nella prima che nella seconda annotazione deve riprodursi un primitivo errore di lettura e di copia, che può riguardare o l’indicazione dell’anno o la specificazione del fatto». La prima annotazione indica il fatto con le parole « quando fu fabbricata – l’altra con le parole: « posizione della prima pietra fondamentale ma non è escluso che nel mancante foglio 127 si sia trattato di fondazione di qualche sodalizio della Chiesa. Ma comunque, trattasi sicuramente di un errore, giacché nel medesimo Vol. I si trovano diversi atti notarili, che vanno dal 1655 al 1706 e che menzionano (per tutto un cinquantennio prima del 1703) la Chiesa in questione come già di recente edificala.
Sono del 1655 due documenti della nostra Chiesa , che per se stessi denotano l’esistenza di un tempio all’inizio della sua attività : Il primo è la fondazione della Confraternita « Congregazione delle Anime Purganti nella Chiesa i cui capitoli vennero poi rinnovati un secolo dopo nel 1755; l’altro è la fondazione di quattro cappellanie al 1655 nella medesima Chiesa (come si desume da un posteriore atto di accordo tra i dirigenti di questa Chiesa del Purgatorio e il Parroco di S. Michele, rogato in Notar Francesco Contino in Agrigento nel 1725)
Inoltre in un atto del 1075 parlandosi del governatore della succennata Correzione, è detto che quest’ultima trovavasi fonduta dentro la ven. le Chiesa sotto il titolo di S. Lorenzo nuovamente costruita. “ … gubernator venerabilis Congregationis Animarum SS.mi Purgatori fundate intus Venerabilem Ecclesiam sub titolo S.ti Laurentii noviter erectam et fundatam in hac Cintate Agrigenti” (vedi Voi. I dei titoli sopra citati, pag. 55)
Nel 1691 un certo Angelo Galasso erogando delle elemosine per una cappella del SS. Crocifisso, che era da edificarsi nella nostra Chiesa, dice, tra l’altro, due cose: che al 1691 la Chiesa era considerata come di nuova costruzione “noviter erecta et fundata” ; e che in essa chiesa, la detta cappella era tuttavia “prossima ad edificarsi” de proximo in ven. ecclesia Animarnm SS. Purgatori sub tituli S. Laurent noviter erecta et fundata in hac Magnifica Civitate Agrigent noviter edificanda Cappella in qua poni debet imago SS. Crucifissi”. Ibid. pag. 88.
Nel 1694 D. Domenico Babilonia istituendo una Messa da celebrarsi ogni anno nell’anniversario della di lui morte, fa due cose: stipula un’assegnazione di rendita alla nostra chiesa; (la quale perciò esisteva) e accenna che un’ altra parte del suo legato era dovuto alla Chiesa di S. Maria della Misericordia ossia di S. Stefano, che esisteva fuori porta Cannone (oggi Porta Addolorata) e che non esiste più … stante quod tareni duo solvuntur iure proprietatis beneficiali ecclesie Sante Marie misericordie seu Santi Stefani huius civitatis extra portam dello Cannone » (Ibid. p. 120 retro).
Dai fin qui cennati documenti si ricava :
- a) che per tutto il periodo di anni da essi abbracciato, la nostra Chiesa ad intervalli di venti e di sedici anni veniva detta nuova o di nuova erezione “noviter erecta”. Con la quale espressione il meno che si poteva denotare, sì era una Chiesa già eretta e aperta al pubblico, ma non del tutto definita.
- b) che, tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento, anzicchè la posa della prima pietra di questa Chiesa dovette avvenire la chiusura di essa per lavori di decorazione e di rifinimento del suo interno — per cui in quei primi anni del Settecento si aspettava che essa venisse di nuovo benedetta e inaugurata.
