Ricostruire il tempio di Giove della Valle dei Templi. Si può ?
di Elio Di Bella · 14 gennaio 2018

tempio in ricostruzione
Agrigento, la sede dei Giganti, vuole ricostruire il magnifico tempio che gli antichi greci hanno innalzato a Zeus nel cuore della Valle dei Templi per celebrare la storica vittoria contro la potente Cartagine nella battaglia di Imera del 480 avanti Cristo.
Da tempo non è possibile vedere se non le rovine di quello che lo storico Diodoro Siculo (XII,82) ha descritto e celebrato con grande ammirazione come il maggiore tempio della Magna Grecia. Ma adesso il neo assessore regionale ai beni culturali, Vittorio Sgarbi, ha parlato con il Sindaco di Agrigento della possibilità di una ricostruzione tridimensionale, in parte virtuale, del colossale edificio. Impresa difficile perché di esso non rimangono che macerie e le descrizioni che abbiamo avuto del magnifico tempio appaiono lacunose.
Diodoro Siculo lo ha così descritto: “Di grandezza ed altezza stupenda sono anche i portici, nella parte orientale dei quali si vede la battaglia dei Giganti a basso rilievo, che è lavoro, per estensione ed eleganza eccellentissimo; e nella parte occidentale è rappresentata la presa di Troia, ove si vede ognuno degli eroi, che in quella impresa si trovano raffigurati molto ingegnosamente nelle loro forme”.
Il tempio di Giove Olimpio era uno pseudo-peripteroettastilo, lungo m. 112,70, largo 56,30, con peristilio sostituito da un muro scompartito all’esterno da mezze colonne (14 nel lati lunghi, 7 nei brevi), alte m. 17 almeno col diametro di m. 4,42 e all’interno da altrettanti pilastri. Internamente misurava m 92 X 20,87 ed era diviso in tre navate da due file di 12 pilastri quadrati. Ha un’area complessiva di 7000 mq. Delle sculture si pensa decorassero i frontoni. Sebbene nessuna colonna sia rimasta ritta, la vista delle rovine (mura, conci delle mezze colonne rovesciate dalle forze telluriche) è ancora grandiosa.
Una particolarità di questo tempio sono i Telamoni, colossali figure umane in funzione architettonica, alte m. 7,75. Quelle gigantesche figure, che apparivano con le braccia piegate ai lati della testa, dovevano senza dubbio avere funzione di sostegno. Ma dove erano esattamente collocati ? Quanti erano ?
Una svolta negli studi sulla collocazione e sulle caratteristiche dell’edificio si ebbe quando nel 1828 uscì l’opera dell’artista Raffaello Politi intitolata “Sul rinvenimento del Telamone di Giove Olimpico in Agrigento”. Il gigante di cui parla nell’opera fu ricomposto dallo stesso Politi e posto a giacere nell’area del tempio. Gli studi di Politi convinsero la Commissione di Antichità e Belle arti di Palermo a fare una campagna di scavi nell’area in cui sorgeva il tempio di Giove. Solo negli anni venti del secolo scorso abbiamo avuto gli scavi degli archeologi Pirro Marconi e Goffredo Ricci grazie ai quali sono stati rinvenuti i resti di altri quattro telamoni, conservati in parte (le teste di tre) in una grande sala del Museo archeologico nazionale.
Nel 1952 lo studioso agrigentino Anselmo Prado pubblicò un articolo in cui suggeriva una nuova ricostruzione del tempio. Sosteneva che “tra una semicolonna e l’altra fossero ricavate nel muro di cortina delle finestre, al centro delle quali s’innalzassero i telamoni a sostenere sulle braccia ricurve il peso immane dei fastigi del tempio”. Costruì così un plastico tuttora esposto nella sala Giove del Museo archeologico di Agrigento che raffigura l’esterno e gli interni del tempio.
Ma nonostante questi tentativi, una lucida e convincente ricostruzione del tempio appare ancora problematica. Adesso però Vittorio Sgarbi vuole comunque considerare possibile una ricostruzione tridimensionale.
Nell’incontro che ha avuto col Sindaco di Agrigento è stato preso il considerazione il lavoro dello scultore italiano Edoardo Tresoldi, che, con una struttura in rete metallica leggera e trasparente, ha ridisegnato i volumi originari dell’antica basilica paleocristiana di Siponto, in Puglia, realizzando una rivisitazione moderna dell’antica pianta. Si tratta di una immaginifica installazione in cui differenti linguaggi artistici interagiscono tra loro con la realtà virtuale. L’opera è di grande effetto.
Le tecniche della tridimensionalità sono state usate di recente per nuove scoperte sulla Villa Romana a Realmonte. C’è pertanto molta fiducia verso tali tecnologie in archeologia.
La città di Agrigento ha messo nel suo stemma un ricordo dei telamoni del Tempio di Giove. Vi vediamo infatti tre Giganti e il motto “Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum”. Potrebbe davvero tornare ad essere la sede dei Giganti grazie alle moderne tecnologie ?
Elio Di Bella