Alle ore 15 del 4 novembre 1918 Austriaci e Italiani cessavano il fuoco. Dopo tre anni di guerra, (“inutile strage” l’aveva definita il Papa Benedetto XV) una delegazione italiana, guidata dal generale Pietro Badoglio e una austriaca guidata dal generale Victor Weber von Webenau firmavano a Villa Giusti, vicino Padova, l’armistizio. L’Italia aveva vinto. Ma passeranno solo pochi mesi prima di rendersi conto che si era trattato di una “vittoria mutilata”.
Comunque i giorni successivi alla vittoria furono in tutta Italia giornate trionfali. A Girgenti ( così si chiamava allora Agrigento) la festa ufficiale si svolse il primo dicembre al teatro Regina Margherita (oggi Pirandello). Si era atteso l’arrivo dei primi reduci per celebrare l’evento. Tutto fu ben organizzato dall’associazione dei combattenti che era nata in città il 23 gennaio del 1918.
Il teatro era pieno di soldati, studenti, amministratori e c’erano anche molte donne dell’alta borghesia e dell’aristocrazia agrigentina, che negli anni della guerra in città si erano distinte nel raccogliere fondi per le famiglie bisognose dei soldati in guerra, rimaste senza mezzi dopo la partenza dei loro cari.
Avevano confezionato pacchi dono per i ragazzi che combattevano nelle trincee e avevano servito come crocerossine negli ospedali della provincia dove arrivavano i feriti. Al Margherita c’erano anche le famiglie dei numerosi caduti.
Molta sensazione aveva fatto a Girgenti la fine del plotone degli studenti del Ginnasio Empdocle che erano partiti come volontari e non erano più tornati. I loro nomi vengono ricordati nella loro scuola in un lapide. Si piansero inoltre il figlio del Barone Contarini, Rosario, aviatore, caduto il 18 agosto del 1918, pochi mesi prima dunque della fine delle ostilità. L’agrigentino di più alto grado scomparso fu il colonnello Bartolomeo.
Un elenco completo possiamo ancora leggerlo nella stele del monumento ai Caduti che si trova nella villa cittadina oggi detta Bonfiglio, ma che in origine si chiamava delle Rimembranze perché col suo solenne monumento doveva ricordare i caduti nella grande guerra. Alcuni di quei morti trovarono riposo in una cappella costruita qualche anno dopo dentro la Chiesa di San Lorenzo (Purgatorio) e solo successivamente sono stati trasferiti nel nuovo Sacrario dei caduti nel cimitero di Bonamorone.
Elio Di Bella