Infatti il 14 agosto 1706 un certo Pasquale Bruno, facendo il suo testamento, (ricevuto agli atti di Notar Pietro Buscemi di Agrigento) legava alla nostra Chiesa tareni 22 e grana 10 perchè la sua salma venisse seppellita in essa. Pertanto testualmente disponeva: «… il suo cadavere però morto che sarrà vole che sì seppellisca nella Chiesa di S. Lorenzo sotto il titolo delle Anime del Purgatorio a’ purpania con che benedetta sarrà la Chiesa nova sa havesse a trasferire il suo cadavere in ditta Chiesa e sepelirsi nella fossa delli fratelli «della Venerabile Congregazione dell’Anime del Purgatorio, alla quale Venerabile Chiesa detto Testatore ha legato e lega queli tareni 22 e grana 10 annuali, censuali, etc. ».
Nel 1706 dunque il Bruno la chiamava pure « Chiesa nova e per il caso di propria premorienza, disponeva che , non appena la chiesa fosse stata benedetta, dovesse esservi trasferita la sua salma.
Nell’agosto del 1725 il Vescovo Mons. Anselmo La Pegna. in seguito alle istanze dei Rettori della Confraternita (che erano anche i fondatori e dirigenti della Chiesa) emetteva la bolla con cui elevava a Sacramentale la nostra Chiesa (Curia Vesc. Reg. 1724-25, pag. 623). Or perchè quei dirigenti avvessero potuto chiedere e l’autorità vescovile concedere la sacramentalità, ciò importa che anche ogni rifinimento interno del sacro tempio doveva essere del tutto definito.
Perciò la concessione di Mons. La Pegna segna il punto culminante della edificazione della Chiesa. Questa allora presentava anche finita, in tutto il candore e la freschezza, quell’interna sua decorazione a stucchi dì pretto stile serpottiano coincidendo l’epoca della citata chiusura della Chiesa al 1706 con l’attività dei Serpotta in Agrigento che aveva avuto luogo o verso la fine del Seicento tra il 1693 e il 1694, o più probabilmente nei primi anni del Settecento tra il 1704 e il 1706 (vedi l’altra nota N. 4)
A conferma e coronamento di quanto si è potuto fin qui ricostruire sulla scorta dei succennati documenti del Seicento, si riporta ora un brano di una memoria del Settecento in cui i dirigenti della Confraternita davano uno sguardo retrospettivo alla Chiesa sin dal suo nascere.
“Fin dall’anno cinquantacinque del trascorso secolo ritrova vasi fondata la devota Confraternita e Ven.le Chiesa dell’Anime Purganti di questa, — ove fin dal suo nascere si celebravano quattro Messe giornaliere da quattro perpetui Cappellani, oltre le avventizie, — ed ove cotidianamente si ammininistravano li Sagrameli ti dell’ Eucaristia e della Penitenza ai fedeli, che in gran numero giornalmente accorrevano a quella Chiesa con singolare loro profitto spirituale e per suffragio dell’Anime Purganti, — ove in ogni Luneddi s’esponeva il Divinissimo , oltre dell’ altri Spirituali esercizii a beneficio de1 Confluenti, — ove trovavansi de’ ricchi Sagri arredi per serviggio di quella Chiesa, — ed ove finalmente ardevano di notte e di giorno tre lampadi continuamente mottivi per cui vedevasi Augusta quella Casa del Signore, — spinti da fervor Cristiano li rettori della medesima per vederla vie più venerabile, e più commoda al numeroso popolo concorrente, che in qualunque ora della mattina anche nel tempo, in cui non sì sarebbero celebrate le Messe, avessero desiderato, Sagrameltalmente communicarsi, pensavano ricorrere al Vescovo allora D. Anselmo La Pegna affinchè avesse a quella Chiesa conceduti la facoltà di trattenere nella Sagra Pisside il Divinissimo e credendo, che il Parroco avesse potuto a tal devoto loro disegno opporsi, ricercarono ed ottennero il consenso del Parroco D. Onofrio Ciotta, di poter trattenersi in quella Chiesa suddetta a piacere e volontà delli Rettori suddetti il Corpo Santissimo di Gesù Cristo |pell’amministrazione cotidiana del Sacramento Eucaristico, come altronde prima s’era pratticato, tanto per spiritual profitto «della gente devota, e pel suffraggio dell’Anime del Purgatorio, quanto anche in aiuto de Parroco per detta amministrazione dell’Eucaristia e della Penitenza: A qual contentamento divenne sotto l’infrascritte condizioni, cioè: Primo, che il Precetto Paschale si avesse dovuto nella Chiesa Patrocinale sodisfare; secondo che avesse potuto senza contraddizione proecssionalmentc entrare in detta Chiesa nel Luneddì dell infra Ottava del Corpo del Signore con il Sagro Ostensorio, e di poter benedire in della Chiesa il popolo dall’altare Maggiore, che si avrebbe dovuto ritrovare ornato di cerei accesi. Rilavasi fedelmente tutto l’anzidetto racconto da quello strumento in Notar Contino del 1725 ».
La concessione del 1725 di Mons. La Pegna, che rendeva sacramentale la nostra Chiesa segnava anche un punto decisivo di ulteriori incrementi di essa.
Il Vescovo Mons. la Pegna intanto, nell’agosto 1749 moriva in sacra visita a Caltanissetta e a succedergli veniva eletto nel 1730 Mons. Lorenzo Gioeni de Cardona. Questi nel suo lungo vescovato prendeva a cuore questa Chiesa intitolata al Santo di cui egli portava il nome, e assai di frequente la visitava. Nel 1737 si proponeva di farne il centro di attività dei Padri Oblati, da lui fatti venire in Agrigento. Pregato dagli stessi giurati della città con lettera 16 agosto 1738 affinchè per gli esercizii da predicare al popolo fosse designata la Chiesa del Purgatorio… perchè in centro civitatis riperitur et pro fidelibus magis commoda et frequentata » (Archivio delle Opere Gioenine, serie 2 fascicolo 12 bis) Monsignor Gioeni ,o consentiva senz’altro.
Nel 1753 il nobilissimo pastore la assegnava ai Padri Oblati o Crociferi come sede assegnando loro altresì onze 180 e disponendo che la Chiesa del Purgatorio col recinto (cioè col cemeterio) ed altre dipendenze donate come per atto 12 ottobre 1748 di donazione agli atti di Notar Palumbo, venissero assegnate al P. Priore dei Crociferi, Dominicus Bonodomo » (Ibid. Serie 2 fascicolo 7).
Nell’anno 1756 la confraternita, che era stata non solo il centro propulsore per la edificazione di questa Chiesa, ma anche il principio di vita e di continuità vitale di essa, rinnovava i suoi capitoli, od atto costituitivo, che venivano approvati con Bolla vescovile di quell’anno (Curia Vesc. R 1755-56, pp. 574-1019.)
Nel 1757 i Rettori della ricostituita confraternita nell’intendimento di istituire otto mansionari del coro da formare in questa Chiesa , a 20 maggio assegnavano a questa fine onze 48 (agli atti di Notar Agostino Contino). Nel medesimo giorno presentavano una supplica al Vescovo Mons. Andrea Conte Lucchesi Palli, succeduto al Gioeni aftinché costituisse ed erigesse canonicamente Otto presbiteri coristi in detta Chiesa con l’obbligo di assolvere alla recita del Divino Ufficio in tutti i giorni festivi (Vol. “Fondazione della Venerabile Communio ecc. pagg. 3- 19 nell’archivio della Chiesa). E il Vescovo, il 26 maggio di quell’anno, trovandosi in sacra visita a Palma Montechiaro, concedeva l’erezione della Communìa (Ibid. Cfr, Curia Vesc. Reg. 1756-1764, pag. 277). L’anno successivo lo stesso presule concedeva alla nuova Communia la facoltà di portare le insegne corali anche fuori della Chiesa del Purgatorio, cioè nelle processioni in città e dentro la Cattedrale (Curia Vesc. Reg. 1768-69 pag. 540). Ben presto la Communia divenne nel decoroso e centralissimo tempio l’anima del culto in tutte le solennità; nel 1832 ebbe dal Vicario Generate, Mons. Gramitto il suo regolamento (Curia Vesc. Reg. 1832, pag. 129) e dopo più di un secolo di sua esistenza, veniva dalle leggi eversive dello Stato liberale soppressa nel 1897 con incameramento delle sue rendite (presso l’amministrazione del Fondo per il Culto vedi Verbale di presa di possesso del 16 agosto 1897)
Ritornando un pò indietro, nell’anno che seguiva la fondazione della Communia, nella nostra Chiesa si compiva a spese dei macellai della Città, e sempre sotto la direzione dei rettori della Confraternita, un lavoro che, dopo la decorazione a stucchi dei Serpotta, costituiva per questa città, un secondo avvenimento artistico. Lo scultore Pietro Carletto (quello stesso che poi disegnò e scolpì i monumentali scaffali della Sala Maggiore della locale Biblioteca Lucchesiana) decorava il fondo della Cappella del Crocifisso della nostra Chiesa (la seconda a destra di chi entra) con sculture in legno dorato. Il Cristo morto però è anteriore alla decorazione della Cappella. Esso è scolpito in legno mogano, con tanto sentimento di umanità e di fede, con senso di arte così fine e cosi sobria, col volto e con tutto il corpo atteggiati a così dolente e pur così serena compostezza che nel secolo XVII si riscontra raramente e solo nelle opere della grande arte, giacché molto verosimilmente esso è del Seicento.
Il fondo della Cappella fu dal Carletto scolpito ad ampie foglie ed ornati barocchi a corone e palme di martiri e a ghirlande di fiori a tutto rilievo, che si addensano attorno alla croce e da essa si dipartono per tutte le direzioni del fondo di oro. Le foglie e gli ornati dentro le loro più ampie volute abbracciano quasi amorosamente tanti piccoli trafori che per tutto il fondo della Cappella si aprono con contorni svariati e con sfondi di color granatino oscuro, dentro i quali, come in altrettante custodie, si vedono sotto cristallo delle Ossa e reliquie di Santi. Perciò l’aureo disegno di questa Cappella forma tutto un grande reliquiario, le cui linee si intrecciano e si svolgono attorno al Crocifisso. Questo nella sua augusta nudità, con la sua corona di spine e con la croce tinta alquanto oscura, risalta con una sua particolare armonia sullo splendore dell’oro zecchino e sulla sfarzosa eleganza degli ornati barocchi che arricchiscono tutto il fondo della Cappella e coi quali pare che il Carletto avesse mirato a superare la bellezza degli stucchi serpottiani.
II quadro dell’Addolorata a pie’ della croce dipinto piuttosto discretamente su tela è di forma rotonda come un grande medaglione che poggia sul tabernacolo della stessa Cappella. Assai importante è la cornice barocca di legno dorato che contorna questa tela. E’ una cornice di forma circolare, neramente sagomata, e l’adornano tutt’intorno vaghissimi frastagli ed intagli del più fine barocco francese. Bellissime teste alate di putti atteggiati a dolore stanno in mezzo ad una piccola nuvoletta argentea al sommo della cornice, e, insieme ad una bella corona di rose scolpita in legno e dorala, che si protende sul quadro, ne formano un coronamento significativo e di bellissimo effetto.
Le notizie sulla decorazione di questa Cappella si ricavano da un foglietto — riccordo manoscritto, che il 9 gennaio 1758, giorno dell’inaugurazione di essa — venne riposto dentro la fodera interna dello sportellino del tabernacolo dello stesso altare del Crocifisso, dove poi in occasione di restauri arrecati a quella stessa fodera del tabernacolo invecchiata e infracidita, fu rinvenuto nel 1921. Il foglio è firmato da D. Giovanni Antonio Meli het, Capitano forse della Città, con la qualità di rettore della confraternita, e dagli altri due amministratori di questa, Ministro mastro Libertino Mirotta, Vice Ministro D. Giovanni Monteleone.
Intanto la Communia, che doveva salmodiare tutte le domeniche e feste, non trovava altro posto che davanti all’altare occupando perciò il presbiterio, dapoichè la Chiesa del Purgatorio in origine era stata costruita senza abside come la Chiesa del Monastero di S. Spirito, nella quale |però la salmodia si svolge nel coro delle Monache che è sito sopra la porta della Chiesa. Questo fatto dovette determinare i dirigenti della nostra Chiesa a fare sfondare il retro altare maggiore e ad aggiungervi la costruzione di una abside, nel fondo della quale trovassero posto i mansionari della Communia. L’interna decorazione della nuova abside fu fatta pure a stucchi, ma naturalmente da mano posteriore e tanto diversa da quella che aveva eseguito la decorazione di tutta la Chiesa. Questo lavoro fu definito nel 1761 come attesta il millesimo della targa a stucco posta nel centro del cornicione dell’abside. E dai più anziani si racconta che per il finanziamento di questa nuova costruzione i dirigenti ricorsero anche all’espediente di fare rappresentare nella stessa Chiesa delle sacre rappresentazioni a pagamento.
Quel che non si arrivò mai a completare fu la cupola sopra ai quattro grandi pilastri del presbiterio – dove rimase solo ed incompleto il grande giro basilare di essa, il quale poggia sui quattro |peducci, e fu coperto in linea provvisoria con un soffitto orizzontale nel cui centro fu costruito il lanternino. Nel 1767 il Rettore della Confraternita Ubertino Murutta (o Mirotta) all’evidente scopo di mascherare nel modo più decoroso quel soffitto che incombeva piatto sui peducci e doveva dare l’impressione di alcunchè di tozzo ed opprimente , — ricorse all’ espediente di farvi dipingere un finto sfondo di cupola e, sui peducci i quattro evangelisti. Come si legge tuttora nelle finte targhe sotto la cupola, il lavoro fu affidato al Chierico Michaeli Narbone il quale “invenit et pinxit 1767”. E veramente egli inventò tali linee prospettiche e dipinse con tali tinte ed effetti di luce che ovviarono nel miglior modo allo inconveniente e tuttora danno l’illusione di un vero sfondo al sommo del quale sta il lanternino.
Ancora alcune brevi notizie che mettono fine a questi cenni sul sacro edilizio.
Verso il 1858, al vecchio altare maggiore, probabilmente tutto di legno, fu sostituito uno nuovo a linee barocche di marmi colorati, che fu collaudato da una visita che personalmente volle farvi il Vescovo del tempo, Mons. Domenico M. Lo Iacono.
Verso il 1860, in seguilo alla soppressione del convento di S. Vito, dicesi che da quel convento fosse stata trasportata nella nostra Chiesi la pregevole statua in marmo della Madonna del Melograno, che si ritiene autentica opera gaginiana. Per questa immagine fu eretto e addossato alla parete a sinistra del primitivo presbiterio un altarino e su questo una tribuna con la nicchia ornata di stucchi molto scadenti.
Nel 1867, essendo rettore di questa chiesa il Can. Angelo Schillaci, ed avendovi egli istituite le Figlie di Maria eresse di fronte all’altro nel primitivo presbiterio sotto il lanternino un altarino addossato alla parete a destra di chi guarda l’altare maggiore ed una piccola tribuna con nicchia in cui fu collocata una statua della Madonna delle Figlie di Maria scolpita in legno dallo scultore agrigentino Calogero Cardella-
Nel 1890 essendo stata demolita la vecchia Chiesa di Sant’Anna, già sita nell’area dell’attuale Piazza Gallo, il coro in legno noce di detta Chiesa fu trasportato nella Chiesa del Purgatorio e collocato nell’interno dell’abside che poi venne restaurato nell’anno 1934.
Nel 1904, la torre del bel Campanile della Chiesa minacciando di minare per gravi lesioni fu consolidala per sottomurazione delle fondamenta.
Nel 1910 poiché il suolo della Chiesa presentava da tempo immemorabile molta umidità venne prosciugato a spese della Confraternita e pavimentato in marmo.
altro testo
Chiesa di San Lorenzo (Purgatorio): prospetto principale.
La Chiesa di San Lorenzo fu costruita tra il 1650 ed il 1655 sui ruderi di una chiesetta medievale probabilmente dedicata allo stesso Santo. Sulla nascita e lo sviluppo di questa antica chiesa possediamo un prezioso documento che ci offre tra l’altro preziose indicazioni sulle principali attività liturgiche e pastorali della Confraternita nata insieme a questa parrocchia agrigentina:
“Fin dall’anno cinquantacinque del trascorso secolo – così esordisce il settecentesco testo – ritrovasi fondata la devota confraternita e venerabile Chiesa delle Anime Purganti di questa città – ove fin dal suo nascere si celebravano quattro Messe giornaliere da quattro perpetui cappellani, oltre le avventizie – e ove cotidianamente si amministravano li Sagramenti dell’Eucarestia e della penitenza ai fedeli, che in gran numero giornalmente accorrevano a quella Chiesa con singolare profitto spirituale e per suffragio dell’Anime Purganti.
ove ogni Luneddì (sic!) s’esponeva il Divinissimo, oltre dell’altri spirituali esercizi a beneficio de’ Confluenti – ove trovansi de’ ricchi Sagri arredi per serviggio di quella Chiesa, – ed ove finalmente ardevano di notte e di giorno tre lampade continuamente mottivi per cui vedevasi Augusta quella Casa del Signore.
Spinti dal fervore Cristiano li Rettori della medesima per vederla più venerabile, e più commoda al numeroso popolo concorrente, che in qualunque ora della mattina anche nel tempo in cui non si sarebbero celebrate le Messe, avessero desiderato, Sagramentalmente comunicarsi, pensavano ricorrere al Vescovo allora D. Anselmo La Pegna affinché avesse a quella Chiesa conceduto la facoltà di trattenere nella Sagra Pisside il Divinissimo, e credendo, che il parroco avesse potuto a tal devoto loro disegno opporsi, ricercarono ed ottennero il consenso del parroco D. Onofrio Ciotta, di poter trattenersi in quella Chiesa suddetta a piacere e volontà delli Rettori suddetti il Corpo Santissimo di Gesù Cristo pell’Amministrazione cotidiana del Sagramento Eucaristico.
Come altronde prima s’era praticato tanto per spirituale profitto della gente, devota, e per suffraggio dell’Anime del Purgatorio, quanto anche in aiuto del Parroco per detta amministrazione dell’Eucarestia e della Penitenza: a qual contentamento divenne sotto l’infrascritte condizioni: il Primo, che il precetto Paschale si avesse dovuto nella Chiesa Parrocchiale sodisfare; Secondo, che avesse potuto senza contraddizione processionalmente entrare in detta Chiesa nel Lunedì dell’infra ottava del Corpo del Signore con il sacro Ostensorio, e di poter benedire in detta Chiesa il popolo dall’altare maggiore, che si avrebbe dovuto ritrovare ornato di cerei accesi.
Ricavasi fedelmente tutto l’anzidetto racconto da quello stromento di Notar Contino del 1725″.
La chiesa è costruita sul cosiddetto Ipogeo del Purgatorio, uno dei sotterranei più interessati che attraversano la città, destinato ad usi idrici. Proprio presso la Chiesa del Purgatorio gli ipogei agrigentini hanno uno degli ingressi principali.
A fianco della Chiesa di San Lorenzo (o del Purgatorio) troviamo un’altra chiesa seicentesca, quella dedicata a Santa Rosalia. Le due chiese insieme danno vita ad un suggestivo angolo barocco nella trafficata via Atenea.
Occorsero almeno due secoli per completare in tutte le sue parti la costruzione della Chiesa del Purgatorio e per dotarla delle belle decorazioni del Seicento e del Settecento. L’abside e le sue decorazioni (di autore sconosciuto) insieme alla falsa cupola e al tetto ligneo (dipinti dal chierico Michele Narbone) vennero completati nella seconda metà del XVIII secolo. Gli stucchi, molto belli, che decorano gli interni sono attribuiti a Giuseppe e Giacomo Serpotta (o comunque ad allievi della loro scuola) e sono stati eseguiti tra la seconda metà del 1600 e la prima metà del secolo successivo. Del XVIII secolo sono anche i lavori dello scultore Pietro Carletto, come il fondo della Cappella del Crocefisso realizzato con sculture in legno dorato.
A seguito della fondazione della casa degli Oblati ad Agrigento, il Vescovo, monsignor Gioeni, stabilì che la Chiesa fosse loro affidata (1732). Un altro Vescovo, monsignor Lucchesi Palli, volle impreziosirla istituendovi un coro per otto presbiteri (1757). Nella seconda metà del secolo scorso, secondo le notizie storiche fornite dallo studioso Salvatore La Rocca, venne invece sostituito il vecchio altare maggiore in legno con uno nuovo a linee barocche di marmo colorate (1858) e dopo la distruzione della vicina Chiesa di Sant’Anna il coro in legno noce che abbelliva quella piccola Chiesa venne trasportato e collocato nella Chiesa del Purgatorio.
Nel 1860 per la soppressione del Convento di San Vito che la conservava, vi venne posta la Madonna del Melograno, probabile opera gaginesca. All’inizio del nostro secolo sono stati eseguiti vari lavori per il consolidamento della torre del campanile e Salvatore La Rocca, che era allora rettore della Chiesa, nel 1928 vi realizzò una cappella votiva per ricordare gli Agrigentini morti combattendo nella prima guerra mondiale.
Nello stesso periodo la parrocchia si è dotata di un grande armonium e delle nuove artistiche statue del Sacro Cuore, di San Giuseppe e di altri santi. Nel 1939 è stata elevata a parrocchia dal vescovo monsignor Peruzzo.
La Chiesa si presenta con un’imponente facciata divisa in partiture e con un portale settecentesco in mezzo. Due colonne ai lati sorreggono il cornicione, sul quale si trovano due statue. Un medaglione, raffigurante le anime supplicanti del Purgatorio cristiano, ricorda a chi entra la destinazione della Chiesa.
Sulla facciata sono inoltre presenti altre due colonne in stile ionico che sorreggono il timpano. In alto domina una Croce.
Tornando in basso, a destra e a sinistra dell’ingresso, a fianco della scalinata di accesso, sopra due piedistalli s’innalzano altrettante statue.
Sul piedistallo posto a fianco della scalinata vicina alla strada è stata posta una lapide che ricorda che nell’aprile del 1860, prima dunque dell’arrivo dei garibaldini in Sicilia, “animosi agrigentini issarono” in mano alla statua il primo tricolore che sventolò ad Agrigento prima dell’Unità.
All’interno della Chiesa notevoli – oltre le testimonianze artistiche sopra ricordate – sono certamente i quadroni settecenteschi del presbiterio che rappresentano, procedendo da destra a sinistra “La manna del deserto”, “Le anime del Purgatorio”, “L’ultima cena”, “Il martirio di San Lorenzo”.
Nell’unica navata seguono l’una dopo l’altra stucchi ed opere d’arte che intendono allegoricamente illustrare tre momenti fondamentali del cammino della Chiesa in questo mondo e nell’aldilà cristiano: la Chiesa militante, la purgante e la trionfante. La prima è rappresentata dalle otto statue femminili che richiamano i fedeli alla pratica delle Virtù cristiane (attribuite anche queste alla scuola serpottiana); la seconda trova espressione nelle figure delle Anime purganti poste sui pinnacchi che la volta forma ai lati delle otto finestre; la terza è indicata dalla visione dell’Agnello Divino che domina la volta.
Suggestivo è il fondo della Cappella decorato da Pietro Carletto e che custodisce un Crocifisso del Seicento. Esso è così descritto da Salvatore La Rocca: “Il fondo della Cappella fu dal Carletto scolpito ad ampie foglie ed ornati barocchi a corone e palme di martiri e a ghirlande di fiori a tutto rilievo, che si addensano attorno alla Croce e da essa si partono per tutte le direzioni del fondo di oro.
Le foglie e gli ornati dentro le loro più ampie volute abbracciano quasi amorosamente tanti piccoli trafori che per tutto il fondo della Cappella si aprono con contorni svariati e con sfondi di color granatino oscuro, dentro i quali, come in altrettante custodie, si vedono sotto cristallo delle ossa e reliquie di Santi. Perciò tutto l’aureo disegno di questa cappella forma tutto un grande reliquiario, le cui linee si intrecciano e si svolgono attorno al Crocifisso”.